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Il passato traumatico

La psicoanalisi, specie quella condotta in modo intensivo, ha il potere dirompente di riportare nel tempo presente vissuti traumatici che appartengono alla storia individuale dell’analizzato e che erano stati rimossi nell’Inconscio, dandogli nuova vita nel tempo presente per renderli attuali e neutralizzarli attraverso un processo di storicizzazione.
Le tracce del passato sono fondamentali per compiere il cammino a ritroso dentro il buio dell’Inconscio, frammenti di esperienze pian piano ricompongono un puzzle ed il ricordo riprende vita: quando anche le emozioni connesse all’evento traumatico ritornano come un fiume impetuoso nel crogiolo della seduta si compie il miracolo. L’analizzato VIVE DI NUOVO il trauma, ma lo fa con gli strumenti elaborativi dell’adulto a cui si aggiunge la vigilanza di un tecnico.
Credo che chiunque conosca il funzionamento della psiche umana guardi con orrore a questo fenomeno attuale di distruzione di statue ed effigi di protagonisti storici del passato incolpati di “leso politicamente corretto”. Forse i giovani  ignorano che furono i nazisti e i comunisti i più efficaci sanificatori del passato. Quando qualcuno cadeva in disgrazia ci  si peritava di farne sparire ogni traccia nelle rappresentazioni iconiche e nei documenti ufficiali dei regimi.
La pretesa di sanificare il passato è dunque l’esatto contrario di una vera elaborazione psichica. E non vengono indicati i criteri temporali per la purga: 100 anni? 200 ? Perché se il concetto è valido per sempre bisognerà buttare giù piramidi, Colosseo, Pantheon, templi Inca Maya ed Aztechi e, giacché ci siamo, anche la Grande Muraglia Cinese.
Certamente le statue di Cesare e Marco Aurelio, di quel cattivone di Aristotele, Colombo già fatto, Kant mi manca, apoteosi con Dante! ah dimenticavo Shakespeare!
vorrei fosse chiaro che non parlo di politica, parlo di psicoanalisi, di elaborazione, di catarsi.
C’è un meccanismo di difesa interessante che Freud definì come formazione reattiva.

La formazione reattiva

Tutti conoscono il funzionamento del sistema psichico dell’essere umano: l’incompatibilità tra alcune spinte istintuali, sessuali o aggressive entra in conflitto con il giudizio morale del super-Io e l’Io, quella povera cosa, come lo definiva efficacemente Freud, deve fare da mediatore cercando una soluzione al conflitto. Il processo di formazione reattiva si concretizza con l’assumere e praticare atteggiamenti e comportamenti coscienti, che sono totalmente opposti al contenuto psichico che è stato inconsciamente rimosso. Ad esempio, un forte desiderio sessuale inconsciamente represso, perché incestuoso o avvertito come perverso, può trasformarsi nell’assunzione, a livello cosciente, di un atteggiamento di moralismo intransigente. O una spinta violenta inconscia, con connotati razzisti, può fabbricare il più intransigente paladino dell’antirazzismo e del politicamente corretto. L’efferato ed ingiustificabile crimine che ha portato alla morte di George Floyd ha prodotto un moto di espiazione collettiva: inginocchiarsi è da una parte una identificazione all’aggressore (inconsciamente sono come quel poliziotto, mi pento e mi prostro) dall’altra un reiterare della vera spinta inconscia.
Come ci dice Freud:
“Formazioni reattive contro determinate pulsioni danno l’illusione di un mutamento del loro contenuto, come se l’egoismo si fosse trasformato in altruismo e la crudeltà in compassione… Solo dopo che tutti questi “destini delle pulsioni” si sono compiuti, emerge ciò che diciamo il carattere di un uomo… È raro che un uomo sia totalmente buono o cattivo; perlopiù è buono sotto certi riguardi e cattivo sotto altri, o buono in date circostanze e decisamente cattivo in altre. Notevole è pure la constatazione che la preesistenza nell’infanzia di forti impulsi “cattivi” è spesso il fattore che determina un successivo spiccatissimo orientamento dell’adulto verso il “bene”. I bambini più smaccatamente egoisti possono diventare i cittadini più generosi e più disposti al sacrificio; la maggior parte degli apostoli della pietà, dei filantropi e degli zoofili erano originariamente piccoli sadici e tormentatori di animali”. (Freud, Pulsioni e loro destini. 1915).

Razzismo

Partiamo dal concetto, che dovrebbe essere acquisito, che nell’inconscio siamo tutti “razzisti”: il nostro soma è “razzista”: il fine inconscio della spinta istintuale dell’essere umano è quello di realizzare una copia di se stessi, nel trionfo del narcisismo. Come argomentavo nel mio scritto “Se questo è amore” del 2003 “la spinta istintuale al contatto, alla fusione, alla compenetrazione, deve vincere un’altra spinta, di segno contrario, inscritta in ogni organismo: la battaglia con l’Altro o l’avversario che si compie incessantemente a livello cellulare e immunitario, cioè si manifesta nelle reazioni che tendono a mantenere l’integrità e l’unicità della struttura somato-psichica: la fagocitosi e il rigetto. (Peluffo, 1973) Questa attività di salvaguardia della propria unicità esiste e si manifesta anche a livello psichico e l’interazione inconscia che esiste tra le persone fa si che esista nel profondo di ognuno di noi la spinta all’eliminazione dell’avversario, e molto spesso il partner assume inconsciamente i connotati dell’avversario”.
E’ solo la profonda consapevolezza di queste spinte e l’accettazione della loro esistenza dentro di noi che ci consentono, con gli strumenti propri dell’Io. di elaborarle e, ove possibile, di neutralizzarle, non certo la loro negazione o proiezione. Il bambino passa mesi a tentare di eliminare dalla sua mente tutto ciò che si allontana dall’immagine che ha di sé: il non-Io è il nemico.

Come Cavalli-Sforza ci ha mostrato a livello genetico non esistono razze ma è indubbio che esistano in primo luogo lingue diverse e culture diverse. La lingua, le convenzioni sociali, le fogge del vestire, le modalità gestuali concorrono a dare una sensazione di familiarità. Non sfuggirà a nessuno che negli USA tanti di quegli stessi giovani che magari rischiano la vita negli scontri con la polizia per detronizzare la statua di un personaggio storico, a giorni alterni si scontrano con le gang dei quartieri limitrofi, perché sono “diversi da noi” e non hanno i segni della “tribù”.

Proiezione

La pretesa di “essere politicamente corretti” si basa in verità su una proiezione massiva di spinte animali sugli avversari, che vengono eletti ad oggetti persecutori. I più nefandi sistemi totalitari si sono basati su l’elezione di modelli di perfezione (le SS naziste e le Guardie Rosse di Mao sono solo due varianti cromatiche dello stesso identico fenomeno) una sorta di Ideale dell’Io sovrumano a cui aspirare per sollevarsi dalla condizione umana. Non c’è delirio peggiore di quello dell’espulsione massiva della percezione della propria malvagità sui cattivi di turno.
L’individuo, come le masse, ha bisogno del permanere dei segni percettivi del passato: uno dei momenti di miglior sollievo nella catarsi analitica è il riconoscimento che determinati “errori” del proprio passato individuale, se osservati e studiati nella giusta prospettiva, sono pur sempre stati dei tentativi neutri che hanno contribuito a renderci come siamo e, insieme a quelli che reputiamo positivi, a mantenerci in vita.
“Umanizziamo l’animale, e animalizziamo l’essere umano, quando ciascun rappresentante dei regni minerale, vegetale e animale è un amalgama degli altri due. Tra loro, il più fragile è l’animale umano, dato che è il solo a nutrirsi di deliri socio-religiosi. Si riduce a questo per mezzo della parola e la scrittura, sublimi e maledette. La parola e la scrittura delle menzogne-odii-ignoranze provocano i cataclismi da cui egli cerca di guarire per mezzo della parola e della scrittura”. (Silvio Fanti, pensieri curiosi e divertenti, Notiziario dell’IIM, ed. Quirino Zangrilli)

© Quirino Zangrilli