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In un precedente scritto 1  pubblicato in questa stessa rivista sulla rubrica “Osservatorio”, mi sono già occupata del tabù del toccare a proposito delle difficoltà relazionali. Recentemente la mia riflessione sull’argomento è stata ulteriormente sollecitata a seguito di nuove osservazioni cliniche, e al pullulare di richieste di consulenza psicologica via internet.
S. Freud parla del tabù del toccare in riferimento alla nevrosi ossessiva. La difesa principe del nevrotico ossessivo è l’isolamento che egli usa sia per evitare connessioni mentali tra serie associative e tenere lontano dalla coscienza le proprie pulsioni aggressivo/sessuali, sia per evitare il contatto fisico. Egli scrive: “…il toccare, il contatto corporeo rappresenta la meta immediata sia dell’investimento oggettuale aggressivo, sia di quello amoroso…ma l’isolamento è l’abolizione della possibilità del contatto, è un mezzo per sottrarre una cosa a qualsivoglia toccamento e, quando il nevrotico, mediante una pausa, isola un’impressione o un’attività, egli ci fa intendere simbolicamente che non vuole lasciare che i pensieri che la concernono entrino in contatto associativo con altri pensieri…”. 2
In altri termini, il nevrotico ossessivo si isola per non toccare sia fisicamente che mentalmente e l’agire viene sostituito dal ruminare ideativo di un’azione mai compiuta.
La scarica pulsionale percepita come piacere viene ottenuta attraverso quest’attività mentale che ha quindi due finalità: evitare il contatto con l’oggetto e abbassare la tensione.
La diffusione degli strumenti telematici, attraverso i quali si può comunicare in tempo reale con chiunque e a qualsiasi distanza, svolgono talvolta la funzione di rinforzare le inibizioni relazionali.
Assistiamo quindi all’uso delle chat, degli sms ed mms nella stessa modalità con la quale i bambini e i preadolescenti si accaniscono sui vari gameboy e playstation. Questi ultimi, molte volte sono preferiti ai giochi interattivi in cui viene stimolata la relazione con i coetanei, così come la comunicazione telematica ha sostituito la relazione vis à vis.
Seguendo questo parallelo è lecito chiedersi se alla base dell’abuso di questi strumenti elettronici negli adulti, non siano rintracciabili quote residue di narcisismo primario che ostacolano l’accesso alla relazione oggettuale.
Una conferma di quanto affermato mi viene dalla pratica clinica.
Un giovane professionista, affetto da una grave forma di nevrosi ossessiva, trascorreva la maggior parte del suo tempo libero alla ricerca di partners sessuali rivolgendosi a siti internet di agenzie matrimoniali. Una volta ottenute alcune informazioni sulle persone che riteneva potessero fare il caso suo, finiva con l’esaurire la spinta pulsionale “chattando” o “messaggiando” con loro, senza mai riuscire a vincere il tabù del contatto e fissare un appuntamento. Era vietato persino il contatto telefonico; la voce, infatti, ha una funzione di tramite nella relazione tra due soggetti (vedi “Il concetto di tramite” di N. Peluffo sulla rubrica Editoriale). 3  Nelle sue componenti di suono, timbro, intonazione, inflessione e ritmo, la voce costituisce uno stimolo percettivo, mediatore ed evocatore di immagini, associazioni d’idee, ricordi, emozioni.
La comunicazione virtuale, al contrario, riduce lo stimolo percettivo alla sola espressione scritta, privando la relazione di tutte quelle componenti sensoriali (tratti somatici, posture, espressioni mimiche, ecc.) ed ambientali che caratterizzano la relazione oggettuale.
L’assenza dell’oggetto dal campo percettivo agevola, nei soggetti predisposti, il ritiro della libido in senso narcisistico ed il conseguente investimento su un’immagine che assume le sembianze ora di ideale, ora di oggetto persecutorio.
Rimanendo nella comunicazione virtuale, troviamo la recente diffusione dei blog. Tra essi (esistono diverse tipologie), quelli personali sono i più diffusi: una sorta di diario in cui l’autore parla di sé e delle proprie vicende intime, scrive poesie e racconti, restando anonimo.
La versione moderna dei diari “segreti” degli adolescenti, in cui l’interlocutore immaginario, sotto le sembianze dell’amico più intimo, non è altro che se stesso.
E che dire poi di quella miriade di richieste di consulenza psicologica che arrivano per mail?
Vengono presentate situazioni di profonda angoscia, illustrati sintomi invalidanti nella sfera lavorativa, sentimentale e/o sessuale, viene affermata la disponibilità ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di risolvere il problema, ma quando, per onestà e deontologia professionale, si propone di fissare un appuntamento per un colloquio clinico, sorgono immediatamente gli ostacoli. “E’ proprio necessario recarsi presso lo studio, non è possibile avere una risposta scritta? Etc.” E’ lecito chiedersi da dove provenga in queste persone l’idea che uno psicoterapeuta possa effettuare valutazioni psicodiagnostiche, terapeutiche e prognostiche sulla base di un contatto via mail.
Infine, anche in Italia come negli Stati Uniti, si comincia a parlare dell’efficacia della psicoterapia online. Sul “Primo quotidiano online Affari Italiani” Ambra Jantar il 7/01/2006 ha scritto che la e-therapy effettuata con la chat è “il sostitutivo vero e proprio di una seduta dall’analista, con un rapporto diretto con il medico, proprio come se si fosse sul lettino del suo studio. La differenza è che non ci si deve spostare dalla propria casa per andare all’appuntamento e anche se si è fuori città si può, tramite una connessione, avere il supporto del medico e a volte, se vi è la necessità, si può restare completamente anonimi”4
Penso sia bene rammentare che i capisaldi della psicoanalisi, della micropsicoanalisi, come di tutte le psicoterapie analitiche sono le libere associazioni e il transfert.
S. Freud ha trattato l’argomento a più riprese e non si è mai stancato di ribadire che la traslazione nel suo aspetto positivo e negativo, è lo strumento terapeutico principale nelle mani dell’analista.
Egli, inoltre, ha distinto le nevrosi di transfert dalle nevrosi narcisistiche più difficilmente accessibili alla cura analitica. In “Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi” 5  Freud sconsiglia di prendere in analisi chi non sia in grado di realizzare un transfert sulla situazione analitica e sull’analista, con successivo sviluppo di una nevrosi da transfert, proprio perché le fissazioni narcisistiche ostacolano la relazione con l’oggetto.
I movimenti transferali e controtransferali che si attivano nella comunicazione virtuale sono, a mio avviso, di tipo simbiotico e stanno ad indicare un mancato accesso alla relazione edipica triangolare.
Con soggetti portatori di queste fissazioni, è necessario impostare un lungo lavoro analitico che porterà, nella migliore delle ipotesi, alla risoluzione del legame fusionale e all’individuazione dell’Io, transitando, necessariamente, attraverso un setting che prevede sedute plurisettimanali di più ore consecutive.

Per concludere ritengo che uno psicoanalista o psicoterapeuta esperto possa dare buoni consigli di carattere generico a chi ne fa richiesta via internet, esattamente come professionisti, anche di altre discipline, lo fanno da anni su giornali e riviste e, nel caso in cui il professionista sia di chiara fama, si possa persino verificare qualche transitorio effetto terapeutico. Non credo però, che si possa parlare di cura e guarigione, né tanto meno di psicoanalisi al di fuori dello studio professionale.
Coloro che non riescono ad uscire dall’isolamento di cui l’uso ossessivo di chat, sms e blog costituisce la manifestazione sintomatica e fare il passo di recarsi presso lo studio del terapeuta, hanno poca speranza di eliminare in via definitiva le cause della propria sofferenza.

© Bruna Marzi

Note:

1   B. Marzi: “Difficoltà relazionali. Una manifestazione del tabù del toccare” in “Osservatorio” di Scienza e psicoanalisi.   torna su!
2  S. Freud: “Inibizione, sintomo e angoscia” Vol 10, B. Boringhieri, Torino 1980.  torna su!
3  N. Peluffo: “Il concetto di tramite” in Editoriale di Scienza e Psicoanalisi.  torna su!
4  A. Jantar: “Io bene e tu? Lo psicologo? Ora è online. Costa meno e ti aiuta a risolvere paure e fobie attraverso chat e videoconferenze”. In Affari Italiani, il primo quotidiano online. 7.01.2006.  torna su!
5  S. Freud: “Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi” Vol. 7, B. Boringhieri, Torino 1980.  torna su!

Riassunto

L’eccessivo indulgere nell’uso della comunicazione virtuale, è indice di difficoltà di accesso alla relazione oggettuale, riscontrabile nei soggetti affetti da forme gravi di nevrosi ossessiva e da nevrosi narcisistiche.

Summary

The large use and abuse of virtual communication represents a sign of object-relationship trouble. It is very common in cases of severe obsessional neurosis and narcissistic neurosis.

Parole chiave

Nevrosi ossessiva
Isolamento
Comunicazione virtuale
Relazione oggettuale
Relazione narcisistica

Key words

Obsessional neurosis
Isolation
Virtual communication
Object-relationship
Narcissistic relationship