Sommario
Gli aforismi del Maestro Sigmund Freud
Sadismo e Masochismo
SADISMO E MASOCHISMO L’inclinazione a infliggere sofferenza all’oggetto sessuale o a riceverne, tra tutte le perversioni la più frequente e significativa, è stata chiamata nei due modi in cui si struttura, quello attivo e quello passivo, “sadismo” e “masochismo” (passivo) da Krafft-Ebing. Altri autori preferiscono la designazione più ristretta di “algolagnia”, che sottolinea il piacere della sofferenza, la crudeltà, mentre nei nomi scelti da Krafft-Ebing è posto in primo piano il piacere per ogni specie di umiliazione e assoggettamento.
È facile indicare le radici nella normalità per l’algolagnia attiva, il sadismo. La sessualità della maggior parte degli uomini si rivela mescolata a una certa aggressività, all’inclinazione alla sopraffazione, il cui significato biologico potrebbe risiedere nella necessità di superare la resistenza dell’oggetto sessuale anche diversamente che con gli atti del corteggiamento. Il sadismo corrisponderebbe allora a una componente aggressiva della pulsione sessuale, resasi indipendente ed esagerata, che usurpa per spostamento la posizione principale.
Nel linguaggio comune il concetto di sadismo oscilla da un atteggiamento meramente attivo, poi violento, verso l’oggetto sessuale fino al punto in cui il soddisfacimento è legato in modo esclusivo alla sottomissione e al maltrattamento dell’oggetto stesso. A rigore, solo quest’ultimo caso estremo può pretendere il nome di perversione.
Analogamente, la designazione di masochismo abbraccia tutti gli atteggiamenti passivi verso la vita sessuale e l’oggetto sessuale, e di questi l’estremo appare essere la congiunzione del soddisfacimento col patimento di dolore fisico o psichico cagionato dall’oggetto sessuale. Il masochismo come perversione sembra allontanarsi dalla meta sessuale normale più del sadismo; ed è lecito innanzitutto dubitare se esso si presenti in modo primario o piuttosto non sorga regolarmente per una trasformazione dal sadismo. Spesso si può riconoscere che il masochismo non è nient’altro che una prosecuzione del sadismo rivolto contro la propria persona, la quale fin dall’inizio tiene il luogo dell’oggetto sessuale. L’analisi clinica di casi estremi di perversione masochistica rivela la collaborazione di una grande serie di fattori (complesso di evirazione, senso di colpa) i quali esagerano e fissano l’originaria impostazione sessuale passiva.
La sofferenza, che qui viene superata, si pone sulla stessa linea del disgusto e del pudore, i quali si opponevano come momenti di resistenza alla libido.
Il sadismo e il masochismo occupano fra le perversioni una posizione particolare, poiché la coppia antitetica attività-passività che ne è alla base appartiene ai caratteri generali della vita sessuale.
Tre saggi sulla vita sessuale, 1905, Primo saggio: Le aberrazioni sessuali, Opere, Vol. 4
Che la crudeltà e la pulsione sessuale siano intimamente connesse ce lo insegna senza alcun dubbio la storia della civiltà umana, ma nell’illustrazione di questo nesso non si è mai andati oltre l’accentuazione dell’elemento aggressivo nella libido. Secondo certi autori, questa aggressività mescolata alla pulsione sessuale è propriamente un resto di appetiti cannibaleschi, vi compartecipa dunque l’apparato di impossessamento che serve a soddisfare l’altro grande bisogno, ontogeneticamente più antico. Si è anche affermato che ogni dolore contiene in sé e per sé la possibilità di una sensazione di piacere. Limitiamoci all’impressione che questa perversione non è stata affatto spiegata in un modo soddisfacente e che probabilmente in essa più impulsi psichici si uniscono in un effetto.
La caratteristica più sorprendente di questa perversione risiede però nel fatto che di regola se ne incontra la forma attiva e passiva nella stessa persona. Chi prova piacere a infliggere dolore agli altri in relazioni sessuali è anche capace di godere il dolore come un piacere che da queste può derivare. Un sadico è sempre in pari tempo anche un masochista, sebbene l’aspetto attivo o quello passivo della perversione possa essere in lui più fortemente sviluppato e costituire la sua attività sessuale prevalente.
Vediamo, così, che certe inclinazioni alla perversione si presentano come coppie di contrari, e ciò, con riguardo al materiale che sarà addotto, può assumere un alto significato teorico. È inoltre evidente che l’esistenza della coppia di contrari sadismo-masochismo non può essere senz’altro dedotta dall’intervento dell’aggressività. Al contrario si sarebbe tentati di porre in relazione questa coppia di contrari esistenti contemporaneamente con la coppia di contrari maschile-femminile, congiunta nella bisessualità, al posto della quale in psicoanalisi si deve introdurre frequentemente la coppia attivo-passivo.
Tre saggi sulla vita sessuale, 1905, Primo saggio: Le aberrazioni sessuali, Opere, Vol. 4
Sappiamo che dopo la ripulsa della nanja [par. 3] e la conseguente repressione dell’esordiente attività genitale la sua vita sessuale (L’Uomo dei Lupi n.d.r.) si era sviluppata in direzione del sadismo e del masochismo. Tormentava e maltrattava piccoli animali, immaginava di percuotere cavalli e al tempo stesso di essere percosso in qualità di erede al trono. Nel sadismo egli serbò l’antica identificazione con il padre, mentre nel masochismo elevò il padre stesso a oggetto sessuale. Egli si trovava dunque in pieno in quella fase dell’organizzazione pregenitale in cui io ravviso la disposizione alla nevrosi ossessiva.
Dalla storia di una nevrosi infantile (storia clinica dell’uomo dei lupi), 1914, 6. La nevrosi ossessiva, Opere, Vol. 7
La seduzione continua a esercitare la sua influenza facendo in modo che sia serbata la passività della meta sessuale. Essa trasforma ora gran parte del sadismo in masochismo, che del sadismo è il corrispettivo in forma passiva. Ci si può domandare, d’altra parte, se sia lecito mettere tutto intero il carattere della passività sul conto della seduzione, dal momento che la reazione del bambino, già all’età di un anno e mezzo, quando aveva assistito al coito dei genitori, si era rivelata prevalentemente passiva. Il concomitante eccitamento sessuale s’era manifestato sotto la forma di una evacuazione intestinale, evacuazione nella quale va peraltro individuata anche una componente attiva. A lato del masochismo, che domina le tendenze sessuali del bambino e si manifesta in fantasie, anche il sadismo permane, e si esercita contro piccoli animali.
Dalla storia di una nevrosi infantile (storia clinica dell’uomo dei lupi), 1914, 9. Ricapitolazione e problemi, Opere, Vol. 7
Per la coppia antitetica sadismo-masochismo il processo può essere descritto nel modo seguente:
a) Il sadismo consiste nell’esercizio della violenza e della forza contro un’altra persona assunta quale oggetto.
b) Questo oggetto viene abbandonato e sostituito dalla propria persona. Con il volgersi della pulsione sulla propria persona si compie pure la conversione della meta pulsionale attiva in meta pulsionale passiva.
c) Viene nuovamente cercata, quale oggetto, una persona estranea, la quale deve assumere, in seguito al cambiamento determinatosi nella meta, il ruolo di soggetto.
Il caso c) costituisce quel che comunemente viene designato come masochismo. Il soddisfacimento è anche in esso ottenuto lungo la via dell’originario sadismo giacché l’Io passivo si traspone fantasmaticamente nella posizione precedentemente assunta, che ora è stata ceduta al soggetto estraneo. È assai dubbio che possa esistere un soddisfacimento masochistico più diretto; né sembra verificarsi la comparsa di un masochismo originario non derivato dal sadismo nel modo che abbiamo indicato. Che l’ipotesi della fase b) non sia superflua risulta dal comportamento della pulsione sadica nella nevrosi ossessiva. Qui infatti troviamo il volgersi della pulsione sulla propria persona senza un atteggiamento di passività nei confronti di una persona nuova; la trasformazione procede solo fino alla fase b); la voglia di tormentare diventa autotormento, autopunizione, non masochismo. Il verbo attivo non si fa passivo, ma assume una forma media riflessiva.
La comprensione del sadismo viene resa anche più difficile dal fatto che questa pulsione, accanto alla sua meta generale, o meglio all’interno di essa, sembra tendere a uno scopo tutto particolare: non solo scoraggiare e sopraffare, ma, in aggiunta, arrecare dolore. Ebbene la psicoanalisi sembra indicare che l’infliggere dolore non ha niente a che fare con gli originari comportamenti finalizzati della pulsione. Il bambino sadico non prende in considerazione il fatto di arrecare dolore né si propone di farlo. Tuttavia, una volta compiuta la trasformazione in masochismo, il dolore si adatta perfettamente a fornire una meta passiva masochistica; abbiamo infatti motivo di ritenere che anche le sensazioni di dolore – come altre sensazioni spiacevoli – invadano il campo dell’eccitamento sessuale e producano uno stato di piacere in grazia del quale ci si acconcia anche all’esperienza spiacevole del dolore. Una volta che il subire dolori si sia trasformato in meta masochistica, può prodursi regressivamente anche la meta sadica del recare dolore: il quale, mentre viene suscitato in altre persone, procura un godimento masochistico nello stesso soggetto che si identifica con l’oggetto che soffre. Naturalmente ciò che in entrambi i casi procura il godimento non è il dolore in quanto tale, ma l’eccitamento sessuale concomitante: e ciò, nel caso del sadismo, in una forma particolarmente opportuna. Il godimento suscitato dal dolore sarebbe quindi una meta originariamente masochistica, che tuttavia può trasformarsi in meta pulsionale soltanto nell’individuo originariamente sadico.
Per amore di completezza, aggiungerò che la compassione non può esser descritta come un esito della trasformazione pulsionale occorrente nel sadismo, e richiede invece la concezione di una formazione reattiva nei confronti della pulsione.
Introduzione alla psicoanalisi ed altri scritti, Metapsicologia, 1915, Pulsioni e loro destini, Opere Vol. 8
La trasformazione del sadismo in masochismo sembra verificarsi per influsso del senso di colpa che concorre all’atto di rimozione. La rimozione si esplica dunque qui con un triplice effetto: rende inconsci gli esiti dell’organizzazione genitale, costringe quest’ultima a regredire allo stadio precedente sadico-anale, e trasforma il sadismo di questo stadio in masochismo; tale masochismo è passivo e in un certo qual senso di nuovo narcisistico. Il secondo di questi tre effetti è reso possibile dalla fragilità (che in questi casi bisogna presupporre) dell’organizzazione genitale; il terzo diventa obbligatorio perché il senso di colpa non può accettare il sadismo, così come non accetta la scelta oggettuale incestuosa, effettuata sul piano genitale. D’altra parte, donde provenga il senso di colpa stesso le analisi non dicono. Pare sia un apporto della nuova fase in cui entra il bambino e, quando dura, sembra corrispondere a una formazione cicatriziale analoga a quella del senso d’inferiorità. In base al nostro orientamento, finora ancora incerto, sulla struttura dell’Io, siamo propensi ad attribuire il senso di colpa a quella istanza che si contrappone come coscienza critica al resto dell’Io.
L’Io e l’Es ed altri scritti, Un bambino viene picchiato, 1919, Opere vol. 9
Abbiamo sempre riconosciuto la presenza di una componente sadica nella pulsione sessuale; come sappiamo, essa può rendersi autonoma e, sotto forma di perversione, dominare tutti gli impulsi sessuali di un individuo. Essa compare anche, come pulsione parziale dominante, in una di quelle che ho chiamato “organizzazioni pregenitali”. Ma come è possibile derivare la pulsione sadica, che mira a danneggiare l’oggetto, dall’Eros che preserva la vita? Non si potrebbe supporre che questo sadismo sia in realtà una pulsione di morte che a causa della libido narcisistica è stata costretta a staccarsi dall’Io, per cui può manifestarsi soltanto in relazione all’oggetto? Il sadismo entra al servizio della funzione sessuale nel modo seguente: nella fase orale di organizzazione della libido l’impossessamento erotico coincide ancora con l’annientamento dell’oggetto, più tardi la pulsione sadica si separa, e infine, nella fase del primato genitale, si subordina alla meta della riproduzione assumendosi la funzione di sopraffare l’oggetto sessuale nella misura in cui lo richiede l’esecuzione dell’atto sessuale. Si potrebbe dire addirittura che il sadismo espulso dall’Io ha indicato la strada alle componenti libidiche della pulsione sessuale, e che più tardi queste ultime si accalcano nell’oggetto. Quando il sadismo originario non si attenua né si mescola con altre pulsioni, si instaura, nella vita amorosa, la nota ambivalenza amore-odio.
Al di là del principio di piacere, 1920, Opere vol. 9
la designazione di masochismo abbraccia tutti gli atteggiamenti passivi verso la vita sessuale e l’oggetto sessuale, e di questi l’estremo appare essere la congiunzione del soddisfacimento col patimento di dolore fisico o psichico cagionato dall’oggetto sessuale. Il masochismo come perversione sembra allontanarsi dalla meta sessuale normale più del sadismo; ed è lecito innanzitutto dubitare se esso si presenti in modo primario o piuttosto non sorga regolarmente per una trasformazione dal sadismo. Spesso si può riconoscere che il masochismo non è nient’altro che una prosecuzione del sadismo rivolto contro la propria persona, la quale fin dall’inizio tiene il luogo dell’oggetto sessuale. L’analisi clinica di casi estremi di perversione masochistica rivela la collaborazione di una grande serie di fattori (complesso di evirazione, senso di colpa) i quali esagerano e fissano l’originaria impostazione sessuale passiva.
Tre saggi sulla vita sessuale, 1905, Primo saggio: Le aberrazioni sessuali, Opere, Vol. 4
La discussione delle nostre fantasie di percosse contribuisce ben poco a chiarire la genesi del masochismo. Sembra in primo luogo confermato che il masochismo non sia una manifestazione pulsionale primaria, che esso derivi piuttosto dal volgersi del sadismo contro la persona stessa del soggetto, in virtù, perciò, di una regressione da un oggetto all’Io. Se anche si devono ammettere sin dall’inizio, soprattutto nella donna, pulsioni aventi una meta passiva, la passività non è ancora tutto il masochismo; di esso fa parte integrante anche il carattere di dispiacere, che in un appagamento pulsionale appare così strano. La trasformazione del sadismo in masochismo sembra verificarsi per influsso del senso di colpa che concorre all’atto di rimozione. La rimozione si esplica dunque qui con un triplice effetto: rende inconsci gli esiti dell’organizzazione genitale, costringe quest’ultima a regredire allo stadio precedente sadico-anale, e trasforma il sadismo di questo stadio in masochismo; tale masochismo è passivo e in un certo qual senso di nuovo narcisistico.
L’Io e l’Es ed altri scritti, Un bambino viene picchiato, 1919, Opere vol. 9
Osservazioni cliniche ci avevano costretti, in passato, a ritenere che il masochismo, e cioè la pulsione parziale complementare al sadismo, debba essere inteso come un sadismo che è tornato a rivolgersi contro l’Io del soggetto. Ma una pulsione che abbandona l’oggetto per indirizzarsi sull’Io non è affatto diversa, in linea di principio, da una pulsione che compie il movimento inverso – dall’Io all’oggetto – tema di cui ci stiamo attualmente occupando. Il masochismo, e cioè il volgersi della pulsione contro l’Io del soggetto, sarebbe dunque in realtà un ritorno a una fase precedente della storia della pulsione stessa, sarebbe una regressione. L’interpretazione del masochismo che avevo dato in passato dovrebbe essere rettificata in un punto, perché troppo perentoria: il masochismo potrebbe anche avere carattere primario, possibilità che avevo allora escluso.
Al di là del principio di piacere, 1920, Opere vol. 9
Ritorniamo al masochismo. Esso si presenta alla nostra osservazione in tre forme: come condizione dell’eccitamento sessuale, come un modo di esprimersi della natura femminea e come norma di comportamento nella vita (behaviour). Possiamo quindi distinguere fra un masochismoerogeno, un masochismo femmineo e un masochismo morale. Il primo, il masochismo erogeno – il piacere del dolore – è anche alla base delle altre due forme di masochismo; il suo fondamento va ricercato in fattori di ordine biologico e costituzionale, ed esso ci risulta incomprensibile finché non ci decidiamo a formulare alcune ipotesi intorno ad argomenti estremamente oscuri. La terza forma in cui si manifesta il masochismo, che in un certo senso è di tutte la più importante, solo recentemente è stata determinata dalla psicoanalisi come senso di colpa, perlopiù inconscio; eppure tale manifestazione può già essere completamente spiegata e inscritta nel contesto delle nostre conoscenze. Il masochismo femmineo, invece, è quello che meglio e più direttamente risulta accessibile alla nostra osservazione, è la forma meno enigmatica di masochismo e può essere considerata in tutti i suoi aspetti e rapporti.
Inibizione, sintomo e angoscia, 1924, Il problema economico del masochismo, Opere vol. 10
si può dire che la pulsione di morte che opera nell’organismo – il sadismo originario – coincide perfettamente col masochismo. Dopo che la parte maggiore di quest’ultimo è stata estroflessa e portata sugli oggetti, all’interno dell’organismo permane, come suo residuo, il masochismo erogeno vero e proprio, che da un lato è diventato una componente della libido, e dall’altro continua ad assumere come oggetto lo stesso soggetto. Questo masochismo sarebbe dunque una testimonianza e un residuo di quella fase dello sviluppo in cui ha avuto luogo la fusione della pulsione di morte e dell’Eros, che tanta importanza ha per la vita. Non ci sorprenderà di sentire che in determinate circostanze il sadismo (o pulsione distruttiva) che è stato rivolto e proiettato verso l’esterno, può nuovamente essere introiettato, diretto verso l’interno, regredendo in tal modo alla sua situazione precedente. Esso dà luogo allora al masochismo secondario, che viene ad aggiungersi al masochismo originario.
Inibizione, sintomo e angoscia, 1924, Il problema economico del masochismo, Opere vol. 10
La terza forma di masochismo, il masochismo morale, è degno di nota soprattutto perché il suo rapporto con ciò a cui attribuiamo il carattere della sessualità è meno saldo. Tutte le altre sofferenze masochistiche sottostanno alla condizione di provenire dalla persona amata, di essere sopportate per suo ordine; questa clausola viene meno nel masochismo morale. Ciò che conta è la sofferenza in sé; che sia imposta da una persona amata o indifferente, è una circostanza che non ha alcun rilievo; può anche essere causata da poteri o situazioni impersonali: sempre, quando esiste la prospettiva di ricevere uno schiaffo, il vero masochista porge la guancia. Parrebbe molto ovvio spiegare questo comportamento senza chiamare in causa la libido e limitandosi a supporre che qui la pulsione distruttiva sia stata nuovamente diretta verso l’interno e ora infierisca contro la propria persona; tuttavia, il fatto che l’uso linguistico non abbia rinunciato alla connessione fra questa norma di comportamento e l’erotismo, e chiami masochisti anche coloro che danneggiano in questo modo sé medesimi, dovrebbe avere un qualche significato.
Inibizione, sintomo e angoscia, 1924, Il problema economico del masochismo, Opere vol. 10
Il masochismo morale diventa così una testimonianza lampante dell’esistenza dell’impasto pulsionale. La sua pericolosità deriva dal fatto che esso trae origine dalla pulsione di morte, corrispondendo a quella parte di essa che non è stata estroflessa sotto forma di pulsione distruttiva. Ma poiché d’altra parte esso ha il significato di una componente erotica, perfino l’autodistruzione della persona non può compiersi senza soddisfacimento libidico.
Inibizione, sintomo e angoscia, 1924, Il problema economico del masochismo, Opere vol. 10