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San Fruttuoso: le tombe dei Doria

San Fruttuoso: le tombe dei Doria

Ho casualmente trovato la trascrizione in volgare di un frammento di stornellata in dialetto ligure, riconducibile al 13°secolo, quando Zēna era all’apice della sua potenza economica continentale: «Col nero di Lavània / e il bianco truffaldino (giancu garbuggin)/, se fabrica Genua /e il suo genovino». La moneta rivierasca conteneva in origine pochi granuli d’oro in più dell’odiato fiorino, e serviva tra l’altro a (stra)pagare il candido e prezioso scisto importato dalle Apuane. Come risaputo infatti, buona parte dell’architettura genovese fu edificata in ogni area del mediterraneo con i due citati materiali, presentandosi a striature grigio scure, fornite dall’ ardesia (o pietra di Lavagna della zona del Tigullio, da cui tegula), alternate alle bianche venature del marmo. Si noti come nella cantata i Toscani vengano tacciati di essere “imbroglioni” a causa del soverchio prezzo richiesto per le lastre di Carrara. Del resto, pur essendo entrambe tribù liguri – per alcuni originarie delle coste settentrionali dell’Africa (civiltà punica?) o comunque fenicie-, la rivalità tra Tigulli e Apuani risalirebbe addirittura al Bronzo finale/primo Ferro e sarebbe stata causata dalla necessità di approvvigionamento di rocce gabbriche, idonee alla fabbricazione della ceramica, sovrabbondanti nel Tigullio (a Uscio), ma scarseggianti a est del torrente Magra.(cfr.:Armanini). Fin dal principio dunque, tra Liguri e Toscani si reitera un aspro antagonismo di matrice “petrografica”.

dragon

Dagon il dio-pesce sumero e fenicio

«…Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano: Sansone nostro nemico”. Ma Dio quindi ha reso chiaro che Dagon era solo un falso vuoto». (Giudici 16:23)

     Il piccolo cammeo storico tratto dal passato genovese che ho appena illustrato mi offre l’occasione di riproporre un’antica e forse mai risolta questione puramente teoretica, riguardo alla distinzione tra il concetto di “ripetizione” e quello di “coazione a ripetere”, che superficialmente appare come una controversia “de lana caprina“ed invece tocca gli strati più profondi dello psichismo umano, dato che la genesi del processo intrapsichico stesso richiede ed assorbe una certa quantità di energia collaterale (cfr.:Bateson). In ultima analisi, mi pongo come esercizio l’interrogativo se Tigulli e Apuani continuino a rivaleggiare per semplice ripetizione o per coazione a ripetere.
A questo proposito, anni fa, in occasione di un convegno interno della Società Internazionale di Micropsicoanalisi, abbordai il problema utilizzando i concetti derivati dalla Fisica quantistica di “vero Vuoto” e di “falso Vuoto”, stabilendo come proporzione assiomatica che la Ripetizione si ponesse al vero vuoto come la Coazione a ripetere stesse al falso vuoto. In estrema sintesi, si può classicamente asserire che un falso vuoto è uno stato stabilmente sovreccitato, quindi quanto – meccanicamente instabile, e costituisce pertanto una condizione di campo energeticamente disequilibrato a elevata entropia, che tenderebbe a decadere con una certa rapidità temporale verso il vero vuoto, caratterizzato da un livello di energia minore, tendente a zero. Tuttavia, se la rapidità di decadimento è inferiore a quella di espansione, si è dimostrato come il passaggio quantico non possa prodursi e pertanto le regioni di falso e vero vuoto non si potranno mai incontrare. Non solo, ognuna di tali regioni in linea di principio sarebbe retta da leggi fisiche diverse e ben specifiche, e un loro rimescolamento o scontro comporterebbe un’alterazione permanente del tessuto spazio-temporale. In termini profani molto grezzi, si può sostenere che le aree di falso vuoto esercitino una pressione negativa per degradarsi e tornare allo stato inerziale originario del vero vuoto, ma siano impossibilitate in questa operazione dal differenziale di parametri e di valori che ne contrasta la dissipazione (conflitto). In questo mio peregrinare pseudo matematico, fui di molto confortato dal Dottor Carlo Maccaferri, che all’epoca lavorava alla teoria delle stringhe presso la SISSA di Fisica teorica a Trieste. Il Ricercatore giudicò la mia idea congrua al suo sapere ed interessante per ulteriori sviluppi teorici e applicativi. Per tale motivo desidero
riprenderla.

spazi sinaptici

spazi sinaptici

In una dimensione che mi è scientificamente più appropriata e familiare, posso affermare senza tema d’essere smentito che quel nucleo di rappresentazioni e affetti di per sé dolorosi, avvilenti, insopportabili fino ad essere mortiferi, che tende a riprodursi in modo costante e sempre identico perturbando profondamente l’esistenza di un individuo, nucleo che è stato definito da S. Freud in termini di coazione a ripetere, costituisce in realtà una fluttuazione caotica di energia che permette la formazione e il mantenimento di un dato sistema, in mancanza del quale il sistema stesso collasserebbe. Per ricapitolare molto brevemente una miriade di argomentazioni già pubblicate da numerosi Autori, anche su queste pagine, compatterò la densità del discorso affermando che la coazione a ripetere è un meccanismo elementare dell’Inconscio teso a disperdere l’eccedenza di energia causata dal trauma all’interno di una struttura psicobiologica data. In altri termini, per chi si sia già familiarizzato con questo modello di spiegazione, tento di riportare la definizione del fenomeno all’interno delle “strutture dissipative” teorizzate da Prigogine (1967). Linearmente, si può considerare l’impatto del trauma come immissione brusca e repentina di un quantum energetico negativo, che si trasforma in una fluttuazione caotica all’interno del fisiologico fluire vuoto-particelle, che regola il normale andamento e sviluppo pulsionale. Come noto, il vuoto non è completamente privo di energia, dato che, se il suo valore fosse effettivamente pari a 0, cioè nullo, non si produrrebbe il principio di indeterminazione di Heisenberg e sarebbe quindi possibile calcolare sia la velocità che la posizione di ogni singola particella. Questo significa che in realtà non è concepibile dedurre a priori la traiettoria e l’accelerazione che andrà ad assumere una fluttuazione caotica, in pratica, valutare aprioristicamente l’andamento del comportamento post-traumatico. E nemmeno la sua durata, che come già ampiamente dimostrato, può richiedere un tempo distribuibile su di un numero di svariate generazioni, anch’esso non quantificabile. In alcuni casi si sa dove, come o quando il trauma abbia colpito, ma se ne ignorano gli effetti fin tanto che quest’ultimi non si siano manifestati pienamente. Si consideri che già nel VI – V secolo a.C. in Giudea i dodici carismatici giudici biblici definirono la chimera uomo-pesce di Dagon come “un falso vuoto”, concetto con molta probabilità mediato dal sanscrito vedico 1. È presumibile intendessero descrivere con tale perifrasi un’allucinazione o una perturbazione d’origine traumatica che nulla ha da condividere con la vera spiritualità e con il sacro Vuoto cosmico 2, origine di tutte le cose, che provvederà infatti a distruggerla tramite la potenza di Sansone, che ne annulla ogni costrutto, ideativo e materiale, facendo crollare il tempio della falsa divinità. Per ritornare all’esemplificazione storica d’avvio, questo potrebbe significare che le nostre tribù liguri, se fossero confermate le loro origini puniche o fenicie, colonizzarono i territori considerati già in condizioni post-traumatiche.

Entropia

Entropia

In ogni caso, per ridefinire il fenomeno della coazione a ripetere, occorre a mio avviso inserire la teoria di Ilya Prigogine, che alla fine del XX secolo ricevette il premio Nobel per le sue scoperte sulle “strutture dissipative”. Le sue ricerche sulle leggi che regolano il funzionamento dei sistemi l’avevano portato ad addentrarsi nel campo della termodinamica, dove da più di un secolo gli scienziati osservavano un’apparente contraddizione tra due leggi naturali. Infatti, la seconda legge della termodinamica dichiara che il grado di disordine, di casualità o di caos, chiamato entropia, cresce costantemente nell’universo. D’altro canto si osserva in concomitanza che molti aspetti della vita, inclusa la Vita stessa, crescono e diventano sempre più ordinati, meno casuali. Da molti anni gli scienziati si chiedevano come potesse accadere che alcune entità si evolvessero, si strutturassero sempre di più e crescessero, mentre la tendenza generale dell’universo sembrava andare nella direzione opposta. Fu allora che Prigogine fu indotto a definire i cosiddetti “sistemi aperti”, cioè sistemi che hanno la capacità di scambiare energia e materia con il loro ambiente. Qualsiasi sistema “vivente” o in crescita (galassie) nell’universo può essere considerato tale. Una caratteristica comune di questi sistemi “aperti” è che sono in grado di mantenere la loro struttura e persino di crescere e di evolversi in sistemi ancora più complessi perché sono capaci di adattare le loro strutture in base agli scambi che effettuano con l’ambiente, il quale assorbe il loro disordine. In altri termini, ciò significa che hanno la capacità di “dissipare la loro entropia” nell’ambiente. In questo modo la quantità globale di alterazione interna effettivamente cresce, rispettando alla fine la seconda grande legge della termodinamica ma, in compenso, questi sistemi mantengono il loro ordine, e addirittura lo accrescono, a spese, entropicamente parlando, del loro ambiente, Perché ciò accada i sistemi aperti devono possedere qualità come la flessibilità, la fluidità e la capacità di adattarsi alle fluttuazioni dell’ambiente. Tuttavia, ed è a questo livello che s’inserisce lo specifico del discorso micropsicoanalitico, questa capacità di adattamento ha i suoi limiti. Esiste una soglia di adattabilità oltre la quale il sistema non è più in grado di adattarsi, cioè di dissipare l’entropia per mantenere il proprio equilibrio e la propria crescita. Questo limite dipende dalla complessità del sistema, dal suo grado di evoluzione, dalla complessità e dalla flessibilità della sua organizzazione interna. «Quando l’impatto esterno diventa troppo forte e viene superato questo limite di adattamento, il sistema, al suo interno, diventa instabile e caotico». Ed ecco il nocciolo di tutta la questione: se l’impatto perdura o si rivela essere troppo intenso, il sistema registra un’instabilità tale che si ritrova per un attimo in uno stato di fluttuazione estremamente critico. In quel momento, la minima influenza può indurre un’infinità di risposte possibili, e il sistema diventa imprevedibile nelle sue reazioni. Alla fine, in queste condizioni molto particolari, la struttura, secondo l’espressione usata da Prigogine, giunge a un “punto di biforcazione”. Si presentano allora due possibilità: o collassa del tutto e scompare, dissolvendosi nell’ambiente; o si riorganizza completamente, ma a un livello diverso. Elemento centrale del processo diventa quindi la capacità del sistema di concretizzare un’entità completamente nuova, che nulla ha a che vedere con l’organizzazione precedente, e non ne rappresenta affatto un miglioramento o una continuazione dotata di maggior capacità di adattamento. In modo del tutto singolare, viene ricostituita su princìpi completamente diversi, che non hanno assolutamente alcun legame con quelli precedenti, perché funzionano all’interno di un’altra realtà. È quello che viene chiamato “salto quantico”. Il concetto, dovuto a Prigogine, di “strutture dissipative” soggette a“biforcazioni” periodiche non lineari apporta un contributo enorme alla comprensione scientifica del nostro mondo, permettendo di descrivere il processo adattativo di qualunque sistema aperto, in qualunque punto del nostro universo. In definitiva, mi è possibile ora ridefinire la coazione a ripetere come sistema auto-organizzante autonomo, che disperde l’eccesso di energia all’interno dell’apparato psichico generale, che viene in tal modo a fungere da ambiente esterno rispetto al nucleo (o bolla) intrinseco di fluttuazione caotica. Ricordo che per Freud la funzione precipua dell’apparato psichico è quella di mantenere l’omeostasi a livello di energia più basso possibile. L’Io si prefigura quindi come struttura molecolare inerte, che non può che fungere da ricettacolo al travaso dell’energia in esubero, cioè come struttura di assorbimento del disordine, mentre tutte le caratteristiche e le proprietà che lo contraddistinguono, quali l’attenzione, la percezione, la volontà, l’intelligenza, la logica o la consapevolezza, vengono periodicamente disattivate o interrotte. Ma il sistema non si arresta, non scompare, non si frantuma: sopravvive alla collisione, continuando a mantenere una propria identità, sia pur lesionata o scissa. È per questo motivo che Tigulli e Apuani, ma anche Semiti, Sirio – palestinesi, Ebrei, Celti, Normanni, Yupik, Swahili o Bantù saranno costretti a ripetere, lottando e a uccidendosi per il possesso dei loro sacri Betili, che essi siano a forma conica, piramidale, antropomorfa, cilindrica, prismatica, triangolare, o semplici lapidi. Da Rapa Nui fino a Uscio, per non scomparire, per sopravvivere al trauma.

complessità dell'anello di retroazione

complessità dell’anello di retroazione

       Tuttavia, per concludere esattamente il discorso sulla definizione di Coazione a Ripetere come fenomeno auto-organizzante autonomo, occorre inserire a questo livello il discorso sulla struttura a rete che caratterizza l’organizzazione intrapsichica. La struttura del cervello umano è di una complessità enorme. Esso contiene più di dieci miliardi di neuroni, uniti in un’immensa rete attraverso trilioni di connessioni o sinapsi, e poiché le reti di comunicazione possono generare anelli di regolazione (F. Capra), esse possono acquisire la capacità di regolare se stesse attraverso anelli di retroazione, in cui le conseguenze di un errore (o danno) si propagheranno attraverso la rete e ritorneranno alla fonte attraverso i citati anelli di retroazione. Fonte che nulla vieta si possa postulare in termini di Coscienza. In effetti, l’auto-organizzazione è intimamente connessa ai processi di retroazione e di autoregolazione che a loro volta prevedono un assestamento circolare del sistema nervoso. In definitiva, secondo tale ragionamento, è su tali peculiarità che si fonda il carattere ciclico e ripetitivo del comportamento compulsivo coatto. Eigen ha dimostrato che gli anelli di retroazione – o cicli catalitici – non solo sono notevolmente stabili ma anche capaci di auto riprodursi, il ché significa che sono capaci di auto organizzarsi e di conseguenza, conservare e trasmettere informazioni complesse. La teoria di Manfred Eigen condivide i concetti di base dell’auto organizzazione della teoria delle strutture dissipative di I. Prigogine, riassumibile in questi termini:«Lo stato del sistema lontano dall’equilibrio sviluppa processi di amplificazione tramite anelli di retroazione e alla comparsa di nuove instabilità che conducono a nuove forme di organizzazione periodica o ciclica». La periodicità del comportamento coatto sarebbe in questa dimensione sostenuto dai meccanismi di auto regolazione che tentano di ridurre gli effetti del traumatismo, trasformandolo in comportamento ciclico.

Personalmente non so se tutto il mio discorso possa assurgere a vera argomentazione scientifica, tuttavia sono intimamente convinto che è solo iscrivendo la Coazione a ripetere all’interno dell’epistemologia della complessità, ossia di un modello matematico non lineare, che si possa chiarire, anche solo ipoteticamente, le caratteristiche possedute dai nuclei di iterazione traumatica. Si giungerebbe in tal modo a svincolare il fenomeno dai limiti posti attualmente dalla Genetica e a risolvere, forse parzialmente, la sua espressione trans generazionale. Ossia considerandolo nei termini di un Attrattore caotico.

Pier Luigi Bolmida ©

Note:

  • 1 – Innumerevoli indicazioni testimoniano la commistione tra testi sanscriti e religione ebraica. Per alcuni autori, quali S. Rosen o B. Holdrege, Abraham discendeva da Brama e la Bibbia (Tanàkh) sarebbe un’ulteriore suddivisione dei Veda o comunque si sarebbe direttamente ispirata ai Rgveda. La trasmigrazione d’insegnamenti e precetti tra i due testi è in ogni caso considerevole e non necessita forzatamente di un contatto di campo, data la medesima radice archetipale-sciamanica che sostenta entrambe le forme di spiritualità.  torna su!
  • 2 – La teoria delle Super Stringhe afferma che tutta la materia è una vibrazione di stringhe quantiche. Le concezioni vediche sostengono che la materia è vibrazione della forza vitale.  torna su!

Bibliografia:                                                 

  • Michele Armanini: «Ligures Apuani, Lunigiana storica, Garfagnana e Versilia prima dei Romani» libreriauniversitaria.it , 2015
  • Fritjof Capra: «La rete della vita», B.U.R., Milano, 2006
  • Ilya Prigogine e Isabelle Stengers: «La nuova alleanza, metamorfosi della scienza», Einaudi, Torino,1999
  • Manfred Eigen:«Statti molecolari di auto-organizzazione» , Rivista di Biofisica, 1971