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La costituzione del Comitato aveva consentito a Freud di condividere le proprie scoperte con collaboratori che avevano mostrato, per un certo periodo di tempo, di riuscire a gestire in modo soddisfacente la propria ambivalenza nei confronti del Maestro e della psicoanalisi. L’armonia che per dieci anni aveva legato i sei membri venne però messa a dura prova nel 1923, tanto che si rischiò lo scioglimento del gruppo. Tutto ebbe inizio a causa dei dissapori che emersero tra Rank e Jones sulla questione editoriale. La distanza geografica tra i due ebbe il suo peso, soprattutto quando tentarono nel 1919, di fondare la “English Press” per sostenere la “Verlag”. Le difficoltà che dovettero affrontare dopo la guerra furono innumerevoli ma, su tutte, la svalutazione della moneta, che procurò un aumento considerevole dei prezzi, e la lentezza dei mezzi di comunicazione a cui erano affidati i loro carteggi, ebbero un peso determinante. Non mancarono le difficoltà di ordine pratico: Rank, ad esempio, dovette in prima persona procurarsi i caratteri di stampa nei posti più strani, comperare lo carta e lo spago, preparare i pacchi per la spedizione che poi portava personalmente all’ufficio postale. Sorse inoltre l’esigenza di tradurre in inglese gli articoli, poiché, dopo la guerra, gli inglesi risposero con ostilità all’antico odio che i tedeschi avevano nutrito nei loro confronti. Questo comportò l’invio delle bozze a Londra perché ne prendesse visione Jones, con i comprensibili ritardi. In un primo momento si occupò Rank delle traduzioni, ma poiché non possedeva la dovuta padronanza dell’inglese, non poté essere all’altezza del compito, per cui venne inviato da Londra l’allora assistente editore di Jones, Eric Hiller che poté avvalersi, a Vienna, della disponibilità di Anna Freud. Gli anni 1921 e 1922 furono per gli psicoanalisti che praticavano a Londra, anni difficili. Si era delineata una situazione di marcata diffidenza nei loro confronti, tanto che venne richiesto ad un organo ufficiale, il Consiglio Medico Generale, di indagare sul loro operato. Questi malevoli tentativi vennero messi per fortuna a tacere dalla British Medical Association perché ritenuti privi di qualsivoglia fondamento.
I rapporti tra Jones e Rank continuarono a sfilacciarsi: quest’ultimo tentò di mettere in cattiva luce Jones agli occhi di Freud e di interferire nell’organizzazione del Congresso di Berlino del 1922, di cui Abraham era in gran parte responsabile.
La difficoltà di Rank a relazionarsi con Jones divenne manifesta quando, durante la riunione del Comitato, tenutasi a fine agosto del 1923, accusò Jones per un presunto sgarbo, chiedendone l’immediata espulsione dal Comitato. Nonostante Jones non ricordasse l’episodio, volle comunque porgere le scuse al collega con l’intento di stemperare i toni: le scuse vennero rifiutate e gli altri membri respinsero la richiesta di espulsione. Abraham, in particolar modo, prendendo le difese di Jones, divenne il nuovo oggetto dell’astio.
Verso la fine del 1923, all’insaputa dei membri del Comitato, ad eccezione di Freud, venne pubblicato il testo di Ferenczi e di Rank “Lo sviluppo della psicoanalisi“ e poco dopo il libro di Rank “Il trauma della nascita“, che né Freud né Ferenczi avevano mai letto, nonostante conoscessero le intenzioni dell’autore. Freud aveva a lungo meditato sull’argomento inerente la nascita, poiché riteneva che tale processo, ponendo il feto in pericolo di vita per soffocamento, divenisse il prototipo di tutti i successivi attacchi di angoscia. Rank attribuiva a tale avvenimento lo statuto di trauma, facendo risalire ad esso i successivi sforzi posti in atto dall’individuo per eliminarlo, riconducendo dunque l’origine delle nevrosi all’insuccesso del tentativo. Nel libro l’autore riportava il conflitto psichico al rapporto tra madre e figlio, valutando il conflitto con il padre, compreso il complesso di Edipo, come una forma mascherata del trauma della nascita. Secondo Rank, l’obiettivo che il trattamento psicoanalitico doveva prefiggersi, era quello di spingere il paziente, attraverso il transfert, a ripetere la situazione della nascita.
Nel 1923 Freud espresse le sue perplessità a Sachs in merito allo scritto di Rank, e quando seppe dello scetticismo presente tra i membri del Comitato, inviò la seguente lettera circolare:

Vienna,15 febbraio 1924

Liebe Freunde,
ho sentito da varie parti, non senza stupore, che le recenti pubblicazioni dei nostri Ferenczi e Rank – mi riferisco al loro lavoro comune e a quello sul trauma natale – hanno suscitato molte spiacevoli e accese discussioni…
La “terapia attiva“ di Ferenczi costituisce una rischiosa tentazione per i principianti ambiziosi, e difficilmente v’è modo di impedire loro di fare simili esperimenti. Non voglio neppure nascondere un’altra mia impressione o pregiudizio. Durante la mia recente malattia ho imparato che una barba rasa richiede sei settimane per ricrescere: sono trascorsi tre mesi dalla mia ultima operazione e ancora soffro del cambiamenti nel tessuto cicatriziale. Mi riesce quindi difficile credere che in un tempo appena più lungo, da quattro a cinque mesi, si possa penetrare negli strati più profondi dell’inconscio e realizzare dei mutamenti duraturi della psiche. Naturalmente mi inchinerò all’esperienza…
Per quanto riguarda il secondo libro, senza confronti più interessante, il Trauma della nascita di Rank, non esito a dire che considero questa opera molto significativa, che essa mi ha dato molto da pensare e che non sono ancora pervenuto a un giudizio definitivo su di essa. Conosciamo da molto tempo le fantasie uterine e ne abbiamo riconosciuto l’importanza, ma, messe in primo piano, come ha fatto Rank, esse acquistano un significato ben più profondo e rivelano in un lampo lo sfondo biologico del complesso di Edipo. Per ripeterlo con le mie parole: al trauma della nascita deve associarsi qualche istinto che tende a ristabilire l’esistenza precedente. Si può chiamarlo bisogno istintivo di felicità, intendendo con questo che il concetto di “felicità” è usato per lo più in senso erotico. Rank va oltre la psicopatologia e dimostra che gli uomini alterano il mondo esterno a servizio di un tale istinto, mentre i nevrotici si evitano questa pena prendendo la scorciatoia di fantasticare su un ritorno all’utero. Se alla concezione di Rank si aggiunge quella di Ferenczi, che un uomo può essere rappresentato dai suoi genitali, allora otteniamo per la prima volta una derivazione del normale istinto sessuale che coincide con il nostro concetto del mondo. Ecco ora il punto dove trovo che comincino le difficoltà: a questo ritorno fantastico all’utero si oppongono degli ostacoli che evocano l’angoscia, quali le barriere contro l’incesto: ora, da dove provengono queste? Loro rappresentante è il padre, realtà, autorità che vieta l’incesto. Perché hanno innalzato barriere contro l’incesto? La mia spiegazione era di ordine storico, sociale, filogenetico: facevo derivare le barriere contro l’incesto dalla storia primordiale della famiglia umana e ritrovato nel padre di oggi l’ostacolo che erige di nuovo una barriera contro l’incesto. In questo Rank dissente da me: egli rifiuta di considerare la filogenesi, e ritiene l’ansia che si oppone all’incesto una semplice ripetizione all’angoscia natale, per cui la rimozione nevrotica viene intimamente condizionata dalla natura del processo natale. Quest’angoscia natale viene, è vero, trasferita sul padre, ma secondo Rank il padre è per essa solo un pretesto. In sostanza si ritiene che l’atteggiamento nei confronti dell’utero o dei genitali femminili sia ambivalente fin da principio. Ecco dove sta la contraddizione….Quando aggiungo che non mi è chiaro in che modo l’interpretazione prematura del transfert come attaccamento alla madre possa contribuire ad abbreviare un’analisi, vi ho dato un quadro fedele del mio atteggiamento verso i due lavori in questione. Li apprezzo molto, li accetto anche in parte, ho i miei dubbi e le mie perplessità su vari punti del loro contenuto, spero in un chiarimento dopo ulteriori riflessioni… Perdonatemi la mia prolissità: forse essa servirà a trattenervi dallo spingermi ad esprimere opinioni su questioni che potete altrettanto bene giudicare voi.

Freud 1

Questa lettera non mutò l’opinione di Abraham, che considerava i due lavori come il segno di una regressione scientifica, come quella precedentemente effettuata da Jung, riproponendosi di discuterne con i membri del comitato prima del Congresso di aprile. Il risentimento di Rank si acuì quando Freud gli riferì le considerazioni espresse da Abraham. Tutto ciò spinse Rank a richiedere lo scioglimento del Comitato. Durante il Congresso, Jones ed Abraham, riuscirono a ristabilire, attraverso un chiarimento, un rapporto di discreta armonia con Ferenczi, mentre Rank abbandonò risentito, il secondo giorno, la sede del Congresso per effettuare un viaggio in America. Egli aveva risposto all’invito, in qualità di collaboratore di Freud, di Thaddeus H. Ames, allora presidente della Società di New York, a tenere delle conferenze su richiesta delle principali società di neurologia. In tale circostanza, Rank mostrò quanto fosse stato penalizzato dal non aver effettuato un’analisi personale: l’ambivalenza e l’aggressività, fino ad allora in qualche modo celate, emersero in modo inequivocabile durante il soggiorno in America. Con una pletora di argomentazioni, sostenne che la psicoanalisi fosse ormai stata superata da nuove scoperte e che in più, fosse possibile portarla a termine in due o tre mesi.
Con onestà adamantina, Freud esprimerà la sua contrarietà nella seguente epistola indirizzata a Ferenczi:

”E’ chiaro adesso che fin dal principio Rank aveva intenzione di seguire un suo modo di procedere già tracciato, che però teneva nascosto; voleva anche che Lei si unisse a lui. Mi meraviglio che Lei sia andato tanto avanti in questo affare segreto. Nella mia ingenuità non avevo idea di quanto egli stesse nascondendo… Ora mi sembra che Rank somigli all’impiegato dei Travailleurs de la Mer di Victor Hugo: si guadagnò una gran fiducia con anni di condotta esemplare, per poter poi sottrarre una somma enorme… Capisco di essere nel bollore dell’ira. Mi riesce ancora difficile credere che i sospetti di Jones dovessero essere così giusti. Ma è anche difficile pensarla altrimenti, con tutti gli indizi che abbiamo… Se le cose stanno realmente così, non è né dignitoso né auspicabile cercare di trattenerlo”. 2

L’epilogo della vicenda si verificò quando Rank venne colto da un grave stato depressivo, che lo portò a ricontattare Freud, il quale accolse di nuovo benevolmente il suo amico ed allievo.
Il 20 dicembre 1924 Rank inviò una lettera ai membri del Comitato, esprimendo le sue scuse per l’accaduto e spiegando, inoltre, che l’ostilità manifestata nei confronti di Freud, fosse scaturita dalla presa di coscienza della grave malattia del Maestro.
Rank ripartì per l’America il 7 gennaio 1925, e Freud scrisse a Brill perché seguisse il collega durante il suo lavoro, ma purtroppo, a causa delle condizioni di salute in cui versava, Rank dovette far rientro dopo appena due settimane. Effettuò successivamente un altro viaggio in America ma il rapporto tra Freud e Rank era ormai compromesso. Un unico accenno all’accaduto Freud lo espresse nel 1937 a proposito delle analisi brevi e delle indubbie difficoltà che esse determinano, criticando quanto espresso da Rank sulla possibilità di portare a termine un’analisi in pochi mesi.

“Non si può negare che il filo del pensiero di Rank era audace e ingegnoso, ma non ha resistito alla prova di un esame critico. Esso fu concepito sotto lo stress del confronto tra la miseria post-bellica dell’Europa e la “prosperità” americana, ed era destinata ad accelerare i tempi della terapia analitica per adattarsi all’impeto della vita americana. Poco abbiamo udito circa i risultati del piano di Rank. Probabilmente esso non ha ottenuto più di quanto si sarebbe fatto se dei pompieri, chiamati per un incendio causato da una lampada a petrolio che non funziona, si contentassero di togliere la lampada dalla stanza in cui l‘incendio è scoppiato. Certamente questo richiede molto meno tempo che estinguere l’intero incendio”. 3

© Rossana Ceccarelli

Note:

1 Ernest Jones “Vita e opere di Freud, l’ultima fase 1919-1939” Il Saggiatore. 
2 Ernest Jones “Vita e opere di Freud, l’ultima fase 1919-1939” Il Saggiatore. 
3 Ernest Jones “Vita e opere di Freud, l’ultima fase 1919-1939” Il Saggiatore.