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Nei paesi occidentali sempre più uomini e donne trovano l’attività sessuale come fonte di preoccupazione piuttosto che di piacere: l’esercizio di una funzione istintuale è progressivamente divenuto un problema esistenziale gravoso, lacerante, per un numero crescente di individui.
La situazione è assolutamente preoccupante se ci si riferisce alla popolazione post-adolescenziale e giovanile.
L’uso dei farmaci dell’amore, sempre più diffuso anche tra i giovani maschi, ne è un indicativo evidente.
L’esercizio di una funzione vitale primaria si va trasformando, specie in occidente, in una sorgente nevrogena. L’uomo ha messo le sue mani da Dottor Stranamore nei delicati meccanismi riproduttivi.
Negli ultimi 40 anni, in seguito al brevetto e la messa in commercio della prima pillola anticoncezionale, brevettata da Pincus nel 1960, la donna ha introdotto nella sua struttura psicobiologica una variante profonda: l’abolizione (temporanea) della capacità riproduttiva.
E’ ovvio che metodi contraccettivi sono stati utilizzati da tempi antichissimi, ma è solo la pillola (oltre, ovviamente, ai radicali metodi chirurgici) che giunge a determinare una alterazione psiconeuroendocrina dell’apparato riproduttivo femminile.
Negli Stati uniti, addirittura, è stato approvato e messo in commercio un contraccettivo che provoca solo quattro mestruazioni all’anno (sic!).

Converrà, a titolo propedeutico, riassumere le opinioni di Freud rispetto all’organizzazione della sessualità. Successivamente esporrò quelle che ritengo essere le principali cause psicodinamiche che determinano l’insorgenza dell’impotenza e della frigidità.
Innanzitutto vorrei mettere in evidenza un punto di vista direi controcorrente rispetto alla letteratura psicoanalitica contemporanea. Lo spunto viene da una secca frase di Freud che egli inserisce all’inizio del 3° saggio sulla sessualità: “Solo l’esatta convergenza delle due correnti dirette verso l’oggetto sessuale e la meta sessuale, ossia la corrente affettuosa e quella sensuale, assicura una vita sessuale normale”1 
Freud precisa che negli uomini, allo scoccare della maturazione puberale, la nuova meta sessuale diventa l’emissione dei prodotti sessuali. La meta precedente, ossia il conseguimento del piacere, che ha accompagnato tutte le precedenti fasi di sviluppo dell’organizzazione libidinale, non le è certo estranea; anzi, il culmine del piacere è connesso a questo atto finale del processo sessuale. Solo che ora “…l’istinto sessuale si subordina alla funzione riproduttiva, divenendo, per così dire, altruistico”2 
Sono affermazioni su cui vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi poiché troppo spesso l’enfasi è stata messa sull’assoluta autonomia della spinta sessuale dal sentimento.
Al riguardo Freud, con le efficaci metafore di cui spesso si serve, precisa: “E’ come perforare una galleria dalle due parti” per intendere che la fusione di sentimento e spinta sessuale facilitano l’atto e lo potenziano sinergicamente.

Come più volte la Collega Gioia Marzi ha avuto occasione di sottolineare, nel corso di preziose discussioni scientifiche, “Il problema fondamentale del genere umano è la comparsa del mestruo in luogo dell’estro”.

La Dott.ssa Marzi ricorda come la scoperta della guerra uterina e le descrizioni che ne fanno Fanti, Peluffo e gli altri micropsicoanalisti, nonchè molte altre fonti di informazione sulla vita fetale 3 , permettano oggi di anticipare a questo stadio una sorta di Proto-Edipo che l’individuo esperisce in utero in forma di partecipazione diretta alla vita affettivo-rappresentazionale dell’organismo ospite-madre-sè stesso. La condizione di particolare vulnerabilità del feto fa si che la dura legge dell’Edipo (anche attraverso le Immagini che di esso conserva e trasmette l’organismo ospite) costituisce una condizione di imprinting importantissima così come possono esserlo altre variazioni omeostatiche della madre, i traumi, le malattie (metaboliche, immunitarie, le gestosi ecc). 4   Ma, sottolinea ancora G. Marzi, la nostra specie ha anche la caratteristica di mantenere la disponibilità all’accoppiamento durante la gravidanza dato che il desiderio sessuale non è strettamente correlato alle fasi fertili. “Con la perdita dell’estro, infatti, le femmine della nostra specie si accoppiano e il complesso delle variazioni fisiologiche nel corso dell’accoppiamento viene registrato dal feto: ritmicità dei movimenti, aumento della frequenza cardiaca, aumento della pressione arteriosa, ipertono muscolare della parte dell’utero”. 5

A me, d’altro canto, preme sottolineare il fatto che l’essere umano non sappia se il rapporto sessuale che pone in atto sia fecondante o meno e questo determina due conseguenze fondamentali: la presenza di un’attività sessuale svincolata dal progetto di eternamente del genoma, una sessualità, cioè, che ha per fine il godimento derivante dalla scarica dell’ingorgo libidico; e, soprattutto, una spinta all’eternamento priva di certezze, fattore questo, che rende drammaticamente potente, specie nell’uomo, la pulsione di impossessamento dell’oggetto.

L’Insoddisfazione sessuale: le radici psicodinamiche comuni

Un concetto basilare da cui dobbiamo partire è che l’impotenza è una difesa dispiegata contro l’esercizio dell’attività sessuale percepita come pericolosa. La parte dell’Io che esercita questa azione inibitrice della funzione è certamente inconscia: è la parte nella quale domina, nell’uomo l’angoscia di castrazione, nella donna l’invidia del pene ed il desiderio di evirazione del fallo maschile. Nel maschio il pericolo fantasmaticamente temuto è la castrazione: la vagina viene vissuta come arma che può ledere l’integrità del fallo (vagina dentata).
Bisogna ricordare che il complesso nucleare della sessualità infantile è il complesso edipico: da me definito come il catalizzatore regio dei processi di organizzazione vitali 6 : Edipo è il nostro dramma salvifico, serbatoio di dolori laceranti e gioie esaltanti, eccitazioni da empireo e terrori ancestrali, è il catalizzatore dei tentativi vitali dello psichismo. Leva di Archimede della pulsione di vita, che sorge dalla stasi della morte e assoggetta l’individuo al progetto vitale di eternamente del genoma. Ma Edipo è attaccamento incestuoso: così come nessun attaccamento sessuale sarà mai più attraente come quello per la madre (o il padre), in uno strato inconscio più profondo, ogni attaccamento sessuale deve essere inibito. Perché ogni oggetto rappresenta la madre (o il padre).
Dunque la radice prima di ogni forma di impotenza sessuale o anorgasmica è la fissazione incestuosa. Si comprenderà, allora, come un grande ruolo svolgeranno le stigmate di somiglianza dell’oggetto attuale (partner) con quello primario.

L’impotenza maschile

Molti uomini sono impotenti con una donna o con un determinato tipo di donna e non con altre: spesso tali soggetti riescono ad isolare la sessualità dal sentimento e sono paradossalmente impotenti solo con le donne che amano (la madre). Sono questi i casi in cui alcuni uomini, per poter aver un’erezione sono costretti ad introdurre il rituale di pagamento (spesso mascherato come un gioco) della prestazione: “Questa donna è una professionista a pagamento, dunque non vi è possibilità alcuna che sia mia madre!”
Una forma particolare di impotenza è quella conosciuta come ejaculatio praecox. Vi sono vari gradi di gravità del disturbo: da una durata relativamente breve dell’atto fino all’eiaculazione sistematica ante portas ben più grave. A tale proposito possiamo avere tre determinanti psicodinamiche tipiche:

1 – il predominio di un orientamento di tipo femminile che si evidenzia soprattutto nei casi gravi dei disturbi dell’erezione: il culmine delle sensazioni voluttuose è avvertito nel soggetto alla radice del pene o nel perineo (o, ancor più precisamente, nella zona “femminile” del tratto prostatico dell’uretra – probabili prefigurazioni anatomo-funzionali che renderanno la risoluzione del caso ben ostica) più che nel glande o nella percezione globale del pene. Sarà utile stabilire in casi simili, con un’accurata diagnosi differenziale, se si tratti di una bisessualità costituzionalmente prefigurata (con poche o nulle possibilità di intervento) o di una reazione regressiva di una inibizione psicogena dell’attività sessuale fallica.
2 – Una struttura di carattere sadica, a volte camuffata da un’ostentata passività di tipo coatto, il cui vero scopo inconscio è quello di profanare, ferire, ledere la donna (madre)
3 – Una marcata fissazione uretrale per cui il seme viene vissuto come orina (liquido percepito inconsciamente come pericolosamente ulcerante) e l’atto come sostituto della minzione.

Un’altra forma di impotenza maschile è quella dell’eiaculazione ritardata spesso spacciata dai portatori per una forma di spiccata virilità (!). Converrà ricordare che lo scopo dell’accoppiamento è l’orgasmo esperito in vagina: è la sua mancanza che determina l’impotenza non certo il grado o la durata dell’erezione.
In questi casi la dinamica in atto è retta da marcati nuclei di fissazione anale: lo sperma viene trattato come il bambino ritenente trattò le sue feci. Una dinamica che esprime quote di aggressività trattenuta e di profonda ambivalenza affettiva per l’Oggetto.

Frigidità e anorgasmia nella donna

Venus Frigida

Venus Frigida
Peter Paul Rubens
Olio su tela 142 x 184 cm

Dobbiamo innanzitutto ricordare come lo sviluppo psicosessuale della donna sia più tortuoso e complesso di quello del maschio. Al riguardo ho coniato una semplice formula: “Il maschio torna dov’era, la donna affronta l’ignoto”: dato che solitamente le cure del neonato sono appannaggio della madre, ogni essere umano riattiva la sua iniziale sessualità con un oggetto femminile. Le sensazioni voluttuose che si esperiscono durante l’allattamento e che resteranno come ripetizione nel bacio dell’adulto sono, per entrambi i sessi, poste in atto con una donna. Anche nel caso dell’allattamento al biberon nella stragrande maggioranza dei casi il bimbo è avvolto dal corpo materno e “respira” i suoi ferormoni. Mentre il maschio ad orientamento eterosessuale rimane dov’era, cioè non deve distaccarsi dal genere dell’oggetto ma semplicemente sostituire alla madre la donna, la femmina deve riuscire a staccarsi dall’oggetto primario, identificandosi a lei, per indirizzare il suo interesse sessuale verso l’uomo. Non solo. Lo sviluppo della sessualità femminile è reso ancor più complicato dalla necessità di rinunciare alla zona genitale originariamente investita, la clitoride, per una nuova zona, la vagina, precedentemente investita di fantasie di mutilazione ed evirazione.
La forte dipendenza psicologica ed affettiva della femmina dal padre è soltanto il retaggio di un attaccamento altrettanto forte alla madre. Anche per la femmina la madre è stata il primo oggetto d’amore ma alla fine dello sviluppo psico-sessuale, converrà ripetersi, mentre il maschio rimane lì dove era, la femmina deve riuscire a staccarsi dalla madre ed approdare prima al padre, poi al maschio. Nel maschio l’angoscia terribile del complesso di castrazione lascia anche un certo profondo disprezzo per la donna che nell’inconscio viene percepita come un essere evirato (è questa la vera ragione dell’oggettiva discriminazione della donna, poi più o meno variamente razionalizzata e sistematizzata nelle ideologie politiche e religiose). La bambina, dal canto suo, riconosce come un dato di fatto la sua evirazione-mutilazione (la scoperta che la vagina è un organo è, direi, un’esperienza analitica liberatoria ed esaltante), struttura un vissuto profondissimo di inferiorità rispetto al maschio e contemporaneamente lotta contro questa realtà fantasmatica così dolorosa. Da questo conflitto si aprono tre possibilità di evoluzione:

1 – L’abbandono totale della sessualità che conduce alle forme di frigidità totale.
2 – La caparbia autoaffermazione della mascolinità minacciata che conduce ad un’iperinvestimento clitorideo ed alla totale ignoranza dell’esistenza della vagina (questa posizione spinge spesso verso una posizione omosessuale).
3 – Il raggiungimento della normale strutturazione finale della sessualità, ove il padre è assunto come oggetto, si scopre la vagina come organo ricettivo che consente durante l’accoppiamento (ma ancor più durante la gravidanza) una riappropiazione del fallo di cui la bambina è stata ingiustamente privata. Varie motivazioni concorrono, sul piano fantasmatico, al distacco dalla madre: la madre è colpevole di non aver dato alla figlia l’unico vero genitale, non l’ha allattata a sufficienza, l’ha costretta a dividere l’amore materno con altri e, infine, ha dapprima eccitato la sua attività sessuale e poi l’ha vietata.
Nella donna l’invidia del pene e l’attaccamento pre-edipico alla madre offrono maggiori occasioni per lo sviluppo di fissazioni libidiche e disturbi. Molte donne, ad esempio, sono anorgasmiche per il terrore di perdere il controllo. In realtà, dato che hanno subito importanti quote di fissazioni a stadi pre-genitali, soprattutto anali, il vero terrore è quello di perdere il controllo degli sfinteri.

Nel vaginismo non soltanto l’eccitazione sessuale è inibita ma la donna fa inconsciamente qualcosa di attivo per tutelare questa inibizione e rendere fisicamente impossibile il rapporto sessuale. Quando si associno sintomi di conversione il vaginismo esprime il tentativo della donna di evirare il maschio e di tenere il pene: in altre parole esprime un tipo di vendetta del complesso femminile di castrazione.

Vorrei, per concludere, e per mostrare al lettore come la psicoanalisi, specie se condotta in modo intensivo, con sedute lunghe, possa essere dirimente, esporre il materiale di una giovane donna (soprattutto alcuni brani che illustrano l’invidia del pene) che seppur spinta all’analisi intensiva da una grave forma anoressica (completamente risolta) contemporaneamente riprese nelle sue mani il proprio sviluppo psicosessuale bloccato e contrassegnato da una profondissima insoddisfazione, fino ad approdare ad una sessualità completamente decolpevolizzata e soddisfacente.
Il materiale esposto è tratto da varie sedute, di epoche diverse della ricerca psicoanalitica.

“La prima volta che ho pensato di toccare un pene pensavo di toccare qualcosa di viscido. Mi piace tenerlo in mano: è come essere un uomo, a quel punto.
La fica è una specie di ferita: perché dove c’è una mutilazione c’è sempre una ferita. C’è un buco, una parte vuota, una parte mancante, strappata via. I maschi hanno qualcosa in più, le donne qualcosa di meno: di conseguenza le donne sono di meno. Sono meno importanti! E questo genera una fatica mostruosa. Tu sei donna e devi lavorare tanto di più: perché devi dimostrare che non sei da meno. E’ sempre una rincorsa.
Il Fallo, il Potere, il Padre. Io potrei aver avuto delle pulsioni sessuali nei confronti di mio padre…. mi ci mettevo a cavalluccio sul letto.
Il pene è una spada che ti infilano dentro e muori: come essere accoltellati. La prima volta ho sanguinato per due giorni!: la realizzazione della mia paura! Il Fallo è un organismo del tutto indipendente! La dimostrazione pratica che era un’arma che feriva. Anche lì il problema era il potere… l’impressione mostruosa di vedere questo cazzo sporco del mio sangue, come marchiare una bestia!
Chi non ha il pene non può difendersi: è un mezzo di aggressione. Ora ho la possibilità di fare sesso con più aggressività… Io ti voglio castrare: tu hai qualcosa di mio e quindi me lo devo riprendere… in qualche modo mi riprendo quello che è mio scopando. L’idea che qualcuno me lo abbia tagliato e se lo è appiccicato: una cosa mia, strappata da me ed in più usata per fare male: mi incazzo da morire! la pacificazione sarebbe solo un rapporto sessuale… che mi fa riprendere quello che è mio e placa la mia rabbia!
Rimettere le cose in ordine, al proprio posto. staccare il cazzo, rimetterlo a posto. Un’aggressività da belva. da animale feroce! Una questione di vita o di morte!
La pulsione più potente è quella di castrare e vendicarmi, smembrare. Provo una rabbia, un senso di ingiustizia terribili! Faccio uno sforzo enorme per tenere controllata questa bestia!
Ora provo una profonda sensazione di un cambiamento interno… di energia. C’è un allentamento della tensione.
Ho avuto l’immagine violenta di un pene in erezione in bocca, l’allattamento, l’ingestione delle cose, i disturbi dell’alimentazione… Il capezzolo come se fosse un fallo, l’idea di essere soffocati…

[Nella mia casa vivono due gatti, tra cui un maestoso certosino, di nome Pepe, che fa da portiere: lui accoglie gli analizzati al cancello, li saluta e poi si sdraia a terra per farsi fare le coccole. All’inizio di questa seduta l’analizzata mi fece una richiesta così strana che io, per pura curiosità, acconsentii ad esaudire. Mi chiese di far entrare Pepe nella stanza di seduta e il gattone, dopo aver girovagato un minuto nella stanza, si accoccolò al fianco dell’analizzata, sul lettino, ove rimase immobile a ronfare per le due ore e mezza di durata della stessa. Certo avrei potuto limitarmi a dire “Analizzi questo desiderio” ma non credo che l’impatto del vissuto sarebbe stato lo stesso]

“… Da una parte il cazzo è un elemento di disturbo in alcuni momenti… altre volte un elemento di conforto. E siccome ho parlato per tutta la seduta con un terzo incomodo… il cazzo è un oggetto di conforto. Forse oggi ne avevo bisogno… per questo ho chiesto di far entrare Pepe… chi è che può vivere senza cazzo?”
“Il mio capo ha qualcosa che io non ho…
 [intende, ovviamente, il pene] Forse la mia aggressività dipende da quello.
[andiamo in successione al bagno]
Lei ha fatto in un attimo!: avere l’uccello è molto più comodo!…
Perché non parla mai? Provo una rabbia, un’impotenza, una frustrazione! Lei può aiutarmi e non lo fa! Mi viene in mente che lei ha qualcosa di mio… perché non lo so… la sensazione di essere nelle sue mani. Potrebbe essere facile manipolare una situazione di questo genere… 
[è qui evidente un tipo di materiale che allude alla manipolazione fantasmatica subita dalla madre che non le ha dato quello che doveva, il fallo, o se ne è appropriata] penso ai momenti di difficoltà enormi passati. Il silenzio come potere, il pene come potere… la valenza di minaccia del silenzio. Il Fallo, quello che rappresenta, in termini di potere. Ed io non ce l’ho…o mi è stato tolto… Un potere che non ho perché mi è stato tolto… l’aggressività in relazione alla paura… le donne scontano il problema di sentirsi inferiori, perché non hanno l’uccello. Sono venti anni che sto nel partito e non ho mai parlato! Mi mancano quei due centimetri e mezzo perché lei me lo ha rubato [è evidente come le misure specificate tradiscano l’aggressività svalutativa] ! Io sono amputata!”.

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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Parole chiave

Insoddisfazione sessuale
Impotenza
Eiaculazione precoce
Frigidità
Anorgasmia

Riassunto

La mancanza di desiderio sessuale è una difesa inconscia contro l’emergere di spinte conflittuali, sessuo-aggressive, spesso di tipo incestuoso. Nell’uomo prevale l’angoscia di essere castrati, nella donna l’invidia del pene e spinte all’evirazione del maschio.

Note:

1 S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905
2 S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905
4 Gioia Marzi, comunicazione personale, 2006. 
5 Gioia Marzi, comunicazione personale, 2006. 
Quirino Zangrilli, Edipo: rappresentazione antropomorfica del conflitto vitale, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 22, 1997.