L’origine dell’aggressività che si inserisce sottilmente nella relazione di coppia
© Daniela Gariglio & Daniel Lysek
Nelle due parti precedenti di questo articolo, abbiamo menzionato ingiustizie, vessazioni o angherie subite nell’infanzia, per dire che queste esperienze avranno una buona probabilità di ripetersi nella vita adulta, attraverso la costruzione inconscia di situazioni frustranti, simili. Qui, il soggetto tenderà a riprodurre ciò che ha vissuto durante l’infanzia, più o meno passivamente. A farne le spese sarà in particolare la relazione di coppia: situazione ideale per questo genere di ripetizioni.
Come si ripete tutto ciò?
Attraverso l’aggressività sottile di cui stiamo parlando! Ripetizione insidiosa, sorniona e, a volte diabolica nel peggiore dei casi, quando è distruttiva.
Da dove viene tutto ciò?
Abbiamo già accennato a qualche causa dell’aggressività sottilmente perniciosa, come l’esposizione infantile ad una relazione pesante tra i genitori (subdolamente tirannica, accusatoria, inferiorizzante, colpevolizzante…). Il figlio, che è esposto a tale modalità comunicativa, ne assorbe la tensione e si imbibisce inconsapevolmente della mancanza di libido. Il suo inconscio ha anche registrato un’informazione di povertà o totale assenza d’affetto, al punto da sentirsi addirittura bloccato quando gli venga voglia di esprimersi affettuosamente; in questa situazione, il soggetto tende a sentirsi in colpa, per non sentirsi congruo con il modello genitoriale inconscio (nel nostro gergo micropsicoanalitico si parla del rapporto con l’Immagine (Peluffo 1984, Fanti 1984, Gariglio & Lysek, 2009).
Vi sono poi due situazioni ancora più dannose per i figli di cui si trova regolarmente conferma sia nella clinica che in situazioni familiari comuni (Cfr. Peluffo 2001).
Cominciamo col parlare di un atteggiamento dei genitori, assimilabile a una “falsa presenza” (Fanti, 194, p. 152). Se Fanti descrive la falsa presenza nell’allattamento, noi parliamo, in un contesto più generale, di una modalità comportamentale dei genitori, modalità che ferisce il figlio. Anche se la coppia parentale si occupa perfettamente dei bisogni vitali del bambino (mangiare, dormire, essere pulito, avere insegnamenti…), lo fa senza essere totalmente presente affettivamente: il figlio è un’incombenza tra altre e quindi non può vivere quella relazione privilegiata di cui avrebbe bisogno, cioè non è il numero uno. Tutto ciò produce una ferita narcisistica. Tenendo presente che nessuno è responsabile del proprio inconscio, diciamo che ciò vale anche per certi comportamenti dei genitori di cui non si rendono conto.
Come seconda situazione, evochiamo il doppio legame (double bind 1, una relazione in cui ci sono due messaggi contradditori. Qui, parleremo però di un doppio legame a bassa intensità che la persona adulta ha vissuto, da bambino, come aggressività subdola di qualche familiare. Intendiamo con ciò un bambino, diventato confuso, per aver subito una situazione di incoerenza. Questo è stato fonte di una grande sofferenza, tanto più grande perché si è sentito incompreso: in effetti solo lui ha registrato il doppio legame. Se anche avesse cercato di spiegarsi, avrebbe rischiato solo di sentirsi tacciare per visionario, per bugiardo, per ingrato… Ad esempio, un bambino che si senta sempre strattonare dalla madre mentre lo veste di corsa per andare a scuola, potrà avere di questa donna una rappresentazione di “madre cattiva”. Il problema, per il figlio, è che, se anche lo raccontasse, nessuno ci crederebbe, perché il comportamento pubblico della donna è ineccepibile e si mostra persino dolce. Di conseguenza, questo bambino finirà per tacere e spesso avere un comportamento inadeguato che peggiorerà ancora di più i rapporti familiari e i successivi.
A dire qui: all’antipatica velocità di una madre nell’accudimento del figlio, corrisponde spesso un’esasperante lentezza di quest’ultimo! La stessa cosa succede quando le madri dicono di mangiare in fretta: i bambini possono stare ore a masticare o a bloccare il cibo in bocca.
All’inizio di questa terza parte abbiamo accennato al fatto che la persona che ha subito qualche ingiustizia o vessazione nell’infanzia, tenderà inconsciamente a ricrearsela nella vita adulta. Va precisato che è la soggettività del bambino ciò che conta: lui edifica il suo mondo interno su ciò che sente, che pensa e immagina, che corrisponda o meno alla realtà. Abbiamo volutamente utilizzato la parola ricreazione perchè non si tratta di una vera fotocopia della matrice inconscia ma di una ricostruzione individuale.
Presenteremo ora ancora due esemplificazioni di falsa presenza e di doppio legame, riferendoci alla vita della coppia. Nel primo caso, uno dei partner racconta la sua giornata e l’altro sembra ascoltare. Però quando il primo fa una domanda precisa si accorge che l’altro era assente. Nell’altro caso, a uno dei partner che si lamenta di essere stressato dal lavoro, viene risposto dall’altro: “ma esci un po’ a distrarti, anche se non saprò cosa fare da solo”. In entrambi i casi, queste due persone potrebbero avere avuto uno stesso vissuto infantile, fonte della ripetizione adulta: ad esempio, un genitore depresso, assente dalla relazione e ambiguo quindi nelle sue risposte. Il bambino non riesce a comprendere.
A questo punto, individuata la matrice aggressiva, si aprono due possibilità di percorsi per i due partner. Nel primo, continueranno ad incolparsi reciprocamente e quindi a proiettarsi l’un l’altro la propria aggressività: “non ascolti mai quello che ti dico… fai solo sempre di testa tua… agisci come se vivessi da solo”. Questa è la strada di una ripetizione senza fine che rende ancora più doloroso il vissuto di solitudine che permea il fondo esistenziale dell’essere umano e che, nel caso della coppia, la rende ancora più isolata e stranita. Ricordiamoci i personaggi di Hopper, richiamati nella seconda parte. Ci spiegheremo ancora meglio tra un po’, quando accenneremo al vuoto.
Nel secondo caso, la coppia, sinergicamente già un po’ evoluta, adotta un dialogo costruttivo e tenta di elaborare insieme i rispettivi vissuti con l’affetto e la stima del reciproco rispetto: “purtroppo quando non mi sento ascoltato/a da te, mi ritrovo in famiglia dove nessuno si ascoltava. So che puoi capirmi. Cerchiamo di trovare insieme un modo di intenderci!” Questo percorso, più difficile del primo pur essendo più fruttuoso, può essere stato favorito da un lavoro analitico, spesso già in corso.
Al di là di un sostegno psicoterapeutico focalizzato sul comportamento, la modalità analitica va più lontano. Come si è già detto, tale esperienza induce una dinamica di elaborazione che può produrre una trasformazione profonda nello psichismo. In analisi le associazioni libere collegano gli eventi attuali con il passato, fino a evidenziare l’aggressività sottile vissuta durante lo sviluppo. Un tale lavoro approda a una distensione profonda, psicobiologica che si accompagna a una relativizzazione dei vissuti conflittuali e a dei rapporti più neutri verso gli altri (meno giudicanti, ad esempio!), a cominciare dal partner.
n questo senso, il risultato di un percorso analitico può riguardare diversi aspetti:
- Anzitutto avviene un alleggerimento delle memorie dolorose; i ricordi di sofferenza rimangono come residui, perchè sono elementi costitutivi dello psichismo e dell’identità del soggetto ma la coppia non ne paga più le spese. Ad esempio, succede spesso che un partner analizzato non chieda più all’altro di riparargli le ferite del passato (richiesta di maternage), perché il percorso analitico lo ha abituato a raggiungere la capacità di autoripararsi.
- Poi, l’analisi produce un’attitudine a riconoscere i meccanismi di difesa operanti nella relazione di coppia; la proiezione è la più utilizzata e quella che ferisce di più: “mi ricordi la cattiveria di mio padre” oppure “hai l’espressione spenta come quella di tua madre”.
- Infine, l’analisi consente di vivere un po’ di più il proprio presente senza l’intrusione di proiezioni o la rimessa in atto di ripetizioni del passato.
Nella maggior parte dei casi, un tale percorso svincola energia dalla nevrosi. Questa energia può essere impiegata dalla coppia per la costruzione di situazioni sinergiche. Si tratta qui di ridare mobilità al patrimonio latente di tracce di benessere che abbiamo al fondo della nostra profondità. La parola “latente” si riferisce a vissuti piacevoli e appaganti del passato personale e ancestrale (Cfr.ad es. Gariglio, Lysek 2009-2011) come la coppia di queste immagini, tratte da un passato molto remoto.
Ricordiamo che i vissuti di benessere sono incisi nell’inconscio ma spesso sono fagocitati dalla memoria di esperienze conflittuali e traumatiche.
Ritorniamo al percorso verso una situazione di sinergia nella relazione di coppia. Quando la coppia si incanala in una tale direzione, si mette in moto un vissuto di benessere che toglie il protagonismo ad una solitudine dolorosa, in seno alla coppia: “mi sento solo perché non mi sento capito… vorrei che il mio partner fosse diverso da come è … non le/gli dico ciò che sento perché non mi fido…”. In realtà, la solitudine, essenza dell’essere umano (come Silvio Fanti, 1983, ha ben evidenziato!) può essere invece fonte di ricchezza da cui trarre nuove informazioni personali da immettere nella relazione di coppia. Ecco allora un ulteriore nutrimento nel percorso verso la sinergia: “condivido con l’altro una parte di me che non gli è nota e che ho scoperto durante un mio momento di solitudine.”
Prima di proseguire, richiamiamo l’attenzione sul fatto che un rapporto sinergico implica una comunicazione più profonda, ben al di là del garbo, della gentilezza, della buona educazione, dunque del rapporto affabile. In effetti, più aumenta la conoscenza di sé, più il rapporto di intesa nella coppia ha buone probabilità di migliorare. Come si è già visto, si proietta di meno e diminuiscono anche le richieste di maternage e di fusionalità. Questa profondità ha un rapporto diretto con il desiderio: ciò porta non solo alla rispettiva comunicazione di desideri personali per il piacere di essere insieme ma anche alla realizzazione del desiderio libidico di unione. Ciò permette ai due partner di prendere coscienza del reciproco livello di accettazione, portandoli a poter confermare o meno la loro scelta di convivenza. Accettare l’altro come di fatto è, significa in primis rinunciare a confrontarsi con un ideale di riferimento. Ciò che conta qui è la chiarezza, come indice di coerenza di scelta. Volersi bene significa anche accettare le differenze…
In effetti, cercare di arrivare a concretizzare e poi a naturalizzare una tendenza sinergica non implica necessariamente che i due della coppia debbano pensarla in un unico modo. Bisogna tuttavia che le singole posizioni, se diverse, siano compatibili con dei movimenti sinergici, almeno come tendenza. La sinergia è infatti data dalla capacità di indurre una mediazione, relativamente a ciò che entra in conflitto. Questo significa non farsi prendere dall’attrazione per vincere una battaglia (ad esempio non entrare in una rivalità edipica) ma neanche accantonare il proprio desiderio (non si deve assolutamente rinunciarvi!).
Chiariamoci ulteriormente. Non si tratta di aderire all’una o all’altra posizione, né di ingoiarla senza metterla in discussione. Guardati dalla seduzione dell’identificazione! In questo processo, per noi che siamo analisti, risulta fondamentale che tutto ciò sia già stato riattivato nell’analisi ed espresso nel transfert: dopo che il soggetto abbia riattualizzato anche nella relazione analitica la dinamica conflittuale, l’analista che lo ha colto, fornisce strumenti di comprensione, affinchè l’analizzato possa elaborare tale dinamica e giungere dunque, nel migliore dei casi, alla disattivazione del problema, immettendo l’elaborazione avvenuta in analisi, anche nella vita quotidiana. Detto così, si potrebbe pensare che si tratti di un meccanismo razionale sottomesso alla volontà, in realtà, si constata spesso che il problema è sparito spontaneamente, proprio perché è avvenuto un cambiamento in profondità.
Dopo questa puntualizzazione, ritorniamo alla caratteristica della sinergia di coppia cui abbiamo accennato nella prima parte dell’articolo, quando abbiamo collegato sinergia e creatività appagante. Qui si tratta della capacità di inventare qualcosa di nuovo da vivere insieme. Ora possiamo aggiungervi: qualcosa di nuovo che è provenuto dai rispettivi discorsi interiori dove brilla la centralità del desiderio profondo emerso alla luce. 2 Si potrebbero trovare tanti esempi di creatività benessere, realizzabili nella vita quotidiana della coppia: condividere esperienze di viaggio piacevoli, ad esempio, o leggere uno stesso libro per commentarlo insieme, oppure inventare dei piatti originali… Quanta energia risparmiata, grazie alla sinergia, a disposizione di una vita più creativa!
Ritorniamo all’aggressività che si inserisce insidiosamente nella relazione di coppia. Da dove viene? Apriamo subito il discorso dicendo che ora non parleremo del conflitto e relativa risoluzione, in quanto tale. Parleremo piuttosto del movimento interiore che può trasformare l’aggressività sottile in un rapporto sinergico. Quindi non ci riferiremo né al conflitto (causato dall’aggressività) né alla sinergia in se stessa ma di un continuum.
Spieghiamoci in merito a questo continuum. In Creatività benessere abbiamo cercato di dimostrare che la disattivazione di un qualsiasi conflitto passa attraverso l’accettazione di una perdita: perdita dell’immagine idealizzata di un genitore, ad esempio, con la relativa rinuncia alle abitudini implicatevi, oppure la perdita del senso di onnipotenza legata al narcisismo, o ancora, la perdita di un’identificazione che porta ad una nuova autonomia di pensiero e azione. La perdita, infine, del senso di colpa che accompagna tante separazioni. In sintesi, ogni perdita porta inevitabilmente a una sensazione di vuoto. Inizialmente sarà un vuoto doloroso, carico d’angoscia. Se la persona riesce a sopportare tale carico e supera la stasi che ne è conseguita, la può elaborare e trasformarla in un vuoto che rigenera. In questo modo il vuoto funge da ponte verso la creatività dove si trova, per l’appunto, la sinergia.
Come il soggetto è cresciuto superando delle perdite, così la coppia creerà movimenti sinergici elaborando delle perdite. Richiamiamo qui il nostro esempio della seconda parte dell’articolo, la perdita di un figlio non condivisa con il fratello nato dopo questa morte. Quest’uomo, fino a che non lo scopre in alcune lettere ritrovate per caso, ha sempre creduto che i suoi genitori siano stati, caratterialmente, avari di manifestazioni affettive; dopo questa scoperta di capacità affettiva, ha potuto ristabilirsi, anche nella sua famiglia attuale, un più soddisfacente rapporto di affetto manifestato. Questo esempio è particolarmente drammatico, nella pratica incontriamo sovente perdite più comuni, il non sentirsi più amati, ad esempio, come quando la passione era protagonista, oppure, un cambio di umore (da allegro ad amareggiato) in uno dei due partner che ha perso il suo lavoro, oppure ancora quella situazione chiamata “la sindrome del nido vuoto”, quando cioè un figlio se ne va da casa per tessersi la propria vita.
A proposito di quel continuum cui si era accennato, questo si crea quando si accetta di convivere con il vuoto (Cfr. Lysek 2002), non certo per gettarsi in un baratro ma per utilizzarlo come motore della “pulsione di vita in alleanza con la pulsione creatrice” (Cfr. Gariglio & Lysek 2007, op. cit., cap. 4 “La sinergia” e Gariglio 2020). Si tratta di uscire dall’angoscia legata alla perdita e ai conflitti che ne derivano per dare la possibilità alla sinergia di mettersi in moto. In conclusione, bisogna che la tendenza alla sinergia si concretizzi non soltanto nel desiderio ma anche in qualche nuovo tentativo di vivere insieme, più armoniosamente.
© Daniela Gariglio & Daniel Lysek
Abstract
Capita che una relazione di coppia sia avvelenata da momenti di aggressività sottile tra i partner. Questo succede ugualmente tra persone che stanno bene insieme. Anche se ciò può sembrare anodino, questo fenomeno può mettere in pericolo sia la sopravvivenza della coppia che il suo benessere. Attraverso questo articolo, desideriamo richiamare l’attenzione su questa forma di aggressività poco visibile. Ne forniremo qualche chiave, tratta dalla nostra esperienza di analisti, per dare un’idea dell’origine di tale forma di aggressività e di alcuni suoi effetti deleteri.
Bibliografia
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Note:
1 – La modalità originaria di doppio legame è stata individuata, lavorando con soggetti psicotici, dall’antropologo sociologo e psicologo britannico, Gregory Bateson (1904-1980); in seguito, è stata molto seguita dalla Scuola di Palo Alto dove operava anche Paul Watzlawick.
2 – Avremmo anche potuto parlare di fantasma. Quando ci siamo occupati di creatività appagante, abbiamo effettivamente posto “il fantasma al centro del processo creatore perché realizza il desiderio sul piano psichico”. Ne abbiamo allora argomentato: “[…] il fantasma può essere rappresentato come un abbozzo”, indicandolo come: “prototipo della ricombinazione creatrice, embrione, essenza rudimentale viva”. Questo “abbozzo chiede di essere portato alla luce e completato in un’espressione reale.” (Cfr. Creatività benessere, op cit. 79).
La Dott.ssa Daniela Gariglio, nata a Padova nel 1947, lavora a Torino come libera professionista, docente e scrittrice. Psicoanalista (Didatta SIM, Società Internazionale di Micropsicoanalisi), già Insegnante di Lettere di ruolo, è Psicologa-psicoterapeuta, iscritta all’Albo dal 1989, N. 412.
Formatasi in Psicodramma analitico (lacaniano-junghiano), Psicoterapia cognitivo-comportamentale, Autogena e Psicoterapie brevi a indirizzo psicodinamico, completa la sua formazione psicoanalitica individuale con il metodo micropsicoanalitico e la supervisione del Prof. Nicola Peluffo (docente Psicologia dinamica, Facoltà di Psicologia, Torino), integrando tali esperienze nell’attività di Consulenza/Formazione, nella docenza di Discipline psicologico-psicoterapeutiche in Specializzazioni Ministeriali Polivalenti (1983-1992) e nell’attività psicoanalitica preminente.
Studiosa delle potenzialità creatrici, osservate nel campo analitico e reale (cfr. “Creatività come benessere psicobiologico” (https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/5930/), lo testimonia in lavori e libri (cfr. il primo, Dopo. L’energia per vivere, L’Autore libri, 1997, https://www.psicoanalisi.it/libri/3716/ ), anche ideando e realizzando la Collana “I Nuovi Tentativi”, Tirrenia Stampatori (1999-2002; cfr. 2000 https://www.psicoanalisi.it/libri/4558/). Sull’argomento, con il Dottor Daniel Lysek, scrive Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi (Armando, 2007, https://www.psicoanalisi.it/libri/3605/), approfondendone la modellistica in occasione di convegni/manifestazioni, recensioni e contributi in Riviste, tra cui: Bollettino IIM, a cura di Luigi Baldari, Psicoanalisi e Scienza, diretta dal Dottor Quirino Zangrilli, Anamorphosis (2009-2013) a cura di Wilma Scategni e Stefano Cavalitto,
Sempre in tal contesto, ha collaborato con International Association Fort Art And Psychology (Convegni, 2010-2011-2019), partecipato a 3 Convivium, a cura di Zangrilli, Alviani (2015-2017) ed evidenziato in psicoanalisi-archeologia le “tracce di benessere nell’arte preistorica” (Centro Camuno, Prof. Anati, Valcamonica Symposium 2009-2011, Gariglio, Lysek, Rossi) e nell’ “inesprimibile genealogico” (https://www.micropsicoanalisi.it/solitudine-elaborazione-dellinesprimibile-genealogico-e-creativita-una-conferma-in-max-guerout-e-gli-schiavi-sopravvissuti-a-tromelin/). Dal 2016, trasmette: “Creatività tra trauma resilienza e benessere” (“Micropsicoanalisi: teoria e tecnica”, corso diretto e coordinato Dott.ssa Bruna Marzi), in Corso di Specializzazione in psicoanalisi, psicoterapia psicoanalitica e consulenza psicoanalitica (Istituto Universitario di Psicoanalisi di Mosca, in collaborazione continua con IIM). Ha ideato (2017) e dirige la Collana Tracce di benessere ricombinate… (tbr) illustrata da Albertina Bollati, Araba Fenice (cfr. https://www.psicoanalisi.it/libri/7415/). In “Bibliografie dei Membri dell’IIM” (micropsicoanalisi.it), la progressione dei lavori.
Nel dibattito psicoanalitico contemporaneo, Gariglio ha tentato di mostrare che ragione e sentimento, esprimibili nella cultura scientifica e in quella umanistica, possono integrarsi creativamente.