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E’ possibile leggere la copiosa corrispondenza che Sigmund Freud intrattenne con il collega ed amico Wilhelm Fliess, per una serie di fortuite condizioni che permisero a Mme Marie Bonaparte di acquistare il suddetto carteggio. Mentre Freud distrusse le lettere scrittegli da Fliess, questi le conservò, e qualche tempo dopo la sua morte, la vedova le vendette ad un libraio di Berlino, un certo Reinhold Stahl, solo a condizione che non passassero nelle mani di Freud. Il pacchetto era costituito da 284 lettere il cui contenuto, oltre ad offrire delle importanti annotazioni scientifiche che il Maestro condivideva con Fliess, non era esente da confidenze che esternava all’amico. Durante il regime fascista, il libraio Stahl fuggì in Francia dove vendette per la somma di cento sterline le lettere a Marie Bonaparte. La decisione di Marie Bonaparte di depositare il carteggio nell’inverno del 1937-1938 nella Banca Rothschild a Vienna, maturò quando ella prese atto, parlando con Freud, della sua determinazione a distruggerle. La Banca però non risultò essere un luogo sicuro, perché quando Hitler invase l’Austria, si delineò la possibilità che le banche ebraiche venissero svaligiate, tanto da spingere Marie Bonaparte, in qualità di principessa di Grecia e Danimarca, a ritirare i preziosi documenti in presenza della Gestapo. Nel febbraio del 1941, Marie Bonaparte depositò i documenti presso la legazione di Danimarca a Parigi, poiché dovette recarsi in Grecia che stava per essere occupata. Terminata la guerra, solo l’intervento del generale Von Cholbitz, che trasgredendo agli ordini di Hitler, risparmiò dalla distruzione Parigi e la legazione di Danimarca, permise la sopravvivenza del materiale cartaceo tanto caro alla Principessa. Le lettere furono successivamente trasferite a Londra, avvolte in materiale impermeabile e galleggiante che le avrebbe salvate da un eventuale affondamento. L’atteggiamento oppositivo di Freud fu conseguente alla rottura insanabile che si era determinata tra i due, precedentemente uniti da una profonda amicizia e stima professionale.

Wilhelm Fliess, di due anni più giovane di Freud, era specialista in malattie del naso e della gola, ed esercitava la professione medica a Berlino. Aveva una spinta alla conoscenza che travalicava la sua principale attività professionale, condividendo con Freud il fatto di aver ricevuto un’educazione umanistica, aspetto che consentiva ad entrambi di coltivare un profondo interesse sia nei confronti dalla letteratura classica che di quella moderna. Freud citava spesso Shakespeare e Kipling, mentre Fliess raccomandava all’amico la lettura del famoso scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer. Entrambi avevano seguito una formazione scientifica molto simile: anche Fliess si era avvalso degli insegnamenti della scuola di fisica e fisiologia di Helmholtz, ed infatti nel 1898 inviò a Freud come dono natalizio due volumi delle lezioni del famoso fisiologo. I due si conobbero quando Fliess, venuto a Vienna nel 1887 per la specializzazione, fu sollecitato da Breuer a frequentare le lezioni che Freud teneva sull’anatomia e la fisiologia del sistema nervoso. Le successive discussioni scientifiche suggellarono la loro amicizia e la prima lettera che Freud scrisse a Fliess, il 24 novembre 1887, sarà molto esplicativa circa i reali sentimenti di Freud:

” Egregio amico e collega,
la mia lettera odierna è dettata da un motivo professionale; devo però iniziare confessando che spero di poter proseguire il rapporto con Lei, e che Lei mi ha lasciato una profonda impressione, la quale potrebbe facilmente indurmi a comunicarLe schiettamente in quale categoria di uomini sento di doverLa collocare.” 1

Fliess rispose inviando un regalo a Freud, il quale alcuni mesi dopo mandò, come gli era stato richiesto, una sua fotografia.
Attraverso l’intestazione delle lettere, che divenne con il tempo sempre più confidenziale, è possibile seguire l’evolvere della loro amicizia: dal formale “Egregio amico e collega” si passò allo “ Stimato amico”, e nel 1892 il Sie (Lei) lascerà il posto ad un più familiare Du (tu).
Nell’ottobre del 1892 Fliess sposò una paziente di Breuer, Ida Bondy, donna proveniente da una famiglia facoltosa di Vienna, dalla quale ebbe tre figli. In ragione della provenienza della moglie, Fliess si recava sovente a Vienna dove incontrava regolarmente Freud. Quando era loro possibile si incontravano anche in altri luoghi come per esempio a Salisburgo nell’agosto del 1890, poi a Monaco, a Dresda, a Norimberga a Breslavia ed infine ad Achensee nel Tirolo. Incontri che, per l’alto rigore scientifico delle comunicazioni che intercorrevano, Freud chiamò “congressi “. La corrispondenza offriva, per altro, l’opportunità di colmare gli intervalli che intercorrevano tra un “congresso” ed un altro: per lettera si comunicavano e discutevano idee e scoperte scientifiche. Freud tenne informato Fliess dei suoi piani di lavoro mandandogli estratti di tutte le sue pubblicazioni. Fliess divenne il suo confidente scientifico privilegiato: Freud gli comunicava regolarmente estratti di materiale clinico particolarmente interessante, le ultime scoperte e le prime formulazioni di nuove teorie. Tutto questo colmava in parte, l’insofferenza che Freud nutriva per la scienza medica ufficiale, e per il fatto che a Vienna vi fosse una sostanziale mancanza di libertà e la presenza di un forte antisemitismo che dominava i circoli professionali, accademici e governativi, contrariamente a quanto accadeva a Berlino che invece mostrava uno spirito energico e progressista. Infatti il 22 settembre del 1898, rientrando a Vienna dopo un periodo di vacanze, scriverà una lettera dove esprimerà i suoi sentimenti in modo esplicito:

“ Caro Wilhelm,
era tempo che tornassi a casa, ma son qui da appena tre giorni e già tutta la deprimente atmosfera di Vienna si è impossessata di me. E’ una miseria vivere qui; non è certo l’atmosfera nella quale possa reggersi la speranza di riuscire a condurre a termine un compito difficile.” 2

Freud viveva una sensazione di reale isolamento e solitudine di cui già il 22 giugno 1894 si lamentava con l’amico, acuita anche dalla cessazione dei rapporti scientifici fino a quel momento intercorsi con Breuer.
L’idea di base delle teorizzazioni di Fliess consisteva nel rapporto tra evento mestruale e fisiopatologia del naso.
Fliess postulava l’esistenza di uno stretto rapporto tra la mucosa nasale e l’attività genitale: spesso tale mucosa si gonfia durante l’eccitamento genitale o le mestruazioni.
Nel 1897, nella sua prima pubblicazione, Fliess introdusse una nuova sindrome chiamata “nevrosi nasale riflessa“, che comprendeva cefalea, dolori nevralgici a carico di svariati distretti, disturbi degli organi interni, della circolazione, della respirazione e della digestione. L’etiologia veniva fatta risalire sia a cause organiche (come per esempio i postumi di una infezione) che funzionali (disturbi vasomotori di origine sessuale). Fliess riteneva che tutte le manifestazione della sindrome potessero essere curate con l’applicazione nasale di cocaina.
Secondo Fliess l’espressione della periodicità delle attività vitali era da ricercare nel fenomeno delle mestruazioni. Riteneva di aver trovato la chiave di questa periodicità nell’applicazione di due numeri, il 28 e il 23. Il primo derivava dalla periodicità naturale del ciclo mestruale, il secondo probabilmente dall’intervallo tra la fine di un ciclo mestruale e l’inizio del successivo. In più riteneva che fosse possibile concepire la bisessualità in ogni essere umano, e che il numero 28 fosse da riferire alla componente femminile e il numero 23 a quella maschile. Questi “periodi“ determinavano, secondo Fliess, le fasi della nostra crescita, l’epoca delle nostre malattie, la data della nostra morte. I periodi della madre determinavano il sesso dei figli e la data della loro nascita. Fliess riteneva che tale ordine periodico interessasse l’intero regno animale. L’opera principale di Fliess, Der Ablauf des Lebens (“Il ritmo della vita“) del 1906 suscitò un certo fermento a Berlino e a Vienna. Ma nel frattempo Freud, acquisendo una progressiva esperienza nell’ambito dei suoi studi, cominciò ad attribuire sempre minore importanza alle speculazioni aritmetiche dell’amico. I primi attriti cominciarono a fare la loro comparsa quando Fliess, rispondendo ad alcune critiche che Freud gli aveva mosso a proposito delle leggi periodiche, lo definì “un lettore dei pensieri “ e, ancor peggio, affermò “che leggeva i propri pensieri in quelli degli altri “. 3
Freud, non rinunciò facilmente a questa amicizia e per circa due anni tentò di ricostituirla, anche se gli scambi scientifici non furono più possibili. Giunse anche a proporre all’amico di scrivere un libro sulla bisessualità dove lui si sarebbe occupato della parte clinica, mentre Fliess di quella anatomica e biologica. Fliess, ormai diffidente, non accettò l’offerta anche perché si era convinto che le reali intenzioni di Freud mirassero ad impadronirsi della primogenitura della sua scoperta. Non rispose nemmeno ad un invito che Freud gli rivolse nel gennaio del 1902. La situazione precipitò definitivamente quando il 20 luglio 1904, Fliess scriverà, chiedendo chiarimenti, a Freud, avendo appreso che un giovane viennese, Otto Weininger , psicologo e filosofo, rivendicava la primogenitura della teoria della bisessualità ed accusando esplicitamente Freud di aver fatto importanti rivelazioni al suo allievo Swoboda, intimo amico di Weininger. Da ciò prese corpo uno scambio di corrispondenza, con Fliess che scriverà a Freud il 20 luglio 1904 da Vienna come segue:

“ Caro Sigmund,
ho preso visione di un libro di Weininger nella cui prima parte, quella biologica, trovo esposte, con mio sommo stupore, le mie idee sulla bisessualità… Noto da una citazione che Weininger conosceva Swoboda, il tuo allievo, prima della pubblicazione del libro di quest’ultimo e apprendo qui che i due erano intimi amici. Non ho dubbi che Weiniger abbia conosciuto le mie idee attraverso di te e abbia fatto un uso indebito di cose non sue. Ne sai qualcosa? Mi potrai dare una risposta franca (al mio indirizzo berlinese, dato che partirò da qui già il 23 sera)?
Un cordiale saluto
tuo Wilh” 4

Seguirono due lettere di chiarimento, una di Freud del 23 luglio 1904 e l’altra di Fliess, ma la conclusiva di Freud é del 27 luglio 1904:

” Caro Wilhelm,
vedo che devo darti ragione più di quanto contassi in origine di fare, poiché mi domando io stesso come abbia potuto dimenticare di essermi molto lamentato del mio discepolo Swoboda e di aver sorvolato sulla visita resami da Weininger, che peraltro non ho scordata. Quest’ultima si svolse proprio come ti ha detto Rie; il manoscritto che mi presentò aveva tutt’altro tenore del libro oggi stampato; mi spaventò soprattutto il capitolo sull’isteria, scritto ad captanam benevolentiam meam e tuttavia tutto pervaso dall’idea della bisessualità che naturalmente era ben riconoscibile; non poté allora non dispiacermi di avergli passato – tramite Swoboda, come già sapevo – la tua idea. Se penso poi al mio tentativo di sottrarti la tua originalità, capisco il comportamento che tenni con Weininger e la successiva dimenticanza. Non credo, nondimeno, che a quell’epoca avrei dovuto gridare al ladro. Prima di tutto non sarebbe servito a nulla, dato che il ladro può sempre affermare che era una sua idea, e le idee non si brevettano. Chi le ha, può trattenerle, e fa benissimo, se tiene alla sua priorità. Ma se le lasci fluire liberamente, queste vanno per la loro strada. Inoltre a quell’epoca mi erano già noti i testi scientifici dove l’idea della bisessualità è usata per spiegare l’inversione. Ammetterai che una mente futile può facilmente compiere da sé il passo successivo, estendendo la disposizione bisessuale da alcuni individui a tutti; anche se il fare questo passo costituisce la tua novità. Per me personalmente tu fosti sempre (dal 1901) l’autore dell’idea della bisessualità, ma temo che, percorrendo la letteratura, troverai che molti si sono almeno avvicinati…Permettimi di supporre che il danno che hai ricevuto da Weininger sia ben piccolo, giacché nessuno prenderà sul serio la sua abborracciatura e tu potrai, se ritieni che ne valga la pena, mettere la cosa in chiaro. Rubare non è così facile come si è immaginato Weininger, e con questo mi consolo e ti vorrei veder consolato. Il fatto che la nostra corrispondenza, che languiva ormai da tempo, sia stata ripresa proprio a causa di questo incidente di cui tu mi rimproveri, è cosa che non affligge te solo, ma anche me. Non è colpa mia, comunque, se trovi il tempo e la voglia di scrivermi per ragioni così futili…” 5

Questo fu l’ultimo tentativo di Freud di rispondere, oggigiorno si direbbe con neutralità analitica, all’amico di un tempo, ma non fu sufficiente a placare le idee di persecuzione di Fliess.
Quando nel 1905 Fliess fece pubblicare da un suo amico un opuscolo nel quale attaccava apertamente Weininger, Swoboda e lo stesso Freud, questi abbandonò ogni remora e con una lettera del gennaio 1906 diretta a Karl Krauss editore di Die Fackel scriverà

”Il dr Fliess di Berlino ha ispirato un opuscolo contro Otto Weininger e H. Swoboda, nel quale i due giovani autori sono accusati del plagio più grossolano e vengono trattati nel modo più duro. Si può giudicare dell’attendibilità di questa infelice pubblicazione dal fatto che io stesso, amico di Fliess per molti anni, sono accusato di essere colui che ha fornito a Weininger e a Swoboda le informazioni che han loro servito di base per la loro supposta illegalità … Spero, caro Signore, che Ella vorrà considerare questa lettera solo come segno della mia stima e come prova del Suo interesse per una questione di cultura. Ciò che importa, qui, è la difesa contro l’arrogante presunzione di una personalità brutale e l’eliminazione di ogni meschina ambizione personale dal tempio della scienza. “ 6

Freud scrisse infine a Magnus Hirschfeld di Berlino, editore dello Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen ( “Annuario dei casi di sessualità intermedia “):

“ Desidero attirare la Sua attenzione su un opuscolo intitolatoWilhelm Fliess und seine Nachentdecker …E’ uno scritto disgustoso che getta tra l’altro assurde calunnie sulla mia persona…In realtà abbiamo a che fare con la fantasia di un uomo ambizioso che nella sua solitudine ha perso la capacità di giudicare ciò che è giusto e ciò che è lecito…Non è piacevole per me parlare con durezza di un uomo al quale sono stato legato per dodici anni dalla più intima amicizia, e provocarlo con questo ed ulteriori insulti.” 7

Un evidente abbandono della neutralità analitica di fronte ad un attacco che aveva travalicato ogni limite etico.

© Rossana Ceccarelli

Note:

1 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986. 
2 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986. 
3 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, il Saggiatore, Milano, 1962. 
4 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986. 
5 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986. 
6 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, il Saggiatore, Milano, 1962. 
7 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, il Saggiatore, Milano, 1962.