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L’ipotesi dell’esistenza di una complessa vita psichica intrauterina, postulata fin dal lontano 1972 dagli studi pionieristici dell’italiano Nicola Peluffo, professore di Psicologia Dinamica all’Università di Torino, dopo aver sollevato una violenta alzata di scudi nel mondo accademico, comincia finalmente ad essere unanimemente accettata ed a trovare conferme sperimentali.
Nel volume “Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione” 1, Peluffo scandagliava le complesse reazioni immunitarie che si svolgono nell’unità materno-fetale cercando di comprendere come si realizzasse l’unica eccezione esistente in natura alla regola dell’istocompatibilità.
Come tutti sanno, il nostro organismo è protetto dalle aggressioni esterne da un complesso sistema di sorveglianza, il sistema immunitario, deputato ad impedire l’invasione di materiale geneticamente estraneo. Il nostro corpo possiede di sé una rappresentazione molto sofisticata dei propri costituenti ed è in grado di confrontare le entità biologiche con cui viene in contatto con il self (sé); qualora tali entità siano in possesso di materiale istologicamente non compatibile, il sistema immunitario scatena le sue reazioni finalizzate alla distruzione ed eliminazione dell’estraneo.
Ora è evidente a tutti come il feto porti al suo interno, fin dallo stato cellulare, materiale genetico, di provenienza paterna, del tutto incompatibile con l’organismo materno. Eppure la madre è in grado di accettare e armonizzare al suo interno il materiale estraneo veicolato dagli spermatozoi paterni, mentre, per esempio, darebbe luogo ad una violenta reazione di rigetto a qualsiasi tentativo di trapiantare materiale genetico proveniente dallo stesso donatore (il padre).
Nicola Peluffo affermava in quel pionieristico lavoro che, a livello di elaborazione psichica, lo stato di disequilibrio somatopsichico costituito dalla gestazione, indurrebbe nella madre la comparsa di un vissuto onirico e fantasmatico di invasione batterica, che altro non è se non la rappresentazione psichica di un processo somatico: la reazione immunitaria. Inoltre nell’involucro costituito dall’unità materno-fetale, vi sarebbe un incontro, un dialogo, una interazione, tra i vissuti psichici della madre, consci, preconsci e inconsci, che vengono a costituire dei fantasmi-stimolo che evocano, nel nascituro, l’insorgenza di fantasmi-risposta, presenti nella loro potenzialità ereditaria. Tale dinamica psichica, spesso contraddistinta dallo strutturarsi di fantasmi di invasione o di fagocitamento reciproco, prenderebbe il posto della risposta somatica di rigetto, il conflitto si sposterebbe sul piano dell’elaborazione psichica, lasciando libero il campo somatico.
Non solo: Peluffo, incontrando le sincrone riflessioni di Silvio Fanti, avanzò l’ipotesi che le vicende psichiche che si svolgono in utero, lascino delle tracce nello psichismo del nascituro, modellando la strutturazione del suo psichismo ed influenzandone il destino psicobiologico: “Sul versante biologico, la dichiarazione di guerra avviene quando il sistema immunitario materno si scatena contro l’invasore genetico paterno. Centinaia di milioni di spermatozoi, con la loro testata genetica paterna, sono già morti nell’avvicinamento all’ovulo; quello che sopravvive scarica il suo materiale e da quel momento il prodotto che ne deriva, che sarà poi l’embrione-feto, avrà la guerra al suo interno. Secondo me, questo fatto provoca nell’embrione-feto una condizione di stato continuamente precaria. Un turbamento continuo del principio di inerzia che, quando lo sviluppo psicobiologico lo renderà possibile, sarà percepito come un vissuto psichico di fine imminente. Non è difficile reperire tale vissuto nei sogni dei bambini e in quelli degli adulti…Quanti sogni d’angoscia portano questo sentimento di fine imminente, rappresentato dal vissuto di cessazione della respirazione, o dal suo contrario, l’aspirazione in un buco senza fine?” 2
In altra sede ho descritto un caso clinico 3 in cui le fantasie deliranti di deformazione corporea di un giovane psicotico corrispondevano in modo assolutamente totale ai vissuti di invasione della madre in gravidanza: il conflitto psicobiologico aveva strutturato tracce ben evidenti. Lo psicotico, che vive prevalentemente nel processo primario (aspaziale ed atemporale per definizione e contraddistinto dal libero spostamento di energia tra le rappresentazioni), è ancora immerso, da adulto, nel processo di modellamento corporeo fetale, non ha potuto metabolizzare con successo il surplus tensionale. Manuela Tartari a proposito della vita intrauterina scrive: “Proviamo ad immaginare un essere tutto sensorialità e motricità che recepisce bruschi cambiamenti, chimici, posturali, sensoriali, modificazioni del battito cardiaco materno, dell’afflusso di sangue, di nutrimento, flussi di adrenalina. Probabilmente registrerà tali eventi come arresti, si produrranno delle cicatrici al confine tra funzioni somatiche (respirazione, circolazione sanguigna, ecc.) e funzioni nervose; una memoria prepsichica che contiene le tracce di un evento perturbatore. Quando lo sviluppo renderà possibile una trasformazione mentale di tutto questo, vi saranno dei nuclei inconsci di rappresentazioni e affetti che cercano di elaborare la perturbazione subita, ovvero di darle una forma”. 4
Le conferme a posteriori date dal riscontro nel materiale analitico di adulti di vissuti traumatici intrauterini sono costanti in ogni micropsicoanalisi: la lunghezza della seduta (tre ore in media) consente un recupero genuino di tali vissuti, senza ricorrere ad interpretazioni, quasi sempre nel corso dell’analisi reiterata di sogni.
Negli ultimi tempi, però, ricerche originali, fondate sull’adattamento della tecnica dell’Infant Observation nello studio delle registrazioni ecografiche dell’attività fetale, apportano conferme sperimentali. Alessandra Piontelli, descrivendo questi studi, scrive: “Le mie ricerche hanno messo in luce una importante continuità in taluni aspetti della vita pre e post natale. Ciascun feto ha delle caratteristiche individuali di sviluppo che…proseguono nella vita post natale…Ciascun feto osservato era diverso nella sua personalità…tanto che li si percepiva già come bambini con temperamenti così differenziati da consentire delle previsioni sul loro futuro”. 5
E’ probabile che in un prossimo futuro, quando le tecniche di registrazione iconica dell’attività fetale raggiungeranno la qualità filmica, tale materiale possa essere utilizzato come un potentissimo ed incontrovertibile induttore associativo nel corso dell’indagine analitica.

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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NOTE:

1 – Peluffo N., Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione, Books’ Store, Torino, 1976. up!
2 – Peluffo N., Elaborazioni oniriche dei derivati di fissazioni utero-infantili, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 17, 1994. up!
3 – Zangrilli Q., La strutturazione dell’idea delirante, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, Primo semestre 1986.up!
4 – Tartari M., La vita intrauterina, Il Modello micropsicoanalitico, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 27-28, 2000. up!
5 – Piontelli A., From Fetus to Child, Tavistock/Routledge, London, 1992. up!