Prefazione di Quirino Zangrilli

La prima parola che si è affacciata alla mia mente osservando le bozze del prezioso lavoro della amica e collega Daniela Gariglio è: sinergia. L’etimo della parola, che viene dal greco, significa “lavorare insieme”, cioè collaborare.
Una attività che, in un’era in cui il narcisismo, l’esibizionismo correlato, e l’autoreferenzialità conseguente la fanno da padroni, è evenienza rara.
Per collaborare bisogna abbassare il proprio tasso di proiezione, ridurre al minimo quella pur fisiologica attività mentale che ci impedisce di cogliere l’altro per ciò che effettivamente è. La sinergia tra l’Autrice dei testi e l’Artista che li ha descritti in modo mirabile, leggero, spesso ironico e divertente è sicuramente riuscitissima.
Bisogna dire che Daniela Gariglio, psicoanalista di lungo corso, eclettica di formazione, sperimentatrice per nascita ed artista anch’Ella, è persona che ha spinto la ricerca dell’Essenziale oltre i limiti delle convenzioni sociali, del politicamente corretto, dell’Ovvio consacrato.
I temi che sceglie sono quelli che affollano la mente di qualsiasi psicoanalista che abbia oltrepassato le ansie di successo terapeutico dei primi anni di professione, abbia sciolto, per quanto si possa, gli imperativi superegoici e si dedichi ad una ricerca pura sull’essenza delle cose, consegnandosi, giorno dopo giorno, caso dopo caso, all’Essenziale. Spesso terribilmente scarno e poco confortante. Laddove le fiabe del vivere sociale si dissolvono. La seconda parola che mi è venuta in mente è: libertà. La Gariglio fa un uso libero della lingua italiana, la scardina dagli schemi, probabilmente con il fine di trasmetterci i suoi Pensieri esattamente come sono scaturiti in una mente in cui, la dissoluzione dell’angoscia del vuoto ha realizzato il miracolo della permeabilità.
Ora, l’ideazione di una persona che ha passato una intera vita ad ascoltare nel silenzio meditativo protratto, con le modalità della “libera associazione”, tanti tipi di ideazioni diverse, che si è abituata ad attribuire la stessa identica dignità ad ogni parola, gesto, postura, espressione, sospiro, silenzio si trasforma, si ammorbidisce, per così dire si liquefa seguendo i pertugi di minor resistenza che si aprono nelle costruzioni logiche ed ideologiche ed è questa libertà che trasuda dalle numerose riflessioni dell’Autrice su temi eterni e drammatici, come la solitudine, il vuoto, l’aggressività e la sessualità. La pasta quotidiana dello psicoanalista trasmessa come la si pensa in tempo reale, senza manomissioni né revisioni, se non l’irrinunciabile esigenza di comunicazione ad un pubblico vasto, non specialistico.
Ed è solo in questo modo nuovo, quasi rivoluzionario, con la felice scelta del commento delle frizzanti immagini di Albertina Bollati, che si possono affrontare e comunicare ad un pubblico che non necessariamente ha fatto una profonda esperienza di conoscenza psicoanalitica temi così profondi, complessi ed angoscianti come quelli toccati dall’Autrice. Un lavoro da cui trasuda neutralità e dolce disincanto, scritto da una professionista le cui innumerevoli conoscenze non hanno sterilizzato, bensì vivificato la sete di sapere, il bisogno di interrogarsi rinunciando al Pregiudizio.
Non da ultimo, infine, l’ennesimo regalo: l’affettuosa riconoscenza con cui la Gariglio salda i debiti scientifici ai propri Maestri, una modalità viva, vibrante, che li fa rivivere anche a chi non li ha conosciuti personalmente, dando credito a quelle filiazioni di tentativi a cui spesso fa riferimento l’Autrice, mostrando la speranza che un po’ del sapere del sanguinoso cammino del dissolvimento dell’irrazionalità e dell’animismo possa in fondo anche trasmettersi. Parafrasando un’espressione cara alla stessa autrice: un libro, un’eco, una gemma.”

Quirino Zangrilli

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