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(Estratto della Relazione tenuta dall’Autore al Convegno “Un Genitore quasi perfetto: Funzione genitoriale tra aspettative, fantasia e realtà”, Ceriale 2014)

Mentre riflettevo sull’impianto da dare a questo contributo, inizialmente limitato alla funzione patogena della “falsa presenza” mi sono reso conto che l’interazione patogena genitori/figli non solo, come è noto da sempre, interessa entrambi i genitori, ma sta progressivamente acquisendo negli ultimi anni un connotato preciso dato dalla tolleranza sociale delle perversioni.
Oggi vi racconterò un caso limite, ma non dovete credere che sia materiale di repere eccezionale. L’interazione con i genitori perversi diviene sempre più frequente e va di pari passo con la tolleranza sociale della posizione narcisistica nelle sue molteplici varianti.
Dato che ho utilizzato il termine, tanto vale darne una definizione appropriata.

Etimologicamente il termine indica qualcosa che ha preso una direzione diversa da quella che ci si sarebbe aspettata: Per versum. La direzione aspettata è quella di un rapporto sessuale generante, un rapporto in cui, cioè, la pulsione di eternamento del genoma si serva della pulsione sessuale per raggiungere i suoi scopi.
Tutti voi conoscete il cammino tortuoso che la sessualità umana fa per arrivare alla cosiddetta maturazione genitale, quello stadio finale di maturazione sessuale in cui la libido è concentrata sui genitali e la meta diviene l’accoppiamento con un adulto (cioè un essere umano capace di generare) di sesso opposto. Qui, lo so, si aprirebbe un dibattito enorme e oggi non è la sede appropriata. Diciamo che in un epoca storica in cui siamo quasi alle porte di una possibilità di costruzione degli esseri umani al di fuori dell’attività sessuale (state pur certi che molto presto ci si arriverà) le trasformazioni dell’attività sessuale così come la conosciamo diventano davvero imprevedibili.
A volte penso che l’attività sessuale per come la conosciamo potrebbe anche scomparire, così come tante funzioni comportamentali o psicobiologiche sono scomparse nel corso dell’evoluzione biologica.
Limitiamo allora l’ambito della perversione all’esercizio della sessualità con un essere debole, che subisce l’esperienza senza desiderarla, in modo egodistonico. Sicuramente in questo ambito rientrano i minori, anche se alcuni psicopatici parlano già impunemente di pedofilia come legittima variante dell’amore e state pur certi che se qualcosa che rafforzi l’adesione al principio di realtà nel corpo sociale non intervenga, prima o poi si arriverà ad una sua depenalizzazione. Perversione è una sessualità subita contro la propria volontà, in una situazione di sudditanza psicologica, ove sia abolita la libertà di scelta e di rifiuto.

Ma come ci ha ricordato Freud molte attività che appartengono agli ambiti delle perversioni sono presenti in individui sani e rappresentano varianti della loro sessualità. Quello che ci fa considerare morbosa la perversione è il carattere imperioso, coatto dell’attività che esercita una tale spinta sull’apparato egoico del soggetto da pregiudicare spesso il principio di realtà. Come il Maestro ci ricorda: ”…l’essenza delle perversioni non consiste nella trasgressione della meta sessuale, né nella sostituzione dei genitali e neppure nella variazione dell’oggetto, ma soltanto nell’esclusività con la quale queste deviazioni hanno luogo e mediante la quale viene spinto in disparte l’atto sessuale che serve alla riproduzione”. (S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, Lezione 21, Sviluppo della libido e organizzazioni della sessualità, 1915-17, Opere).

Vi parlerò oggi di una storia di demoni travestiti da Angeli, Genitori ideali ed idealizzati, che mascherano demoni distruttori di anime. Preparatevi ad immergervi nell’inferno.
Quando ricevo per la prima volta il signor Passero mi trovo davanti un uomo alto, di bell’aspetto, un’atleta, eppure gli attribuisco sul mio file di appunti il nome di “Passero” dato che al di là di questa rigidissima corazza caratteriale vedo un passerotto spaventato, totalmente smarrito, senza nido, che non volerà mai più.
Il paziente è in preda ad un delirio persecutorio paranoico franco, che oscilla tra la persecuzione e l’erotomania, a volte si struttura in un delirio di gelosia violentissimo, per cui la moglie stenta a vivere, controllata fino al midollo. Non prova alcun sentimento, è un robot anaffettivo, il suo eloquio è ridotto al minimo indispensabile, il suo mentismo persecutorio inarrestabile, è convinto che suo fratello abbia una tresca con sua moglie e che se la ridano alle sue spalle, è agito da un’aggressività tumultuosa che stenta a contenere. A volte temo che possa passare all’atto e commettere qualche atto violento che possa coinvolgere se stesso ed i suoi familiari.
Passa un lungo periodo a descrivere le supposte tresche della moglie che lavora a contatto con il pubblico e può dunque facilmente, a suo dire, realizzare dei tradimenti. Spesso i suoi deliri sono interrotti da una frase-chiave: “Non posso andare avanti, qui: sento che prima o poi scoprirò qualcosa di spaventoso, che non potrò sopportare!”
La sua vita sessuale è puro esercizio fisico: una pantomima senza alcun piacere: è totalmente impotente. Pian piano la moglie diventa l’oggetto persecutorio privilegiato : “Ho sempre la sensazione di dover scoprire qualcosa che mi è stato nascosto. Perché mia moglie odia mio fratello? Ci sono dei motivi? Ho sempre pensato che ci abbia scopato. Non è una donna che si mostra per quello che è. Da tutta un’immagine di brava persona. Poi non so chi sei. Lo so che l’odio che sento per lei è l’odio che nutrivo per mia madre, e di cui non so spiegarmi l’origine, ma a volte io non la sopporto proprio!”
Il signore era perennemente invaso da desideri coprofagi e urofagi difficilmente immaginabili. Non vi riporto il materiale, se pur interessantissimo, perché molti di voi non ne reggerebbero l’impatto.
Ma tutto questo inferno era chiuso nel suo chassis da combattimento nel modo più efficiente ed impermeabile. Una persona irreprensibile, pulita, educata, efficiente, posata. Un marito perfetto quando era in società, un demone paranoico nell’intimità della sua casa, un padre affabile nel mondo, una falsa presenza totale in famiglia. Conoscerà suo figlio solo quando questi avrà più o meno 7-8 anni quando, cioè, riuscimmo a liquefare il delirio paranoico. Mi chiedevo spesso come non fosse diventato una infanticida. E mi chiedevo da quali vicende infantili potesse derivare questo odio immenso, universale. MI parlava di genitori potenti, probi, influenti, con alti ruoli sociali, religiosi bene inteso, osservanti.

La difesa paranoica, l’odio che allontanava gli oggetti, lo proteggeva e lui se ne rendeva perfettamente conto: “Non posso rinunciare a queste fantasie a questi pensieri tormentosi, mi ritroverei completamente vuoto, mi affloscerei”.
Mi rovescia addosso interminabili monologhi di odio: odia me, sua madre, sua moglie, si identifica ad una donna violenta, brutale e si sente attratta dagli uomini. Fin qui siamo al manuale di psicoanalisi: la difesa paranoica contro gli impulsi omosessuali.
Lei mi infastidisce perché entra nel mio mondo crudele, nella mia cattiveria. Le donne dovrebbe scomparire dalla faccia della terra e dovrebbero rimanere solo gli uomini. Tutti gli uomini mi piacciono, anche i vecchi. Allargate le gambe! Apritevi, mostratevi!”.

Poi una frase apparentemente banale, che però acquisirà un’importanza enorme nel proseguo del lavoro.

“L’unica cosa importante è che queste cose non si facciano con i figli, che uno abbia il controllo di certe pulsioni.

Accade intanto una cosa strana. Il fratello mi chiede un appuntamento,  che previo consenso dell’analizzato, come è prassi, concedo. Mi dice che il fratello si è normalizzato e che ormai sarebbe il caso di sospendere, insinua che io stia allungando il brodo per fini di mero profitto. Gli spiego che abbiamo appena sciolto il delirio paranoico, che la possibilità di un passaggio all’atto è probabilmente scongiurata ma che ci sono ancora moltissimi margini di lavoro per una armonizzazione della struttura psichica. Se ne va stizzito. Dopo una settimana vedo arrivare suo padre. Mi aspetto che venga finalmente ad informarsi sulle condizioni di salute di un figlio assolutamente trascurato. No, il signore ci tiene a farmi sapere che il figlio da bambino raccontava tante cose strane ed inverosimili, che potevano compromettere la reputazione sua e di sua moglie e di non dar peso a quelle storie, anzi, di aiutare il paziente a dimenticare quelle farneticazioni.
Non sono tipo da farmi condizionare. Il lavoro analitico continua.
Cominciano ad emergere, ad esempio, ricordi delle vessazioni sadiche che il paziente subiva dal fratello maggiore: “ ho pensato che volesse farmi fare una cosa per poi ridere di me. [piange] Mio fratello si divertiva a farmi dire delle parole, che io non pronunciavo bene, per poi prendermi in giro. Per esempio invece di dire “melone” dicevo “leone”. “Questo non fa altro che sbagliare e piangere! Da dove è venuto? Non sembra fratello nostro!” diceva mio fratello e si divertiva a chiudermi in una stanza. Spegneva la luce e diceva a mia sorella “Dai, vediamo se piange!” Una volta sono saltato dalla finestra del primo piano. MI aveva lasciato chiuso lì per ore e mi sono fatto un taglio sulla pancia!”
Poco dopo la moglie del paziente riceve dal fratello di quest’ultimo una lettera di minacce a me rivolte, farneticante e violenta, condita di calunnie ma che contiene una frase che mi fa sobbalzare: “diamo per assodato che sia vero che mia madre e mio padre, come lui dice, facevano gli scambi di coppia…”,
E’ la prima volta che in modo involuto si accetta l’ipotesi. Il Signor Passero aveva decritto più volte attese interminabili in case sconosciute, con un via vai di uomini e donne discinte, ammiccamenti, un’atmosfera orgiastica.
Contemporaneamente accade una cosa di importanza capitale. Avevo costituito un piccolo gruppo di sei analizzati, per lo più border line gravi per sperimentare una tecnica sistemica da cui ho tratto degli insegnamenti memorabili per la mia professione. Il signore accetta di farne parte. Ogni analizzato fa le sue sedute individuali ma una volta a settimana c’è questo confronto dinamico con l’Altro.
Per brevità non posso esplicitare le dinamiche che fanno di questa soluzione clinica un’arma potentissima: mi limiterò a dire che per lui, come per gli altri componenti del gruppo cadde l’Omertà,

A questo riguardo il nostro Maestro Nicola Peluffo ci ricorda che lo psicoanalista è trattato come l’autorità totemica e quindi non gli si possono raccontare i veri segreti della famiglia. (Nicola Peluffo, L’Omertà, Scienza e Psicoanalisi, gennaio 2010) Ma si possono al limite raccontare ad altri, soprattutto quando qualcun altro ha mostrato già il coraggio di farlo e non gli è successo nulla di catastrofico. In gruppo i paziente inizierà a svelare il titolo dei suoi segreti, nelle sedute individuali, tra fiumi di lacrime ed urla di protesta, inizierà ad illustrare lo svolgimento, a parlare dell’inferno della sua vita infantile, coinvolto nella sessualità perversa degli adulti, trattato come una icona per eccitarsi, prestato, abbandonato, dimenticato, in queste serate interminabili ove avvenivano cose che non posso comunicare per ovvi motivi. Un fiorire di nomi, circostanze, riscontri, testimonianze inoppugnabili.
Finalmente qualcuno che gli crede, dopo che per tutta la vita è stato trattato e presentato come un pazzo squinternato che semina fantasie inverosimili. Accade l’unica cosa possibile: la scissione totale, irreversibile del proprio destino da quello della famiglia. La madre è morta da tempo, il padre ed il fratello continueranno ad indossare le loro maschere angeliche e faranno prima o poi i conti con la loro coscienza.
Francamente non so se il signor Passero potrà mai avere una vita sessuale degna di questo nome. La cosa di cui ci accontentiamo è che non sia più una vittima sacrificale della Menzogna, non abbia più furori psicotici, si sia aperto con allegria al mondo ed alla vita di relazione, sia un padre amorevole e presente, abbia abbandonato i suoi deliri paranoici che rendevano la vita familiare un inferno: non mi sembra poca cosa.

© Quirino Zangrilli 

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