La presa di coscienza dell’ormai inevitabile scontro bellico avvenne per Freud e per altri collaboratori, in modo graduale. Freud, come del resto altri colleghi, erano all’epoca totalmente assorbiti dal proposito di organizzare un congresso internazionale che avrebbe affrontato l’annoso problema relativo alla posizione dei membri svizzeri all’interno della Società. Gli avvenimenti però cominciarono a rendere evidente quel che poi sarebbe diventato esplicito. Infatti, il 27 luglio 1914, Ferenczi prese atto dell’impossibilità a poter lasciare l’Ungheria per potersi recare in Inghilterra in quanto idoneo al servizio militare. Lo stesso Abraham, che il 29 luglio contava ancora sulla possibilità di organizzare il congresso, confidando sull’improbabilità che una grande potenza potesse dichiarare guerra ad un’altra, dovette ricredersi: la Germania dichiarò guerra, e la sua famiglia rimase bloccata in un villaggio della costa baltica. Jones riuscì a mantenersi in contatto con Freud, per tutta la durata della guerra, inviando lettere ad amici olandesi, svedesi, svizzeri ed italiani che le inoltravano a Vienna. Dopo due settimane dall’inizio della guerra il figlio maggiore di Freud, Martin partì volontario combattendo in Galizia e in Russia, Oliver il secondogenito che non era stato accettato alla visita di leva, per poter contribuire alle finanze della famiglia, interruppe gli studi di ingegneria, occupandosi dell’ampliamento di un ospedale di Vienna. Nel 1915 ottenne un altro lavoro per la costruzione di un campo a Purgstall, ma Freud riuscì a convincere il figlio affinché riprendesse gli studi. Seguendo i consigli del padre, Oliver superò brillantemente gli esami, per poi essere impegnato nella costruzione di una galleria di grande importanza militare nei Carpazi. Nel 1916 si arruolò nell’esercito e vi rimase fino all’ottobre del 1918. Anche il figlio minore Ernest si arruolò nell’ottobre del 1914, e per il suo coraggio fu decorato essendo stato l’unico sopravvissuto del suo plotone. Trascorse altri 24 mesi al fronte dove contrasse la tubercolosi e dove fu colpito da un’ulcera duodenale.

Freud e la guerraFreud per suo conto, fece degli sforzi disperati per salvare le riviste psicoanalitiche: vi riuscì con la “Zeitschrift” e con “Imago” , occupandosi quasi completamente della parte editoriale, non potendo contare sulla collaborazione di Abraham e Ferenczi che non furono più raggiungibili, né su quella di Rank richiamato alle armi, e né su Sachs anch’egli richiamato, seppur congedato dopo dodici giorni di addestramento. Con l’inizio della guerra la Società di Vienna interruppe le riunioni, per poi riprenderle durante l’inverno ogni tre settimane. Il 15 marzo 1915, Freud cominciò a scrivere una serie di saggi facendone partecipe Abraham. Nell’arco di tre settimane ultimò i primi due saggi: “Gli istinti e la loro evoluzione” e “La rimozione”. Per l’altro su “L’inconscio” che preferiva, gli occorsero altri quindici giorni, mentre per gli ultimi due: “Supplemento metapsicologico alla teoria dei sogni” e “ Lutto e melanconia” occorsero ulteriori undici giorni.
Ma nelle sei settimane successive scrisse altri cinque saggi, anche se due di essi, quello sulla “Coscienza” e ”L’Ansia” richiesero successivamente una revisione. Mise al corrente Ferenczi di aver ultimato il saggio sull’ ”Isterismo di conversione” e che stava scrivendone uno sulle “Nevrosi ossessive” al quale doveva seguire una “Sintesi generale delle nevrosi transferenziali”. Nel mese di agosto il lavoro fu portato a termine ma nessuno dei sette saggi fu mai pubblicato.
Alla lontananza di Abraham, che dirigeva un ospedale di 75 posti letto, e quella di Ferenczi, a sua volta trasferito da Pápa a Budapest, dove ricevette l’incarico di dirigere una clinica neurologica, si aggiunse il trasferimento di Otto Rank avvenuto nel 1916. Quest’ultimo allontanamento, visto che riceveva da quest’ultimo un valido aiuto nelle attività editoriali, determinò in Freud un’ulteriore frustrazione. La maggiore preoccupazione di Freud in quell’epoca era quella di continuare a pubblicare almeno due o tre periodici di psicoanalisi.
Intanto nel 1917 la sorella prediletta di Freud, Rosa, perse in guerra il suo unico figlio ventenne: quella fu l’unica perdita che la famiglia subì nel terribile conflitto. Certo le condizioni di vita furono molto difficili: nelle sue lettere Freud si lamentò più volte per il freddo e per l’impossibilità di procurarsi del cibo. Di tanto in tanto Ferenczi e Freund riuscivano a portare di contrabbando dall’Ungheria, farina, pane ed altre derrate alimentari.
Durante l’anno la professione privata di Freud fu altalenante tanto che i suoi guadagni non poterono far fronte all’allarmante aumento dei prezzi.
Nel mese di maggio di quell’anno Freud apprese della morte di Johann Stärcke, analista dal futuro molto promettente. In tale contesto risultarono molto preziose le tre nuove adesioni: quella di Anton von Freund ricco dottore in filosofia di Budapest, quella di Groddeck ed Otto Pötzl. Quest’ultimo tenne presso l’Università una conferenza dove espose alcuni lavori sperimentali sui sogni tali da confermare le teorie di Freud, e circa dieci anni dopo, succedette a Wagner-Jauregg nella cattedra di psichiatria di Vienna.
Nel 1918 le condizioni finanziarie di Freud non migliorarono. Ma in quell’anno il dottore in filosofia Anton von Freund, avendo subito un intervento chirurgico per un sarcoma del testicolo e temendo una recidiva, volle contattare Freud in ragione della nevrosi che aveva strutturato dopo la malattia. Avendo ottenuto dei benefici dal trattamento psicoanalitico, decise di investire la sua cospicua fortuna sullo sviluppo della psicoanalisi. Freud, che continuava ad incontrare ostacoli da parte dell’editore Heller, per la pubblicazione dei suoi libri o riviste, decise di fondare una propria casa editrice dal nome Verlag. Con l’aiuto di Ferenczi e di Rank Il primo passo fu quello di stabilire la sede a Budapest, dove si trovavano i fondi, ma dopo la guerra Freud insistette perché fosse trasferita a Vienna. Fu reso però possibile lo spostamento di sole 250.000 corone sul conto di Freud, poiché successivamente le autorità ungheresi non consentirono il trasferimento del capitale in altro paese.
L’avvenimento che ebbe maggior rilievo nel 1918 fu quello relativo al V Congresso Internazionale di Psicoanalisi, che vide in Abraham un energico sostenitore. Inizialmente si pensò di tenerlo a Breslavia ma successivamente si optò per Budapest, poiché Freud la considerava come “il centro del movimento psicoanalitico“. Il Congresso fu tenuto nell’aula dell’Accademia Ungherese di Scienze, il 28 e 29 settembre 1918. Vi parteciparono 42 persone, tra analisti e simpatizzanti, e per la prima volta furono presenti la moglie di Freud e il figlio Ernest. Il sindaco e le autorità di Budapest si mostrarono molto accoglienti. Ai congressisti venne riservato l’Hotel delle Terme Gellért-fürdö, venne messo a disposizione un battello sul Danubio, e vennero offerti alcuni pranzi e ricevimenti. In sede di Congresso Ferenczi venne nominato Presidente della Società Internazionale.
Intanto in Austria la situazione divenne sempre più critica tanto che fu consigliato a Freud di emigrare in un altro paese. Malgrado la penuria di carta e la persistenza di una situazione tutt’altro che tranquilla, Freud non si perse d’animo tanto da riuscire a pubblicare nel 1918 il IV volume della sua” Sammlung kleiner Schriften”, che conteneva due lavori inediti: uno di questi era la “Storia di una nevrosi infantile” che rientrava nei casi clinici, e l’altro “Il tabù della verginità”, una continuazione degli studi antropologici iniziati con “Totem e Tabù”.
Anche in quegli anni bui, segnati dalla morte e dalle mille difficoltà, Freud riuscì a tenere vivo il movimento psicoanalitico internazionale

© Rossana Ceccarelli