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Gli aforismi del Maestro Sigmund Freud

La Nascita

Aforismi

Alla base di numerosissimi sogni, che spesso sono colmi d’angoscia e hanno per contenuto il passaggio per ambienti stretti o la permanenza nell’acqua, stanno fantasie sulla vita intrauterina, sulla dimora nel ventre materno e sull’atto della nascita.

 L’interpretazione dei sogni, 1900 (6. Il lavoro Onirico – E. La rappresentazione per simboli nel sogno altri sogni tipici), Opere, Vol. 3


Un bel sogno d’acqua di una paziente, che servì a uno scopo particolare nel corso del suo trattamento è il seguente: Durante il suo soggiorno estivo sul lago di *** si getta nell’acqua scura, là dove si specchia la luna pallida.
Sogni di questo genere sono sogni di nascita; alla loro interpretazione si giunge invertendo il fatto presentato nel sogno manifesto; dunque, anziché gettarsi in acqua, uscire dall’acqua, vale a dire nascere.

 L’interpretazione dei sogni, 1900 (6. Il lavoro Onirico – E. La rappresentazione per simboli nel sogno altri sogni tipici), Opere, Vol. 3


Nei sogni come nella mitologia, la nascita di un bambino dal liquido amniotico viene rappresentata di solito mediante un’inversione, come entrata del bambino nell’acqua; con molti altri, ne sono esempi ben noti la nascita di Adone, di Osiride, di Mosè e di Bacco.

 L’interpretazione dei sogni, 1900 (6. Il lavoro Onirico – E. La rappresentazione per simboli nel sogno altri sogni tipici), Opere, Vol. 3


TEORIE DELLA NASCITA Molte persone riescono a ricordarsi con chiarezza l’intensità con la quale si sono interessati in epoca prepuberale della questione della provenienza dei bambini. Le soluzioni anatomiche avevano allora una formulazione molto varia: i bambini vengono dal petto o sono ritagliati dal corpo, oppure l’ombelico si apre per lasciarli passare.È molto raro invece che, senza l’analisi, ci si ricordi dell’esplorazione degli anni della seconda infanzia; da molto tempo esse sono cadute nella rimozione, ma i loro risultati erano assolutamente unitari. Si hanno bambini mangiando certe cose (come nelle favole), ed essi vengono partoriti dall’intestino come un’evacuazione. Queste teorie bambinesche ci ricordano certe conformazioni del regno animale, in particolare la cloaca dei tipi che stanno al di sotto dei mammiferi.

Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905, (Secondo Saggio: la sessualità infantile – 5. L’esplorazione sessuale infantile) Opere Vol.  4


Il fatto di non conoscere la vagina consente inoltre al bambino di credere anche nella seconda delle sue teorie sessuali. Se il bambino cresce nel corpo della madre e ne viene poi espulso, ciò può avvenire soltanto attraverso l’unico percorso disponibile costituito dall’apertura anale. Il bambino deve venir evacuato come un escremento, come feci. Nella fanciullezza, allorché questo stesso problema diviene oggetto della riflessione solitaria o della discussione tra due fanciulli, i ragguagli forniti sono presumibilmente che il bambino esce dall’ombelico che si apre, o che viene estratto dal ventre dopo che questo è stato tagliato, come accade al lupo nella favola di Cappuccetto Rosso: tali teorie vengono sostenute ad alta voce e poi ricordate anche coscientemente, esse non contengono più nulla di indecente. Quegli stessi fanciulli hanno ormai completamente dimenticato di avere da piccoli creduto a un’altra teoria sulla nascita, cui ora si oppone la rimozione, sopravvenuta nel frattempo, delle componenti sessuali anali. Allora l’evacuazione era qualcosa di cui nella stanza dei bambini si poteva parlare senza timore e il bambino non era ancora così lontano dalle proprie inclinazioni costituzionalmente coprofile; non era in alcun modo degradante venire al mondo come un mucchio di feci che il disgusto non aveva ancora condannato. La teoria cloacale, esatta nel caso di tanti animali, era la più ovvia e la sola che potesse imporsi come probabile al bambino piccolo.

Stando così le cose, era soltanto logico che il bambino non ammettesse il doloroso privilegio della donna di partorire bambini. Se i bambini vengono partoriti attraverso l’ano, l’uomo può partorire non meno della donna. Il maschietto può quindi anche fantasticare di mettere lui stesso al mondo dei bambini, senza che per questo occorra incolparlo di inclinazioni femminili. Egli si limita in tal modo a manifestare il suo erotismo anale ancora desto.

Teorie sessuali dei bambini, 1908,  Opere Vol. 5


… molti, forse la maggior parte dei bambini, e in ogni caso quelli più dotati, attraversano sin dal terz’anno circa di vita un periodo che si potrebbe designare il periodo dell’esplorazione sessuale infantile. La voglia di sapere nei bambini di questa età, per quel che ne sappiamo, non nasce in modo spontaneo ma è destata dall’impressione di un evento importante: dalla nascita, avvenuta o paventata per esperienza esterna, di un fratellino o di una sorellina, in cui il bambino vede una minaccia per i suoi interessi egoistici. L’indagine si concentra sul problema di dove vengano i bambini, proprio come se il bambino cercasse mezzi e vie per impedire un evento così indesiderato. Abbiamo sperimentato con stupore che il bambino non dà credito alle informazioni che gli sono date, ricusa per esempio, energicamente, la favola della cicogna, così ricca di significato mitologico; che fa risalire da questo atto di incredulità la propria autonomia intellettuale e si sente spesso in seria opposizione all’adulto, cui non perdona mai più di averlo defraudato, in questa circostanza, della verità. Egli indaga per proprio conto, indovina che il bambino si trova nel ventre materno e, guidato dagli impulsi della propria sessualità, costruisce ipotesi sulla provenienza del bambino dall’atto del mangiare, sulla sua nascita dall’intestino, sulla parte avuta dal padre, così difficile da comprendere, e sospetta già allora l’esistenza dell’atto sessuale, che gli sembra alcunché di ostile e brutale. Ma dato che la sua costituzione sessuale non è ancora all’altezza del compito generativo, la sua indagine sulla provenienza dei bambini deve anch’essa arenarsi ed essere abbandonata perché insolubile. L’impressione di questo scacco nella prima prova di autonomia intellettuale sembra essere durevole e profondamente deprimente.

Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910, (primo paragrafo), Opere Vol. 6


La nascita viene regolarmente espressa nel sogno mediante un riferimento all’acqua: ci si precipita in acqua o si esce dall’acqua, cioè si partorisce o si è partoriti. Ora non dimentichiamo che questo simbolo può far riferimento in due modi alla realtà della storia evolutiva: non solo tutti i mammiferi terrestri, compresi i progenitori dell’uomo, hanno avuto origine da animali acquatici – questo sarebbe il dato di fatto più remoto –, ma anche ogni singolo mammifero, ogni uomo, ha trascorso nell’acqua la prima fase della propria esistenza, cioè ha vissuto come embrione nel liquido amniotico nel grembo della madre e con la nascita è uscito dall’acqua.

Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17, (Lezione 10. Il simbolismo nel sogno),  Opere Vol. 8


Per quanto riguarda l’affetto d’angoscia, crediamo di sapere di quale impressione primordiale sia la ripetizione: riproduce l’atto della nascita, nel quale ha luogo quel misto di sentimenti spiacevoli, di impulsi di scarica e di sensazioni corporee che è divenuto il prototipo dell’effetto prodotto da un pericolo mortale e che da allora viene da noi ripetuto come stato d’angoscia. L’enorme incremento di stimoli, dovuto all’interruzione del ricambio del sangue (ossia della respirazione interna), fu allora la causa dell’esperienza d’angoscia: la prima angoscia fu dunque un’angoscia tossica. Il termine “angoscia” – angustiae, Enge – sottolinea il carattere del restringimento del respiro, che allora fu presente come conseguenza della situazione reale e che oggi viene quasi sempre riprodotto nell’affetto. Riconosciamo anche come ricco di implicazioni il fatto che quel primo stato d’angoscia ebbe origine dalla separazione dalla madre.

Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17, (Lezione 25. L’angoscia),  Opere Vol. 8


Nell’uomo e negli animali superiori sembra che l’atto della nascita, in quanto prima esperienza individuale di angoscia, abbia conferito aspetti caratteristici all’espressione dell’affetto d’angoscia in genere. Non dobbiamo però sopravvalutare questa connessione, e, pur riconoscendola, non dobbiamo trascurare il fatto che un simbolo affettivo per la situazione del pericolo è una necessità biologica, e sarebbe stato creato in ogni caso. Considero altresì ingiustificato ritenere che per ogni esplosione d’angoscia debba avvenire nella vita psichica un che di equivalente alla riproduzione della situazione della nascita.

Inibizione, sintomo e angoscia, 1925 (capitolo 2),  Opere Vol. 10


La prima esperienza angosciosa, almeno per l’uomo, è la nascita, la quale significa, obiettivamente, la separazione dalla madre; la nascita potrebbe anzi essere paragonata a una evirazione che la madre subisce (in base all’equivalenza bambino = pene). Ora, sarebbe molto soddisfacente se l’angoscia, quale simbolo di una separazione, si ripetesse per ogni separazione ulteriore; ma l’apprezzamento di questa corrispondenza ci è purtroppo impedito dal fatto che la nascita non viene soggettivamente vissuta come una separazione dalla madre, in quanto questa, quale oggetto, è del tutto sconosciuta al feto, che è totalmente narcisistico.

Inibizione, sintomo e angoscia, 1925 (capitolo 7),  Opere Vol. 10


L’appariscente concordanza per cui tanto l’angoscia della nascita quanto quella del poppante riconoscono la condizione della separazione dalla madre, non richiede alcuna interpretazione psicologica; essa si spiega biologicamente in modo abbastanza semplice in base al fatto che la madre, la quale ha appagato fin dall’inizio tutti i bisogni del feto mediante le organizzazioni del suo corpo, prosegue la sua funzione in parte con altri mezzi anche dopo la nascita. Tra la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta più continuità di quel che non ci lasci credere la impressionante cesura dell’atto della nascita. L’oggetto materno psichico sostituisce per il bambino la situazione fetale biologica. Non per questo possiamo però dimenticare che nella vita intrauterina la madre non era un oggetto e che allora di “oggetti” non ce n’erano.

Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di Lezioni), 1932, (Lezione 32.  Angoscia e vita pulsionale),  Opere Vol. 11


Nella nascita, come in ogni situazione di pericolo, l’essenziale è che essa provoca nell’esperienza psichica uno stato di tesa eccitazione, che viene avvertito come dispiacere e che non può essere dominato mediante discarico. Chiamiamo un tale stato, di fronte al quale gli sforzi del principio di piacere falliscono, momento traumatico.

Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di Lezioni), 1932, (Lezione 32.  Angoscia e vita pulsionale),  Opere Vol. 11