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Estratto della Relazione tenuta dall’Autore al Convegno “Alle Origine del Sogno” tenutosi a Frosinone nei giorni 10-11 marzo 2005

La teoria della seduzione sessuale infantile come una delle cause più frequenti dell’isteria, costò a Freud molte critiche ed inimicizie in ambito sia accademico che sociale ed altrettante ne ha raccolte, in epoca contemporanea, a seguito della sua revisione comparsa in prima battuta nello scritto Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa. 1 
Come noto Freud fa ammenda del suo errore affermando che all’epoca non era ancora in grado di distinguere tra le fantasie degli analizzati ed i ricordi reali, riconoscendo, però, in una nota del 1924,  2   l’importanza etiologica della seduzione.
Ciò nonostante è innegabile che in tutti i suoi scritti ci sia una continua oscillazione tra il prevalere dell’idea del trauma reale e quello della fantasia; problema che Freud si pose pure per quanto attiene l’aggressività, sebbene, rispetto a quest’ultima, sembri propendere piuttosto per l’ipotesi di eventi traumatici di origine filogenetica, riattivati nell’infanzia e di cui permarrebbero le tracce nelle azioni coatte dei nevrotici ossessivi. 3
Del resto, quella che ritengo una “parziale revisione” della teoria della seduzione infantile, fruttò a Freud e successivamente a tutti noi, la scoperta del complesso di Edipo e quindi dei desideri inconsci di natura aggressivo/sessuale mobilitati nella relazione tra genitori e figli. Ed è proprio il passaggio all’atto di tali desideri che determina l’implicazione dei bambini in episodi di seduzione.
S. Fanti ha formulato un concetto di Edipo che non fa distinzione tra genitori e figli e lo definisce come “legislazione inconscia filo-ontogenetica che stabilisce psicobiologicamente l’esigenza aggressiva/sessuale di possesso distruzione” 4
Se quindi esuliamo dalla necessità di fare una distinzione tra genitori e figli, potremo definire l’incesto come il passaggio all’atto di un desiderio di tipo aggressivo/sessuale, agito sul parente più prossimo e psicosomaticamente più simile a se stessi.
L’interesse del clinico nei confronti di tali eventi, che vanno dalla seduzione agli atti di libidine violenta di cui si può leggere sulle cronache dei giornali, riguarda le conseguenze sul piano delle manifestazioni sintomatiche. Nell’adulto è frequente osservare disturbi della sfera sessuale: perversioni, frigidità e/o anorgasmia nelle donne, difficoltà coeundi negli uomini. Nei bambini non di rado si assiste alla reiterazione del comportamento seduttivo nei confronti di coetanei, alla ripetizione di giochi in cui viene simulata l’esperienza traumatica.
In sintesi si tratta di tentativi di comunicare quel segreto infamante, talvolta rimosso oppure affettivamente isolato, e di trovare una punizione che sollevi il soggetto dal senso di colpa che lo tormenta. Un modo per abbassare una tensione che altera l’equilibrio psicobiologico dell’individuo.
Secondo me la risoluzione “dell’enigma” riguardante il trauma reale, Freud lo trova dando una spiegazione del trauma che va oltre le conseguenze dirette di un shock esogeno.

Usando una brillante metafora, in Al di là del principio del piacere 5   Freud paragona l’organismo vivente ad una vescichetta dotata di uno strato superficiale protettivo passibile di deformazioni a seguito di sollecitazioni da parte di stimoli esterni ed interni. L’accumulo di tensione determinato da un eccesso di stimoli talmente forte, che la sua liquidazione o elaborazione attraverso le vie usuali è resa impossibile, genera un’alterazione nella materia psicobiologica e la necessità di trovare un nuovo equilibrio attraverso vie di compromesso: i sintomi psichici e/o somatici, le difese e tra queste la coazione a ripetere.
Per il clinico, diventa quindi secondario scoprire l’entità dei fatti che hanno determinato le manifestazioni patologiche che si presentano alla sua osservazione; assume maggiore rilevanza l’intensità del fenomeno sul piano energetico-pulsionale e la traccia da esso lasciata sulla materia psicobiologica, modificandone il tipo di risposta.
Ne consegue la necessità di porre maggiore attenzione alle modalità associative di pensiero e comportamentali, alla funzione dei sintomi, alle difese ed ai sogni.

Esposizione del caso

Si tratta di una ragazza che iniziò la micropsicoanalisi a causa di un disturbo da deficit dell’attenzione che le aveva causato difficoltà scolastiche. Nel corso delle sedute si delineò un quadro sintomatico più esteso, che aveva come corollario il fallimento coatto di tutti i tentativi di successo, prevalentemente in ambito sessuo/affettivo ed era accompagnato da un vissuto di svalutazione e vergogna. La ragazza si sentiva inadeguata e provava un forte senso di colpa.
A dispetto di una vita sessuale apparentemente libera e disinibita, raggiungeva l’orgasmo solo per via autoerotica. Intratteneva rapporti frustranti con gli uomini che si sentiva in dovere di appagare.
Conservava un ricordo cosciente, ma affettivamente isolato, di alcuni episodi di seduzione subiti in ambito familiare; ne parlava come se non l’avessero riguardata personalmente.
L’uso del materiale fotografico come supporto al lavoro associativo delle sedute lunghe, consentì il deflusso di molto affetto, ma rimaneva un’area oscura riguardante un episodio rimosso, camuffato da un ricordo di copertura, che le generava ancora molta sofferenza. Fu il recupero di questo materiale che permise alla ragazza la progressiva presa di coscienza che il vissuto di umiliazione e frustrazione provato nelle tante ripetizioni esistenziali, nell’impossibilità di accedere ad una sessualità genitale soddisfacente, era dettato dalla fissazione ad eventi traumatici ontogenetici che traevano rinforzo in un terreno filogeneticamente predisposto.
A questo punto il lavoro fu interrotto perché la famiglia non fornì più il finanziamento, ma a distanza di qualche anno, quella che era oramai diventata una giovane donna economicamente autonoma, mi chiese un approfondimento.
Lo stimolo alla richiesta venne da un sogno che fece seguito a due episodi intercorsi: la morte del vecchio padre dopo una lunga malattia ed il ritrovamento di un diario appartenuto a quest’ultimo, nel quale la ragazza aveva verificato la veridicità dell’episodio di seduzione rimosso.
Riporto per esteso il contenuto manifesto del sogno: ”Un enorme mappamondo: una ragazza mette in terra un disegno con la terra divisa in quadratini, ne colora uno e dice che se l’umanità sarà in grado di superare questa fase ci sarà tecnologia e progresso altrimenti si tornerà all’epoca primitiva. Capisco il segreto: l’uomo è posto ciclicamente di fronte a questa possibilità. Veniamo messi a conoscenza di questa cosa enorme che è la storia dell’umanità, bisogna solo superare questa prova. Io ricordo di essere già passata di là, però se tornerò indietro, non mi sarà dato modo di ricordare.”
Un sogno affascinante, come lei stessa lo definì, ma che al contempo, le aveva ingenerato angoscia: il ”campanello d’allarme” di un pericolo reale o fantasmatico, che se avvertito, consente al soggetto di rimettere in atto quelle strategie di difesa annullate dal trauma.
Nella fattispecie il pericolo era costituito da un residuo di spinta sessuale endogamica che, se non fosse stata ostacolata, avrebbe cementato il legame edipico con i sostituti paterni (fratelli, zii). La riattivazione per spostamento del desiderio incestuoso, le ingenerava un grosso senso di frustrazione e aggressività.
Spontaneamente le associazioni la portarono su un particolare del sogno costituito dal quadratino o “pezzo mancante” che mise in relazione con la richiesta di approfondimento analitico. Cito le sue parole “Quando non faccio l’analisi ci sono delle parti mancanti, è come se mi mancasse la spiegazione, a volte cerco di nascondermi delle cose, le ho vissute sulla mia pelle, ma tendo a dimenticarle. Quando ho letto quel diario mi sono detta – ah, ma allora è vero! –“
Freud scrive:
“…il malato non può ricordare tutto ciò che in lui è rimosso, forse non ricorda proprio l’essenziale, e quindi non riesce a convincersi dell’esattezza della costruzione che gli è stata comunicata. Egli è piuttosto indotto a ripetere il contenuto rimosso nella forma di un’esperienza attuale, anziché, come vorrebbe il medico, a ricordarlo come parte del proprio passato (ricordare ripetere rielaborare). Queste riproduzioni, che si presentano con una fedeltà indesiderata, hanno sempre come oggetto una parte della vita sessuale infantile, ossia del complesso edipico e dei suoi esiti; e hanno invariabilmente luogo nella sfera della traslazione, vale a dire nel rapporto col medico.” 6
In altri termini, sebbene fosse già stato svelato “il segreto” con il ritorno del rimosso, la rievocazione e il passaggio al conscio degli episodi di seduzione incestuosa, non si era ancora giunti ad un grado di elaborazione e presa di coscienza che svincolasse totalmente il soggetto dalla forza di attrazione della coazione a ripetere. Riaffiorava anche l’antica difesa a causa della quale, per scissione, una parte dell’Io aveva preso coscienza del vissuto traumatizzante e l’altra lo rifiutava. Quindi il nucleo traumatico, seppur attenuato, era ancora vivo.
Rimaneva, cioè, nel soggetto la necessità inconscia di ripetere nell’attuale il contenuto del rimosso.
L’analizzata continuava ad avere un’immagine di sé come di una povera disgraziata, destinata a vivere all’ombra degli uomini della famiglia. Lamentava, inoltre, di non essere ancora riuscita a stabilire rapporti eterosessuali soddisfacenti. La fissazione all’immagine della “poveretta” rappresentava l’espressione della difesa edipica che le consentiva di rimanere fedele all’immagine della famiglia, impedendo lo spostamento narcisistico sul sesso.
Si imponevano due compiti principali: l’elaborazione del vissuto di perdita/castrazione riattivato dalla morte del padre e l’eliminazione della difesa (scissione dell’Io) che, dopo tanto lavoro analitico, continuava ad ostacolare la presa di coscienza del nucleo traumatico, così che al di fuori del setting analitico tutto veniva denegato.
L’analizzata parlava, con una modalità associativa di tipo autoerotico, seguendo il principio del piacere; una sorta di masturbazione ideativa che pur riconosceva:
“E’ vero, io mi basto da sola, Lei è un osservatore, so che c’è ma sono talmente trasportata dal piacere che non mi disturba la presenza.”
Tentai quindi un massiccio intervento sul transfert che consentì l’uscita di molto materiale riguardante l’esibizionismo/voyeurismo ed in ultima analisi l’autoerotismo che la separava dalla relazione oggettuale.
La risposta non fu priva di sofferenza: mise correttamente in relazione l’interruzione costituita dal mio intervento con l’interruzione della sua gestazione (per induzione del parto prima del termine stabilito) e poi con gli episodi di seduzione infantile. “Non abbiamo portato a termine nulla”, diceva “che famiglia di provocatori, che senso ha toccare e poi fermarsi, avevo l’impressione di essere un giocattolo nelle loro mani, mi sentivo soffocare, poi era diventata una continua attesa, aspettavo, cercavo quei momenti d’intimità nella speranza che le carezze continuassero..mi fa pensare ai miei rapporti sessuali senza appagamento, rimango con la voglia addosso e poi riprovo la stessa insoddisfazione e rabbia, impotenza, diventa tutto mortificante..”
Il vissuto di castrazione, vincolato nell’attuale all’immagine della “poveretta”, si esprimeva a livello fallico lamentando l’assenza di un uomo-pene-bambino, a livello anale recriminando il possesso di denaro e beni materiali/feci, a livello iniziatico esprimendo il desiderio ambivalente di annullarsi in una relazione fusionale senza distinzione di genere e quello di nascere/staccarsi.
La risoluzione del conflitto veniva realizzata attraverso la fantasia di essere un ermafrodita, cioè dotata degli attributi femminili e maschili. Una fantasia che trova riscontro nel fantasma originario dei genitori combinati.
Si tratta pur sempre di una soluzione parziale, che si scontra, con la frustrante realtà di non essere in grado di autoriprodursi. Ecco come si esprimeva l’analizzata: “io non posso fare a meno dell’uomo, vorrei poterlo fare, sarei libera, ma non posso autoriprodurmi…”.
La fantasia dell’autoriproduzione, come ha scritto la Dott.ssa Gioia Marzi 7   è un concetto su cui riflettere. Le cellule degli organismi sessuati, private di metà del patrimonio genetico, per garantire la propria sopravvivenza devono rinunciare all’ individualità ed unirsi ad un’altra cellula”: l’ovulo ha bisogno dello spermatozoo e viceversa. In analogia con il sogno dell’analizzata, si potrebbe dire che la cellula ha bisogno di quel pezzetto mancante per essere completa e riprodursi. Tale “pezzetto”, però è portatore di un patrimonio genetico alieno. Questo fatto non è esente da conflitti nella sfera somatica e psichica. Ne sono dimostrazione i casi di infertilità, gli aborti spontanei, le nausee ed i vomiti gravidici, nonché i sogni, frequenti in gravidanza, d’invasione batterica. Sull’argomento rimando alla lettura del libro di N. Peluffo Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione. 8
Ed è proprio il rapporto sessuale incestuoso quello che maggiormente si avvicina alla realizzazione del desiderio autoriproduttivo: da un punto di vista genetico, infatti, nessuno è più simile a se stesso di un parente di primo grado.

Conclusioni

All’origine del sogno troviamo due elementi che ne hanno stimolato la produzione: la morte del padre e il ritrovamento del suo diario.
Da un punto di vista del contenuto manifesto esso esprime il desiderio di appropriarsi di un pezzo mancante che la completi. Al contempo costituisce l’avvertimento che se tale completezza verrà ricercata per coazione a ripetere, cioè attraverso la sostituzione dell’oggetto incestuoso (padre) con un altro oggetto incestuoso sostituto (fratelli o zii), il soggetto sarà perennemente relegato alla frustrazione del desiderio e costretto ad un investimento di tipo narcisistico sul proprio stesso Io.
Il sogno assolve, inoltre, alla funzione di ripasso di un’informazione: se si ricorrerà all’utilizzo di modalità arcaiche di risoluzione del conflitto (tentativo coatto di accedere all’oggetto incestuoso/tabù con conseguente ritiro nel soddisfacimento autoerotico), si permarrà in una situazione dolorosa ed umiliante, nonché in una situazione primitiva sia da un punto di vista libidico (sessualità infantile di tipo autoerotico con frustrazione del desiderio di riproduzione), sia da un punto di vista evolutivo della specie umana.
Nella disamina che Freud fa in Totem e Tabù egli fa risalire l’origine delle più importanti istituzione della nostra civiltà: gli ordinamenti statali la moralità, la religione, alla proibizione dell’incesto e all’istituzione dell’esogamia.
Desidero concludere la mia esposizione con le parole dell’analizzata: “Quando si guarda questo mappamondo c’è la sensazione di pienezza, di armonia: prima di questo mese di analisi era: sei arrivata fino a qua, non è possibile che torni alle origini, però il pericolo c’è devo fare il salto, c’è quel quadratino che manca per avere, come adesso la storia tutta chiara. Pur avendo già fatto tante ore di analisi pur avendo già visto, non bastava, è troppo facile essere risucchiati. Oggi ho visto questo mondo come non l’avevo mai visto…ogni volta che lasciavo l’analisi c’era un senso di amaro, rimaneva il rischio di dimenticare. In questi giorni ho avuto un doppio lutto, ho celebrato il mio funerale, un congedo da tutto, mi dispiace ma dovrò abbandonarli, perché io non posso restare lì, adesso ho le carte che mi permettono di non dimenticare, adesso dimenticare mi risulta impossibile, il mio mondo è stato smascherato e mio padre non c’è più”.

© Bruna Marzi

Note:

1 S. Freud: (1896), “Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa” in Opere, Vol. II pag 309, Boringhieri, Torino 1974. 
2 S. Freud: Op. cit. pag. 312, nota aggiuntiva (1924). 
3 S. Freud: (1912) “Totem e tabù” in Opere, Vol VII, Boringhieri, Torino 1974. 
4 S. Fanti: “Dizionario di psicoanalisi e micropsicoanalisi”, Pag. 168, Borla, Roma 1984.
5 S. Freud: (1920) “Al di la del principio di piacere” in Opere Vol IX (pag. 212 e seg. , Boringhieri, Torino 1974. 
6 S. Freud: Op. cit. pag. 204. 
7 G. Marzi: “Ricordi, falsi ricordi e rimozione nelle esperienze d’incesto”in Atti del Convegno di Capo d’Orlando Memoria ed oblio Bollettino N. 33-34-35 Tirrenia Stampatori Torino, 2004. 
8 N. Peluffo: “Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione” Book’s Store, Torino, 1974. 

Riassunto

Nella pratica professionale il micropsicoanalista si trova spesso ad affrontare materiale clinico che riporta, associativamente, ad esperienze traumatiche di seduzione sessuale da parte di parenti biologici o acquisiti. In conseguenza di tali vicissitudini e a seconda delle difese messe in atto, il soggetto può sviluppare manifestazioni sintomatiche che vanno dalla ripetizione inconscia trasformata e coatta delle esperienze vissute, a perturbazioni dell’esercizio della sessualità: perversioni, impotenza coeundi, frigidità.
Nel suo contributo l’autore esporrà il caso di una giovane donna che, attraverso l’analisi di un sogno è riuscita ad elaborare i vissuti aggressivo/sessuali relativi a traumi incestuosi.

Summary

It is very common, in psychotherapeutical practice, to face clinical material regarding traumatic exprerience of early sexual seduction, brought out by biological parents or relatives. According to the mechanisms of defence, the subject may developt a wide range of simpthoms: unconscious and transformed repetition of traumatic experience, sexual perturbations such as perversions, helplessnes coeundi and
The author presents a case of a young woman, who could elaborate her aggressive/sexual desires related to the incestuous trauma.

Parole chiave

1 – Passaggio all’atto
2 – seduzione infantile
3 – senso di colpa
4 – fissazione
5 – autoerotismo
6 – autoriproduzione

Key words

1 – acting-out
2 – infantile seduction
3 – sense of guilty
4 – fixation
5 – auto-erotism
6 – auto-reproduction