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Con il libro “Psicopatologia della vita quotidiana” scritto nel 1904, Freud poté mostrare come i contenuti inconsci possano influenzare il divenire quotidiano. Il primo capitolo venne intitolato “L’oblio dei nomi propri”; già sei anni prima il Maestro ne aveva pubblicato il contenuto, in forma divulgativa, sulla “Monatsschrift für Psychologie und Neurologie” con il titolo “Il meccanismo psichico dell’oblio”. In quello stesso anno, il 1898, scrisse per un ambito selezionato di professionisti, sui rapporti tra dimenticanza e rimozione e l’anno seguente, sullo stesso periodico, pubblicò un lavoro dal titolo “Ricordi di copertura” dove si occuperà di tutti quei ricordi che, fungendo da schermo ad altri ricordi associati, vengono rimossi. Seguirono altri tre capitoli a quello sull’oblio dei nomi propri, attraverso i quali esporrà come la presenza del medesimo meccanismo sottostante, possa produrre le amnesie di parole, di frasi, di impressioni e intenzioni. La trattazione si concluderà, nell’ultimo capitolo, con il profondo contributo di Freud circa il superamento del vecchio dilemma tra determinismo e libero arbitrio, reso quest’ultimo impossibile, secondo il Maestro, dal fatto che decisioni che possono sembrare spontanee possono essere guidate da condizionamenti profondi di natura inconscia.
Il 1905 fu per Freud un periodo molto produttivo, infatti pubblicò oltre ai “Tre saggi sulla teoria della sessualità”, un libro intitolato “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio” dove tratterà dei due fattori da cui dipendono i motti, la loro speciale tecnica di produzione e la loro tendenza, attribuendone la psicogenesi alla passione che hanno i bambini nel giocare con le parole come se si trattasse di oggetti.

All’inizio del 1906 Freud scrisse un breve racconto su “Personaggi psicopatici del teatro”, mai pubblicato in tedesco, che Max Graf pubblicò in inglese nel 1942, quando Freud gliene fece dono. Si tratta di un piccolo saggio dove Freud espone le ragioni per cui certe forme artistiche interessino il pubblico, soffermandosi sulla poesia lirica, la danza rituale, ma principalmente sul dramma.
Un contributo degno di nota è collocabile nel giugno 1906 quando Freud, su invito di Löffler, professore di giurisprudenza, tenne un seminario dove espose la differenza dei meccanismi che sono alla base di un atto criminale e quelli dei nevrotici, ponendo l’accento sulla complessità delle motivazioni che possono non necessariamente riferirsi al delitto preso in esame.
Nel 1907 pubblicò nel primo numero della nuova “Zeitschrift für Religionspsychologie” un lavoro dal titolo “Atti ossessivi e pratiche religiose” dove, per la prima volta, trattò l’argomento legato alla religione. Il confronto sarà appunto tra i cerimoniali ossessivi e le pratiche religiose (pregare, inchinarsi, inginocchiarsi ecc.), sul senso di costrizione interiore ed il timore più o meno vago della punizione-disgrazia nella quale si andrebbe ad incappare, qualora tali cerimoniali venissero omessi. Freud concluderà affermando che la nevrosi ossessiva può essere considerata la contropartita patologica della religione, cioè una forma di religione personale, mentre la religione può essere definita una nevrosi ossessiva universale.
All’inizio del 1907 pubblicò, come primo volume d una nuova collana, “Schriften zur angewandten Seelenkunde” un breve lavoro in cui espose l’interpretazione psicoanalitica di un romanzo. Già nel 1898 aveva inviato all’amico Fliess un’analisi molto precisa del romanzo “Die Richterin” di Conrad Ferdinand Meyer, dove aveva fatto risalire l’origine della trama ad un ricordo represso dell’autore circa una sua relazione sessuale infantile con la sorella.
L’analisi in questione, dal titolo “Deliri e sogni nella ‘Gravida’ di Jensen”, trattava del racconto del noto scrittore danese che narra la storia di un giovane archeologo, che si innamora dell’immagine di una fanciulla greca raffigurata in un bassorilievo. Le sue fantasie deliranti lo indurranno a credere che la fanciulla fosse morta durante l’eruzione che si abbatté su Pompei nel 79 a.c.
L’archeologo si reca comunque a Pompei dove incontra una donna che incarna la fanciulla del bassorilievo, si lascia curare da questa, per poi successivamente scoprire che la fanciulla era stata una sua compagna di giochi durante l’infanzia.
Freud ne fa un’analisi dettagliata: l’epoca di 2000 anni fa, in cui si suppone che la coppia si sia conosciuta ed amata, equivale al periodo dimenticato della loro infanzia reale, la rimozione che l’ha cancellata corrisponde alla scomparsa di Pompei sotto la cenere, che denota più la presenza di un processo di seppellimento che non quello di distruzione. Freud inviò una copia del libro a Jensen con una lettera di accompagnamento. Lo scrittore gli rispose amichevolmente dicendogli che l’idea del racconto si era concretizzata dopo aver visto la copia del bassorilievo esistente presso il Museo di Monaco, e gli riferì di un innamoramento per una bambina con la quale era cresciuto, che morì di tisi a diciott’anni; aggiunse che molti molti anni dopo si era infatuato di un’altra ragazza, molto somigliante alla prima, morta anch’essa prematuramente (potenza della coazione a ripetere!).
Nel 1908 apparvero quattro lavori, il primo “Etica sessuale civile” dove Freud si pronuncerà su problemi di ordine sociale, il secondo “Carattere ed erotismo anale” dove si soffermerà sullo studio della formazione dei vari tratti caratteriali, ed il terzo “Lo scrittore creativo e il sogno diurno” che pubblicherà sulla nuova rivista “Neue Revue”. Gran parte del lavoro verterà sulla descrizione delle caratteristiche del sogno diurno, attività che Freud riconduce al gioco infantile, pur differenziandosi da questo, visto che prescinderebbe dagli oggetti reali di cui invece si serve il bambino.
Nel 1910 pubblicò il saggio “Leonardo da Vinci e un ricordo della sua infanzia” partendo, per la sua analisi, dall’unico ricordo che Leonardo rammentava. Il ricordo preso in esame era quello di un uccello che si posava sul bambino giacente sulla culla, che spostava la coda su e giù sulla bocca di lui. Cogliendo nell’idea della coda dell’uccellino il simbolo contemporaneo del capezzolo e del pene, Freud mette in rapporto questa fantasia con i noti eventi dell’infanzia di Leonardo. Questi nacque come figlio illegittimo e per i primi anni visse solo con la madre, finché il padre, dopo il matrimonio con un’altra donna, dalla quale non aveva avuto figli, lo adottò.
Ferenczi arrivò a temere, che a causa di questo scritto, Freud potesse essere considerato un visionario, ma la risposta del Maestro non ammise repliche: ”Non si preoccupi del Leonardo, da molto tempo scrivo solo per una piccola cerchia, che aumenta di giorno in giorno, e se gli altri non si beffassero del Leonardo vorrebbe dire che ho errato nel giudicarli. Ciò che dicono gli altri mi è completamente indifferente. A tutti noi la psicoanalisi procurerà, postume, più gratitudine e più fama di quanto sarebbe opportuno desiderarne ora che siamo immersi nel lavoro.”1 
Il lavoro “Totem e tabù”, richiese la lettura di numerosi libri e a tal proposito Freud si esprimerà come segue: “Il lavoro sui totem è una faccenda bestiale. Sto leggendo grossi libri senza provarci vero interesse, poiché già conosco le conclusioni: l’istinto me le detta, ma esse devono aprirsi la strada attraverso tutto il materiale esistente sull’argomento…” Ed ancora:
“Sto scrivendo faticosamente la quarta delle Überstimmungen, quella sul totemismo, che deve concludere la serie. E’ l’impresa più audace nella quale mi sia imbarcato, sulla religione, l’etica e quibusdam aliis. che Dio m’aiuti!” 
“Sto lavorando all’ultima parte del Totem, che cade opportuna per approfondire di parecchio la frattura. Per leggerlo e rileggerlo occorrerà tutto il mio tempo fino al 15 giugno. Dal tempo dell’Interpretazione dei sogni non ho scritto nulla con tanta convinzione, per cui posso predire il destino del saggio”
Freud disse ad Abraham che il saggio sarebbe uscito prima del congresso di Monaco e “…sarebbe servito a creare una netta separazione tra noi e tutta la religiosità ariana. Questo sarà il suo risultato”. ed a Ferenczi: ”Dall’Interpretazione dei sogni non ho lavorato a nessun’altra opera con tanta sicurezza ed ispirazione. L’accoglienza sarà la stessa di allora: una tempesta di indignazione, tranne per coloro che mi sono vicini. Nella disputa con Zurigo, il saggio cade proprio al momento giusto per separarci, così come un acido scinde un sale” (13 maggio 1913).
Jones lesse insieme a Ferenczi le bozze, e pochi giorni dopo, quando incontrò Freud a Vienna, poté cogliere l’importanza che per il Maestro rivestiva tale lavoro: “Allora (nell’Interpretazione dei sogni) descrissi il desiderio di uccidere il proprio padre, ma ora ho descritto l’uccisione vera e propria. Dopo tutto passare dal desiderio all’azione non è poca cosa.”
Nella prima parte, “L’orrore dell’incesto”, si soffermerà sulle complesse precauzioni prese dalle tribù primitive per evitare l’incesto, e la conseguente pena legata all’infrazione: la morte.
Nella seconda parte, dal titolo ”Il tabù e l’ambivalenza dei sentimenti”, Freud passerà in rassegna il vasto campo dei tabù spiegando come esso sia fine a stesso, e come un individuo o un oggetto, una volta divenuto tabù, possa venire investito di poteri miracolosi. La proibizione fondamentale messa generalmente in atto, riguarda il contatto, che Freud paragona al délire de toucher dei nevrotici ossessivi, dove si teme l’avvento di qualche terribile disgrazia.
Con il terzo saggio, “Animismo, magia e onnipotenza del pensiero” Freud, pur accettando la tradizionale divisione degli stadi di sviluppo umano in animistico, religioso e scientifico, condividerà con Marett l’esistenza di uno stadio precedente o “pre-animistico” definito “animatismo”, dove il mondo viene percepito come animato da diverse intenzioni che conducono al benessere o alla rovina dell’umanità. Il passaggio all’animismo, il cui il mondo é vissuto come popolato da anime e demoni, è secondo Freud da considerarsi un progresso, poiché l’uomo affida i propri desideri agli spiriti attraverso una proiezione. Per quel che attiene la magia Freud metterà in rapporto questo atteggiamento primitivo con l’onnipotenza dei pensieri riscontrabile sia nelle fantasie nevrotiche che nella vita psichica dei bambini.
Nella quarta parte, ”Il ritorno del totemismo nell’infanzia”, si soffermerà sull’origine dei totem, spiegando ad esempio come al clan che discendeva da una particolare specie (per eredità materna) fosse severamente proibito uccidere animali di quella specie. Era anzi obbligatorio proteggerli, affinché essi, a loro volta, proteggessero il loro clan.
Il libro, come lo stesso Freud anticipò, non ricevette il consenso dovuto poiché incontrò aspre resistenze anche al di fuori dei circoli psicoanalitici.
Per concludere mi soffermerò sugli scritti di Freud che riguardarono l’allontanamento e la successiva rottura con Jung, fortemente auspicata dal Maestro, poiché riteneva che fosse dolorosa ma necessaria al fine di scongiurare le inevitabili confusioni sul metodo psicoanalitico.
A tal fine Freud decise di scrivere due saggi, quasi contemporaneamente, nei primi tre mesi del 1914. Uno era sul “Narcisismo” nel quale Freud poté esporre le differenze tra le proprie posizioni e quelle di Jung ed Adler.
Il secondo saggio, nettamente più polemico, significativo ne è il motto iniziale: “Fluctuat nec mergitur” 2 , si divide in una prima parte autobiografica, e in una seconda parte dove ripercorre la storia del movimento psicoanalitico dopo il 1902 ed il successivo riconoscimento, per poi concludere, con una terza parte, in cui illustrerà un resoconto dei dissensi con Jung ed Adler.
Concludo riportando una lettera che Freud scrisse al Dr. van Eeden, psicopatologo olandese, poiché trovo che si possa considerare attuale e perché spiega la ragione per cui, ancor oggi, si muovano attacchi gratuiti ed ascientifici alla psicoanalisi.

“Vienna, 28 dicembre 1914.

Verehert Herr Kollege,
l’attuale guerra mi spinge a ricordarLe due affermazioni avanzate dalla psicoanalisi, che hanno sicuramente contribuito a rendere impopolare tale teoria. Dallo studio dei sogni e dei lapsus delle persone normali, nonché dei sintomi nevrotici, la psicoanalisi è giunta alla conclusione che gli impulsi primitivi, selvaggi e malvagi dell’umanità non sono scomparsi ma continuano ad esistere, sebbene allo stato represso, nell’inconscio degli impulsi, come noi lo chiamiamo nel nostro gergo, ed attendono l’occasione per manifestare la loro attività. Essa ci ha inoltre insegnato che il nostro intelletto è qualcosa di debole e dipendente, al tempo stesso gingillo e strumento dei nostri impulsi e delle nostre emozioni, e che tutti noi siamo obbligati ad agire intelligentemente e stupidamente a seconda del volere imposto dai nostri atteggiamenti”

Non vi è affronto più feroce del delitto di lesa maestà dell’onnipotenza umana!

© Rossana Ceccarelli

Note:

1  Ernest Jones “vita e opera di Freud. Gli anni della maturità 1901-1910” Il Saggiatore. 
2   E’ il motto che figura sotto la navicella nello stemma della città di Parigi, e che Freud aveva citato a Fliess per giustificare la sua tenacia indomabile.