La  Condizione Epistemica

        L’insieme di un anfratto o fenditura nella roccia, in cui viene deposto un cadavere fornito di cibarie e decorato con ocra rossa, costituisce indiscutibilmente un ossimoro, cioè una struttura immaginativa che si forma accostando nel medesimo enunciato pensieri ed emozioni contrastanti e divergenti, quali, appunto, quelli che riproducono l’idea di ‘defunto/vivente’, che sappiamo essere ben presente ed operante già nei Pre-Sapiens. L’etimo greco ci segnala la vera natura di un processo prettamente intrapsichico solo apparentemente insensato ed illogico ma di rara acutezza. L’ossimoro è innanzitutto un’immagine mentale che rappresenta due termini intrinsecamente inconciliabili tra loro ma uno di essi ha sempre una funzione prevalente nei confronti dell’altro (nell’esempio citato, la vita predomina sulla morte): si tratta quindi di una combinazione scelta deliberatamente da chi formula il messaggio, stilisticamente mai casuale, tale da creare un contrasto paradossale, ottenendo spesso effetti iconici strabilianti, persino ipnotici, in quanto tutto il processo si basa apertamente sul disconoscimento del principio di non contraddizione. Le composizioni figurali che ne risultano assumono quindi il valore di assoluti soprasensibili, per propria natura non sottoponibili ad alcuna verifica critica. L’informazione prevede pertanto che un’affermazione e la sua simmetrica negazione siano contemporaneamente presenti e valide, di conseguenza la comunicazione stessa si organizza attorno al dualismo di tale assioma. Moltissimi simboli universali o archetipali espressi nell’Arte Rupestre, quali labirinti, spirali, intrecci e nodi, croci gammate, segni zigzaganti o puntinati, Oranti grandi-mani, scale, etc., sono in sostanza metalogismi, in  cui l’antinomia tra significati contrari viene superata in funzione del postulato inconfutabile che la stessa cosa esista e non esista, abbia e non abbia alcune qualità, eserciti grande attrazione e al contempo induca profonda avversione. Un’enorme varietà di grafemi primordiali, che siano pittogrammi, ideogrammi o psicogrammi come definiti da E.Anati, si struttura secondo tale biunivocità inversa, in quanto vi si descrivono realtà o entità che assumono valori contrapposti a seconda del caso o del momento, per esempio: animali, umani o cose dotati di funzioni apotropaiche posseggono al contempo influenze malefiche. È questo anche il caso della sterminata produzione di figure chimeriche (zoomorfe, antropo-zoomorfe, antropo-fitomorfe et similia), all’interno delle quali l’immanenza del principio di non contraddizione e quello di realtà viene deliberatamente annullata a favore di una esplosione di creazioni che competono la trascendenza di assunti universali e ultraterreni, elaborabili solo nell’ immaginario e poi trasferiti nella roccia o nella produzione mobiliare. Per utilizzare un ossimoro tipicamente contemporaneo e molto diffuso, l’Arte Rupestre, fin dal suo apparire nei suoi precursori Pre-Sapiens, si costruisce in massima parte sull’iconica diuna Realtà Virtuale che si sviluppa in dimensioni parallele e coesistenti a quella della fisica oggettiva.

    Penso che tutti gli Studiosi possano concordare sull’evidenza che fin dal suo apparire nel Sapiens si manifesti esplicitamente un’emergenza creativa, che sospinge la Specie ad occuparsi di realtà metafisiche in sincronismo con le realtà tangibili e concrete, a tal punto che forse sarebbe possibile affermare che è solo progettando ed elaborando la metafisica che la Specie può avvicinarsi alla conoscenza della fisica ambientale ed oggettivasolo riflettendo sull’essenza profonda e intima delle cose, sul valore della vita e sul fine ultimo dell’esistenza (cfr.: E.Anati : «I Primordi della Filosofia») il Sapiens tenta di comprendere i principia che regolano i molteplici universi che abita in simultanea, mondi terreni ed ultraterreni, spazi naturali e sovrannaturali, esperienze percettive e sensazioni magiche, sollecitazioni vigili e stimolazioni oniriche. In questa dimensione, il termine “Metafisica” esprime molto bene la natura del processo di esplorazione di fenomeni che si situano oltre il limitato orizzonte dell’esperienza sensoriale, per tentare di raggiungere una base comune su cui tutte le osservazioni particolari possano convergere e fondersi al fine di specificarne le norme generali (cioè le cause e i principi che reggono le cose). Il termine “metafisica” non è dunque casuale poiché contempla la nascita dell’idea, intesa come rappresentazione di un oggetto in assenza della realtà fisica dell’oggetto stesso, avvio di un lungo percorso che portò all’innovazione, ovvero all’uso condiviso da parte di un gruppo sociale (Clan) delle applicazioni pratiche dell’idea stessa. Così, con l’andare del tempo, s’iniziò a trattare dei problemi relativi alla genesi e alla formazione del mondo e ad indicare in via non più provvisoria quelle parti di sapere incentrate sui fondamenti ultimi e costitutivi delle cose, per descrivere il modo in cui i diversi schemi operativi vengono combinati in una struttura coerente, includente tutte le entità significanti e le loro relazioni reciproche in un determinato dominio. Si veniva in tal modo a definire un’ “ontologia delle Origini ” – o scienza dell’essere – oppure una”gnoseologia preistorica“- o scienza del conoscere – entrambe confluenti in quell’universale, complesso ed inesauribile fenomeno che solo per comodità definiamo nei termini riduttivi di “Animismo –Sciamanesimo” ma che in realtà può essere considerato come il momento supremo del pensiero primordiale, iscritto nell’Arte Rupestre, che funge da caposaldo e cardine unificante di ogni giudizio, in quanto si occupa del principio primo che regola ogni realtà, ambientale, spirituale, magica ed onirica. Il pensiero magico – animistico, con il suo illimitato corollario di simboli, riti e miti e con tutte le evidenti limitazioni superstiziose, analogiche ed irrazionali che esso comporta, si pone tuttavia come fondamentale ed inevitabile elemento di aggregazione, organizzazione, espansione e trasformazione nella genesi e nell’evoluzione del pensiero umano

Stati di coscienza e plasticità neuronale

A un primo livello d’osservazione, nel Sapiens il sistema mnestico primario, ossia la facoltà d’ immagazzinare tracce delle esperienze vissute sotto forma di proto – attività capaci a loro volta di dirigere azioni e movimenti anche complessi, corrisponde grosso modo alla memoria sensorio motoria preordinata dalla filogenesi animale, ben operante nei primi Ominidi del Paleolitico Inferiore. Tuttavia, tale sistema proprio nel Sapiens si specifica anche come variabile evolutiva che interviene tra lo stimolo coattivo dell’ informazione genotipica e la varianza della risposta fenotipica adattativa. È pertanto definibile per il numero dei gradi di libertà che esso permette d’immettere nel sistema, cioè dei parametri caratteristici del sistema stesso che si possono far mutare senza alterarne irreversibilmente l’equilibrio. Infatti, l’elemento genetico – ereditario fondamentale che occorre considerare nella Specie umana è la plasticità inter e intra sinaptica che modula in continuazione la variabilità delle risposte in funzione del Principio del Piacere e della gratificazione del Principio di Realtà. Il sistema nervoso centrale umano è una fittissima rete di collegamenti: è costituito da almeno trenta miliardi di neuroni ad elevata densità d’interconnessione (sinapsi), come minimo il quadruplo dei neuroni corticali delle scimmie più evolute. Inoltre, nel Sapiens tale infinita grandezza di possibilità di nessi e correlazioni è a sua volta esponenzialmente incrementata da una straordinaria plasticità sinaptica, ovvero dalla capacità del sistema nervoso di migliorare l’efficienza di funzionamento delle connessioni tra neuroni, di instaurarne di nuove oppure eliminarne alcune. Questa proprietà permette al sistema nervoso di modificare la sua funzionalità e la sua struttura in forma più o meno duratura e in modo dipendente dagli eventi che lo influenzano, come, ad esempio, l’esperienza. È proprio tale caratteristica neurobiologica che si ritiene alla base dei costituenti della memoria e degli episodi di apprendimento. Episodi di plasticità sinaptica includono l’aumento o la riduzione dell’efficienza di trasmissione in un insieme di connessioni, quali il potenziamento a lungo termine (Long term potentiation o LTP) che consolida il ricordo, o la depressione a lungo termine (Long term depression o LTD) che determina  la dimenticanza. La plasticità sinaptica, insieme alla plasticità intrinseca (che comprende i fenomeni di modificazione della struttura dei neuroni, includendo dendriti e assoni) e la plasticità strutturale (che riguarda la struttura delle reti di neuroni, includendo la formazione di nuovi neuroni o genesi neurale) definiscono pertanto il complesso fenomeno della plasticità neuronale (o neuro plasticità).
Le oscillazioni nell’efficienza d’interconnessione sinaptica si traducono operativamente  nella fluttuazioni degli stati di Coscienza. Per brevità è possibile raffigurarsi tali trasformazioni provvisorie come un gradiente di funzionamenti progressivi, che dallo stato di base di minima coscienza vegetativa si muovono in direzione del massimo stato di vigilanza, che, come ultimo stadio evolutivo, comporta la stabilizzazione dell’auto- coscienza, esperita come entità unitaria, coerente ed immersa negli elementi percepibili e riconoscibili di un ambiente spazio-temporale familiare, omogeneo e non contradditorio, da cui possono scaturire elaborazioni complesse di pensiero e nuove strategie d’azione.  Ogni evento di mutazione nell’efficienza di trasmissione sinaptica, prima fra tutti l’attività metabolica e la sua varianza, implica una trasformazione nella qualità della coscienza, che può così assumere tutti i valori intermedi che vanno dal torpore comatoso al disorientamento confuso-onirico, dallo smarrimento febbricitante dovuto a infezioni, alle allucinosi legate all’uso di sostanze psicotrope, fino a giungere alle visioni stuporose tipiche delle trance mistico-religiose di natura auto-ipnotica. Il vero problema è che il cosiddetto stato di “vigilanza α”, ossia il principale livello di vigilanza  che corrisponde alla consapevolezza massima di sé, del Principio di Realtà e del Principio di non contraddizione, ha un costo di funzionamento energetico elevatissimo (in termini di scambi chimico-fisici, consumo di ossigeno e di flussi d’irrogazione sanguinea),  per cui  riesce a mantenersi solo per periodi molto limitati, degradandosi velocemente in stati di coscienza intermedi ma meno energivori, in cui lo stato di veglia non necessariamente è associato alla consapevolezza immediata di ciò che accade nel mondo circostante. Forme di pensiero più o meno obnubilato, dove il desiderio può facilmente propagarsi ed auto-soddisfarsi, quali fantasticherie diurne, impressioni ipnopompiche o ipnagogiche, (in cui il cervello produce sensazioni, in particolare visive e uditive, che, pur non essendo reali, vengono percepite come tali anche in modo assai vivido) ed altre svariate forme di esperienze illusorie che coinvolgono essenzialmente la vista, l’udito, e soprattutto il ragionamento, costituiscono nel Sapiens il sostrato intrapsichico originario e costitutivo.  A sprazzi, secondo oscillazioni fisiologiche ed indispensabili, viene ad innestarsi  su tale supporto la straordinaria capacità di sviluppare funzioni logiche superiori, che permettono l’accesso alla comprensione di sé stessi e del mondo-ambiente, tramite l’osservazione dei fenomeni fisici, la misurazione di grandezze e proprietà dei corpi, l’elaborazione di ipotesi esplicative ed infine la formulazione di verifiche empiriche, fino a pervenire a una causalità rappresentativa concettuale, che comporta l’introduzione di sequenze di dati non direttamente esperibili nel campo sensoriale (cfr.: la scoperta del tornio, degli altiforni, dei sistemi idraulici, ecc.). A partire da questi processi  si ottiene una reale comprensione dei legami, anche teorici, di causa ed effetto e non più una semplice osservazione empirica di accadimenti messi in correlazione casuale ed imprevedibile dal pensiero sensorio – motorio di tipo magico- animistico, che comunque  si mantiene come programmazione basale e costitutiva dell’attività sinaptica. È per tale ragione, per esempio, che il Cielo sin dalle Origini si affolla di entità caotiche, misteriose, orripilanti o benevolenti e , al contempo, si riordina secondo profonde conoscenze delle leggi che regolano i moti degli astri.

     Sorge spontanea a questo punto la domanda se tutta l’imponente produzione artistica rupestre, perlomeno nei suoi aspetti più magici, simbolici e spirituali, a volte incomprensibili, ossia metafisici, non sia stata imposta dall’emergenza scandita da stati di bisogno di natura traumatica (fame, freddo, malattia, paura, lutto, solitudine), che hanno delegato alle immagini illusorie il compito di ridurre il livello di un’eccitazione interna talmente ingente ed insostenibile da minacciare la scomparsa della Specie. In quest’ottica, si sarebbe tentato di superare in modo magico- superstizioso ed onnipotente problemi che le strategie d’azione complesse non sarebbero state in grado di gestire né di risolvere. La mia ipotesi a riguardo è proprio che la spiritualità legata al mondo magico – animistico costituisca l’estrema barriera difensiva volta a demoltiplicare le probabilità di sopravvivenza del Sistema Sapiens, tramite la ricerca di fragili equilibri essenzialmente intra-psichici, sempre in bilico tra auto-convincimenti, perplessità e persuasioni condivise, che, sia pur illusorie o fallaci, lo hanno sorretto nel sopportare e superare le Crisi: senza la centralità mitico – cosmica della metafisica primordiale, il Sapiens si sarebbesicuramente estinto

© Pier Luigi Bolmida